Strumenti pedagogici Montessori fai da te
Pubblicato il 10 Aprile 2014 da Mamma Felice • Ultima revisione: 26 Novembre 2015
Nato in Italia e adottato con grande entusiasmo in tutto il mondo, il metodo elaborato da Maria Montessori parte da un presupposto: rendere il bambino autonomo significa renderlo libero. Un bambino che sa vestirsi e spogliarsi da solo, che sa andarsi a prendere un bicchiere d’acqua quando ha sete, che sa e può muoversi serenamente e autonomamente nell’ambiente in cui vive è un bambino libero.
Ricordate il vecchio detto “Da’ un pesce ad un uomo e lo sfamerai per un giorno, insegnagli a pescare e lo sfamerai per tutta la vita”?
Lo stesso principio vale con i nostri figli. Possiamo fare le cose al posto loro oppure incoraggiarli a farle da sé, infondendo loro fiducia e trasmettendo competenze che li accompagneranno per il resto della vita.
Davvero volete interrompere le vostre occupazioni e correre a prendere un bicchiere d’acqua per il vostro bambino ogni volta che ha sete? Avete mai pensato di mettere i bicchieri in un posto accessibile, e uno sgabellino vicino al lavandino? Oppure a lasciare, su un tavolino basso, un vassoietto con una piccola caraffa riempita d’acqua e un bicchiere?
Avete paura che combini un disastro? Non lo farà, se spenderete qualche minuto per mostrargli i gesti da effettuare per svolgere quest’azione correttamente. E se anche fosse, con uno straccetto posto vicino al vassoio il bambino potrà asciugare l’acqua eventualmente rovesciata, imparando così ad assumersi le proprie responsabilità e a svolgere un compito che tutti – in famiglia – dovrebbero considerare normale: pulire dove si ha sporcato.
No, non vi sto esortando a sfruttare abusivamente i vostri figli o ad abbandonarli al proprio destino. Vi sto invece incoraggiando a dare loro la possibilità di sperimentare e affinare le proprie abilità, conquistando la libertà senza perdere di vista il fatto che ogni azione ha delle conseguenze.
Un’azione maldestra (versare l’acqua fuori dal bicchiere) non dovrebbe avere, come conseguenza, una sgridata, ma un intervento utile per rimediare.
Invece di “Aiuto, adesso mamma/papà mi sgriderà” il bambino penserà “Ho combinato un pasticcio, cosa posso fare per rimediare?”.
Esercizi preliminari del metodo Montessori
Ma aiutare i bambini a diventare autonomi non significa stare a guardare e aspettarsi che se la sbrighino da soli. Bisogna invece osservarli, accompagnarli e fornire loro gli strumenti giusti. Nelle scuole Montessori mobili, utensili e tutti gli oggetti presenti sono “a misura di bambino“. Non oggetti-giocattolo ma oggetti veri, in miniatura: piatti , bicchieri, caraffe, eccetera sono inoltre frangibili. Se il bambino può scaraventare il bicchiere a terra tutte le volte che vuole, come potrà imparare a maneggiarlo con delicatezza? Una volta rotto un bicchiere di vetro e raccolti – con la supervisione di un adulto che interverrà SOLO in caso di effettiva necessità – i cocci, la lezione sarà assimilata.
Anche il modo di maneggiare gli oggetti va guidato, poco per volta. Quelli che nelle case dei bambini si chiamano “esercizi preliminari“, e che precedono le attività di vita pratica, servono proprio ad abituare il bambino ad effettuare determinati gesti con attenzione, concentrazione e nel modo corretto.
Qualche esempio? Trasportare un bicchiere pieno d’acqua oppure un vassoio con qualcosa sopra, aprire e chiudere uno sportello o un cassetto, trasportare uno sgabellino senza strisciarlo a terra, e così via. Tutti gesti semplici che diamo per scontati e che, se appresi correttamente, faciliteranno la vita di tutta la famiglia. Prima di presentare al bambino un’attività di vita pratica, esaminatela con attenzione e pensate ad introdurre esercizi preliminari relativi ai diversi oggetti che il bambino andrà ad utilizzare (come trasportare un vassoio, come aprire e chiudere una bottiglia o un barattolo, piegare uno straccetto o strizzare una spugna appena utilizzata, eccetera).
Attività di vita pratica nel metodo Montessori
Le attività di vita pratica sono il passo immediatamente successivo e vengono generalmente proposte ai bambini dai tre anni in su. Si tratta, come dice il nome stesso, semplici attività del nostro quotidiano che vengono però isolate, analizzate ed effettuate con la massima cura. Ogni attività viene svolta come una sorta di rituale, con la massima attenzione e con grande concentrazione. Lo scopo di questi esercizi è di permettere al bambino di acquisire nuove competenze. Vengono isolate per permettere al bambino di esercitare la capacità di concentrazione: un bene prezioso che gli sarà utile durante il resto della vita.
Tutti gli oggetti necessari vengono disposti in uno spazio circoscritto (su un vassoio, in una scatola, su un tavolino…), in un luogo facilmente accessibile al bambino, e dovranno essere riposti esattamente allo stesso posto e nelle stesse condizioni al termine dell’attività.
Per cominciare, mostrate al bambino dove si trova il vassoio (o la scatola, o il cestino…) contenente il materiale necessario e spiegategli che gli mostrerete come utilizzarlo. Chiedetegli di trasportarlo nel luogo che avrete stabilito (preferibilmente su un tavolino che sia alla sua altezza) e sedetevi accanto a lui, alla sua destra se siete destri, alla sua sinistra se siete mancini. In silenzio, mostrate lentamente al bambino come fare, poi chiedetegli di provare a sua volta. Se il bambino non si mostra interessato, riponete il vassoio e chiedetegli di avvisarvi quando ne avrà voglia. Al termine dell’attività, mostrate al bambino come riporre ciascun oggetto nell’ordine in cui si trovava all’inizio e chiedetegli di riportarlo al suo posto. Lasciate il tutto a portata di mano perché possa svolgere l’attività in piena autonomia se lo desidera.
