5 modi per essere felici al lavoro
Pubblicato il 3 Ottobre 2013 da Mamma Felice • Ultima revisione: 8 Agosto 2014
Ho imparato che la felicità è importante, e bisogna prendersene cura proprio come si farebbe con un figlio: non puoi pretendere di essere felice senza fare fatica. Ci vuole impegno, per trovare una propria felicità.
La felicità infatti non ti capita da sola: sì, possono capitarti dei momenti felici, ma per stare bene davvero, stare bene con te stessa e gli altri, bisogna lavorare tanto. Sulla vita, sulle abitudini, su se stessi.
Bisogna cambiare.
Partiamo dal lavoro: quante persone possono dire di fare il lavoro che amano? Pochissime, purtroppo. Perché la crisi ci costringe a fare i conti con noi stessi, e non sempre i sogni e i desideri coincidono con il pagamento della rata del mutuo o con le bollette. Ma questo non significa che ci si debba accontentare, o che si debba lavorare male: possiamo comunque trovare un po’ di felicità anche con il nostro lavoro attuale.
Proviamoci, almeno!
1) Instaurare un rapporto affettivo con i colleghi
Non siate tra quelli che odiano tutti, o che si fanno odiare da tutti. E’ impossibile non riuscire ad entrare in sintonia con qualche collega. Siate gentili, siate disponibili, cercate di essere propositivi nei confronti dei colleghi, andate a pranzo insieme, fate battute, scherzate insieme (magari anche prendendo un po’ in giro il capo). Passerete insieme almeno metà della vostra giornata: fate che queste ore non siano sprecate, perché abbiamo tutti una sola vita da vivere. Dico sempre di non fidarsi di chi non ha amici: nessuno può non avere amici. Anche sul posto di lavoro. Datevi da fare, apritevi, vogliate bene a qualcuno, lì dentro!
2) Staccare in pausa pranzo
Non mangiate sulla scrivania. Uscite, respirate aria vera, inondatevi della luce del giorno. Fate due passi, sgranchitevi le gambe, ossigenate il cervello. E mangiate meglio: costa molto mangiare fuori casa, ma non limitatevi solo ad un panino stantio al bar. Mangiate insalate, frutta, piatti buoni che vi siete portate da casa. Apparecchiate con una tovaglietta bella, usate bicchieri veri, bevete in tazze colorate. La bellezza è importante.
3) Sorridere al telefono
Quando lavoravo al call center, il mio sorriso faceva la differenza: dall’altro capo del telefono non si vede, ma si riesce a sentire. Fate una prova: parlate al telefono sorridendo, e vedrete come cambierà l’atteggiamento delle persone nei vostri confronti. Questo ve lo garantisco proprio. E poi i sorrisi sono gratis, e predispongono al meglio anche il vostro umore: quando si sorride, si riesce anche a sopportare la fatica.
4) Dire di no
Caricarsi di lavoro, restare in ufficio più del dovuto, accettare nuovi incarichi: non sempre questo è possibile. Siate oneste, non promettete nulla che non potete mantenere. Lavorate sodo, e dimostrate di essere capaci e serie, ma non accettate incarichi extra che sapere di non poter gestire con accuratezza. Magari all’inizio il vostro capo storcerà il naso, ma vi ringrazierà quando capirà che, oltre che brave, siete anche oneste. Lo capirà? Beh, se non lo capirà, sarete comunque salve da un lavoro che non siete in grado di portare a termine.
5) Imparare cose nuove
Non siate immobili con il cervello. Non c’è lavoro? Invece di sostare alla macchinetta del caffè, leggete, studiate, imparate cose nuove. Fate corsi di aggiornamento, partecipate a seminari. Imparate una lingua nuova, o un lavoro nuovo, o una procedura nuova. Le mansioni cambiano, non potete pensare di restare ferme tutta la vita alla stessa scrivania. Non siate pigre.
C’è sempre un punto numero 6, il più difficile, il più complicato: Cambiare lavoro. E’ difficilissimo, a volte sarà anche impossibile. Ma non devi smettere di crederci. Non smettere mai di restare viva, di cercare un lavoro che ti ami come tu ami lui, di trovare una tua dimensione anche fuori casa. Non mollare. A volte il cambiamento sarà possibile, e allora tu sarai pronta a coglierlo al volo. E io te lo auguro.
Quali altri punti aggiungereste per essere felici sul lavoro?
Vogliamo scambiarci un po’ di consigli?
Per quanto riguarda il mio lavoro, sposo i punti 3, 4 e 5. Adoro ciò che faccio, so di essere fortunata. Questo però non toglie la durezza e la tensione del contesto, la difficoltà a mantenere un equilibrio emotivo e il giusto distacco. E’ un po’ il difetto dei lavori a contatto con le persone… per cui io aggiungo: ricordarsi che è un lavoro, non la vita intera, quando finisce l’orario, quando si esce e si torna a casa, è necessario saper staccare la testa e dedicarsi alla propria vita. Ne abbiamo bisogno noi ed è un diritto dei nostri familiari! E sorridere sempre: aiuta a relazionarsi con tutt’altro atteggiamento!
Verissimo: il lavoro è solo lavoro. La vita sta anche fuori!!
Io rientro tra le fortunate che sono felici del lavoro che fanno, che stanno bene in ufficio, che non si annoiano mai, che hanno tempo per imparare, che anche senza colleghi/e stanno bene anche sole o con il capo…L’unica cosa che forse dovrei imparare è a dire “no” qualche volta. Perchè a volte mi tocca lavorare anche il sabato o la domenica, ma se non c’è un motivo valido, non ci riesco e mi faccio in mille per fare tutto, per fortuna trattandosi di musica, posso portare con me anche i figli!!! 😀 Ma amo il mio lavoro e penso che sia la cosa più bella del mondo…
Musica?
Onestamente lavoro in un bell’ambiente, ma ogni tanto…eh…capita: la stanchezza del lavoro, le scadenze, la collega che non è disponibile, le cose non dette che si trascinano… Insomma, ho lavorato in posti peggiori ma forse, ad oggi, è questa scrivania che mi sta stretta. Vorrei fare altro, ne ho assaporato un pochino, ho visto un barlumino di speranza ma…cosa mi frena? La paura di lasciare un posto fisso, part-time in un bell’ambiente per una sfida che non so neppure come agganciare, in cui non so come buttarmi. Sinceramente, quante di voi leggendo quest’ultima frase non hanno detto: ma ‘li mortacci… Ecco, sto ferma a questa scrivania anche per questo. E sorrido un pò di più mentre telefono. ^__^
Mara, io penso che sia più che comprensibile la voglia di cambiare. Non è che se hai un post fisso, non devi più avere desideri. Non è certo colpa tua se altre donne quel posto non ce l’hanno.
Ma con il part time, tenendolo stretto ancora per un po’, non riusciresti nell’altra metà della giornata a iniziare la tua nuova attività?
Dopo aver letto il post di 1000idee (ed aver chiuso la mandibola..)..beh, ci proverò!!!
Attualmente siamo un’associazione di genitori che si impegna, poi..vedremo dove ci porterà il vento!!
Io SONO il punto 1. So bene che i colleghi ti capitano e non te li scegli, e che per questo è impossibile che diventino tutti i tuoi migliori amici, ma per quanto possibile cerco di instaurare dei buoni rapporti con tutti. Purtroppo però ho avuto un’esperienza negativissima con una persona che mi ha scottato parecchio…
Mi ripaga il fatto di essere riuscita sempre a trovarmi bene con le altre.
Per me il difficile e’ il punto 1. Non ho problemi a parlare di me, adascoltare gli altri, a fare lavoro di squadra e a fare qualche favore, se posso.
Eppure per qualche ragione che non capisco di solito vengo tenuta lontana dai pettegolezzi. Mi spiego meglio. NOn mi piace spettegolare, ne’ ascoltare il pettegolezzo, mi imbarazza molto. Pero’ quella sensazione di essere fuori dal giro delle cose che sanno tutti l’avete presente?
Non so probabilmente sono io che allontano inconsapevolmente certi tipi di relazioni o di modi di fare. Eppure sono una che se le dici una cosa riservata, il segreto lo porto nella tomba.
C’e’ pure da dire che di solito ho lavorato meglio con uomini che non con donne. Superate le loro battute sceme, a volte la loro presunzione, io penso siano colleghi migliori, piu semplici con i quali veramente si instaura quel po’ di cameratismo che ci vuole. Con le donne, ecco….e’ piu difficile, almeno per me.
Baci sparsi! 😉
Ciao. Anch’io mi sono trovata spessissimo nella situazione che descrivi e con il tempo ho capito che spesso “le cose che sanno tutti” le sanno appunto “tutti”, perchè il primo che le ha dette voleva proprio questo.
Ho sentito più di una volta la frase: “oh mi raccomando, non lo sa nessuno”…per scoprire dopo pochi minuti che ero stata praticamente l’ultima del giro.
Se fossi stata io la prima, stai pure certa che nessun altro l’avrebbe saputo.