Premesso che qualunque attività svolgiate nel vostro quotidiano può essere proposta come attività di vita pratica, ecco qualche idea:
Trasferire un liquido da una bottiglia all’altra utilizzando un imbuto
In una scatola o in un cestino, disponete le due bottigliette (che il bambino avrà imparato precedentemente ad aprire e chiudere) e un piccolo imbuto. Una delle due bottiglie contiene dell’acqua (alla quale, volendo, potrete aggiungere una goccia di colorante alimentare). Mostrate al bambino il procedimento come segue: posate le due bottigliette una accanto all’altra. In quella vuota, infilate l’imbuto. Aprite l’altra e versate lentamente il liquido nell’imbuto fino a svuotarla. Se necessario, tenete con una mano la bottiglia che state riempiendo. Versate di proposito un poco di acqua sul piano di lavoro e asciugatela con lo straccetto, che ripiegherete subito dopo.
Invitate il bambino a fare lo stesso e osservatelo in silenzio, senza intervenire, finché vorrà. Al termine dell’attività, chiedete al bambino di riporre tutti gli oggetti al loro posto, proprio come li ha trovati.
Infilare perline, palline o altro
In una scatola (noi abbiamo utilizzato una valigetta di cartone) preparate dei lacci da scarpe, che annoderete al fondo se necessario per evitare che le perline “scappino”, e una manciata di perline, palline forate, bobine di legno o altri piccoli oggetti che possano essere infilati. Mostrate al bambino come infilare le perline una ad una e invitatelo a creare collane, braccialetti e cinture per tutta la famiglia. Questa attività è molto utile per stimolare la motricità fine. Ricordategli di riporre il materiale rimanente nella scatola e di rimetterla al suo posto.
Cucinare insieme
La prossima volta che cucinate insieme ai vostri bambini, provate in questo modo. Invece di chiedere ai più piccoli di aiutarvi, fornite loro tutti gli ingredienti, precedentemente dosati, e chiedete loro di realizzare la preparazione in piena autonomia, mentre anche voi fate lo stesso. Descrivete ad alta voce, passo a passo, ciò che state facendo e invitateli a fare altrettanto. Scegliete ricette semplici che non richiedano un intervento da parte vostra e state a guardare! (Ovviamente, se dovessero presentarsi difficoltà impreviste, non esitate a dare una mano. Chiedetevi prima, però, se questo è davvero necessario).
E non dimenticate di guardarvi intorno: la vostra casa è senz’altro piena di spunti per stimolare la mente e le abilità pratiche del vostro bambino. E se non vi sembrano abbastanza divertenti vi sfido a provare: i bambini non desiderano altro che fare quello che facciamo noi adulti: la gioia e la soddisfazione nei loro occhi vi toglieranno ogni dubbio!
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Articolo a cura di Claudia Porta per Hedrin.
Molto interessante, ma da quale età si può cominciare (ad esempio coi travasi di liquidi)? Mio figlio ha un anno e mezzo… 😀
Laura, con i travasi io ti consiglio di iniziare dai 3 anni. A un anno e mezzo puoi provare con le bottiglie sonore e visive: https://www.mammafelice.it/2008/09/30/0-12-mesi-bottiglie-sonore-e-visive/
Grazie per questo bellissimo articolo che mi ha fatto molto riflettere. Non avevo mai pensato alla caraffa a portata di bambino e oggi predisporrò un bel vassoietto vicino all’angolo giochi. Utili anche tutti gli altri consigli. Io mi faccio aiutare a stendere 🙂 la spola dalla lavatrice allo stendibiancheria è un attività che piace molto a mio figlio (5anni). Invece non riesco a convincerlo a vestirsi da solo ;( Suggerimenti?
E’ piccolo 🙂
Dafne ha iniziato a vestirsi (bene) da sola a 6 anni. Inizia a fargli mettere da solo le cose facili, tipo i pantaloni o la giacca. Poi piano piano l’autonomia aumenta.
ottimi spunti.
spero di essere preparata per quando la mia bimba sarà un po’ più grande.
Ma anche adesso che ha solo 16 mesi si riesce a renderla un pochino autonoma, ad esempio prendere le calze, raccogliere le cose da terra, riporre i giochi.
grazie
Che brava!!
Dai tre anni… ecco perché con la mia piccola duenne ancora non riesco. Dunque c’è speranza, la piccola teiera di porcellana aspetta solo Bianca!
Quante perle di saggezza che hai condiviso con questo post! L’ho stampato subito. La mia bimba è di 15 mesi è in fase “faccio da sola”: vuole mangiare da sola, mettersi le scarpe da sola, pettinarsi da sola ed è davvero molto infastidita se proviamo ad aiutarla, soprattutto con il cibo. Ora le stiamo insegnando a infilzare i bocconcini con la forchettina di plastica, anche se la usa più come una fiocina. E’ davvero ridicolo e tenero vedere quanto impegno ci mette e gli sforzi che fa. Volevo sapere se hai magari già pubblicato qualcosa sul metodo delle scuole emiliane, mi sembra si chiami Reggio school.
PS: ti ho aggiunto al mio blog, spero non ti dispiaccia.
tutto molto interessante.
Ti ringrazio!