Baci sparsi.
tutte cose aricivere! Io avevo la fortuna di amare il mio lavoro e ho avuto la fortuna/sfortuna di avere sia colleghe acide poco amabili che colleghe che tutt’ora sento nonostante il rapporto lavorativo sia finito! Ho trovato delle amiche, nn tutte ovvio ma un buon numero! Dire no è essenziale altrimenti il lavoro ti soffoca, ti rapisce ,diventa un polipo che con i suoi tentacoli ti risucchia! Inizialmente regali ore, sei sempre presente ma poi vedi che serve a poco ,poche soddisfazioni e a casa ne risentono! Lavorare troppo per la gloria non serve!Poi bisogna evolversi, imparare, quanti corsi di aggiornamento ho fatto per conto mio, quanti libri presi nonostante le aziende nn paghino la formazione! Anche quando lavoravo in fabbrica, ero padrona del mio ruolo perchè seguivo queste semplici regole! La i colleghi amabili erano di meno ma bastava adeguarsi un po’ visto che si trattava di un lavoro stagionale. Poi secondo me bisogna staccare un po’ la spina, non portarsi troppo a casa il lavoro, sia a livello materiale che mentale e non vomitare tutto addosso ai propri compagni sempre 😛
lavorare in team (dove è possibile), condividere con gli altri le proprie esperienze, credo sia fondamentale.
Aiutarsi a vicenda.
Essere sinceri e dialogare, se c’è qualche problema in ufficio, dal più banale al più serio, parlarne subito, confrontarsi.
Per me questi sono elementi fondamentali per poter lavorare bene.
Approvo e pratico il punto 2
Tutto vero, aggiungerei un altro punto.
Ricordati che il lavoro….è lavoro!
Voglio dire, è una parte importante della vita, ma NON E’ LA VITA.
Quindi impariamo a staccare il cervello (ovviamente quando non stiamo lavorando ) e occuparci delle nostre famiglie, dei nostri amici, delel cose che ci piacciono.
OOOhhhh siii!!!! Ed i colleghi non devono essere degli amici: lo possono diventare ma altrimenti….chiusa la porta dell’ufficio bye bye! Almeno con qualcuno….per sopravvivere!!!
sottoscrivo al 100% 8)
Buongiorno!
Tasto dolente il lavoro. Dolentissimo per me. Ho dovuto rinunciare al lavoro per il quale avevo studiato per la lontananza e per la stanchezza di lavorare in turni e ho iniziato a lavorare con mio padre. A meno che non abbiate un rapporto più che idilliaco con i vostri genitori sconsiglio vivamente. Si rovina irreparabilmente il rapporto umano. Io sono e sempre rimarrò la figlia non una collega o consocia. Con tutti i disagi del caso.
L’ambiente è bruttino, anarchia totale e gente asettica. Ma sto resistendo da 14 anni. Perchè? Perchè con mio marito perennemente precario o senza lavoro questo mi ha permesso di sposarmi, avere due figli e continuare a crescerli. Mi sono reinventata al 100% con notevole fatica, sacrifici e rinunce. Non sono felice di quello che faccio e soprattutto in questo periodo mi pesa tremendamente questa responsabilità ma continuo a sognare, a potermi permettere un giorno di scegliere quello che amo, la vita è piena di sorprese e sono sicura che se il mio treno passerà avrò già il comprato il biglietto. L’ottimismo è o non è il profumo della vita?
Valentina, lo capisco. Io non potrei lavorare con i miei familiari, non avrei mai potuto, quindi posso solo immaginare…
Tieni duro: un giorno sarai tu a dirigere tutto, spero. Vero?
Assolutamente no. Sarò sopra quel treno. 😀
Tutto quello che scrivi Barbara è vero e sacrosanto. Io ho fatto davvero tantissimi lavori, ho cominciato a 16 anni contro il volere dei miei genitori ;)a fare la lavapiatti di domenica sera per 40 mila lire per essere indipendente. Ogni lavoro che ho fatto dal più umile al più gratificante mi ha insegnato qualcosa! Ogni collega che ho incontrato nel bene e nel male mi ha migliorata. Ora ho la fortuna di fare il lavoro più bello del mondo sono una Coach e aiuto le persone a mettere on line le proprie passioni, i propri talenti trasformandoli in qualcosa che possa rendere. Ho ascoltato i sogni di tantissime persone e le loro frustrazioni e la loro gioia quando avvertono che possono fare un lavoro diverso, un lavoro che è in perfetta sintonia con il loro essere e le loro aspirazioni. Purtroppo siamo così tanto abituati a “soffrire” per lavoro che ci riteniamo fortunati quando troviamo un lavoro che ci piace. Invece io incoraggio tutti a non accontentarsi di cio’ che fanno se non li rende sereni e invito chiunque ad aspirare a qualcosa di meglio, a qualcosa che li migliori e non solo dal punto di vista economico ma soprattutto dal punto di vista emotivo. Se permettiamo alla nostra mente di abituarsi al contesto che ci circonda difficilmente riusciremo a fare grossi cambiamenti. Con questo non incoraggio nessun licenziamento ma semplicemente invito a compiere i passi necessari verso la strada della propria realizzazione lavorativa. Tutti ci meritiamo qualcosa di meglio, dobbiamo solo aprire la nostra mente e predisporla al salto di qualità. Una delle possibilità più belle e valide per creare un lavoro che ci piaccia è quello di diventare blogger e mettere on line se stessi e la propria passione. Barbara e Nestore su retelab.it hanno fatto un ottimo e prezioso lavoro regalando ottimi consigli gratuiti agli aspiranti blogger (GRAZIE)
Quindi al punto 7 io scriverei: fare il primo passo è l’unico modo per incamminarsi lungo la strada del cambiamento, non importa quanto lungo sarà il passo e neppure quanto lunga sarà la strada da fare, ricordandosi sempre che se non cominciamo a camminare difficilmente raggiungeremo la destinazione
Quoto tutto, sono daccordo su tutta la linea, bisogna però considerare che ci sono situazioni nelle quali guadagnarsi da vivere costa tempo e fatica. Non è sempre facile avere materialmente il tempo da investire in altro. Ma anche io sono per il non mollare!
Grazie, grazie!!!
ciao, hai ragione al lavoro si passa una buona parte della giornata ed è giusto che sia serena ma, quando timbro ed esco, fuori ho una vita! mi fa tristezza vedere colleghi che vivono solo per il lavoro, e quando sono in ferie telefonano o addirittura tornano in ufficio!
detto ciò, sottoscrivo tutti i punti, pensa che quando mi fermo a pranzo in ufficio ho un set pic-nic completo da utilizzare, con tanto di cestino in paglia!
Aggiungerei due punti:
punto 6: in ufficio bisogna essere sempre in ordine, ben vestiti e pettinati, per rispetto verso se setessi, in primis, e poi verso gli altri…penso sia inaccettabile presentarsi in ufficio in tuta o con il pile!
punto 7: sempre dire bungiorno, sempre!
ciao e buona giornata
Daiii ma il cestino di paglia è la fine del mondo!
Sul punto sei: sempre in ordine, sempre, e soprattutto PULITI. Ma sai quanti colleghi puzzoni ho incontrato? Troppi, troppi…
ti prego non farmi parlare di odori in ufficio…. 😯
e per il cestino da pic-nic ammetto d’averlo “preso in prestito” da Giorgia
Qui posso scrivere un libro al riguardo. Sono stati molti i motivi che, mi hanno portato, un po’ per scelta, un po’ per forza, a chiudere col mio precedente impiego. A parte che, mi piace cambiare. Hai ragione, non è possibile non avere feeling con altri. Io ho incontrato persone fantastiche sul lavoro, che oggi, sono mie amiche. Intendo vere amiche. Esistono anche situazioni parallele di pura cattiveria e frustrazione, dove alcuni vedono l’impegno personale altrui, come una minaccia, nel loro mondo falsato, e usano bassi mezzi per ferirti. Io mi sento serena, non ho mollato, ho cambiato aria, perchè respiravo solo veleno. Una scelta senza dubbio criticabile, ma necessaria. Un bacio, bel post!
Hey, ti sei dimenticata il modo principale: lavorare con il proprio fantastico marito! 😆
ahahahahahah
Mmmmmhhhh…queste amnesie….. 😀 😀 😀
buuuahahaaaa
Io ho lavorato con il mio….è stato un incubo!! Bacioni!!
leggo che sono tutte contente del proprio lavoro…io no ma per crescere su una bella famiglia, per potermi permettere viaggetti per fare ciò che mi piace vabene….la mia vita è aldifuori di esso … io sono una persona solare ed aperta ma quando i colleghi fanno distinsione per titoli o classi sociali non c’è sorriso che tenga perchè alla fine ti viene la bocca storta…sono d’accordo sul fatto di non arrendersi e cercare qualcosa di meglio….aggiungerei un punto noi mamme blogger abbiamo una marcia in +…confrontarsi in rete ci fa bene e ci fa conoscere tante amiche e qualcuna può anche risultare una bella amicizia….anche fuori dalla rete!
Ti capisco, io anche non riesco a stare zitta davanti certe ingiustizie, nemmeno a far buon viso a cattivo gioco e questo è un problema 🙄
Anche io purtroppo sul lavoro ho avuto non pochi problemi perché non riesco ad avere la facciata di circostanza e ad inventarmi tante belle frasi che non penso. Ora, però, con un minimo di esperienza ho imparato altrimenti non sopravvivi ai colleghi serpenti. Ora il lavoro per me è solo motivo di sopravvivenza e per permettermi piccoli viaggi, sport per i bambini, piccoli vezzi di una donna e libri. Prima di sposarmi credevo nella carriera, nella passione per il proprio lavoro e così via.
Comunque barbara sei fortunata a poter lavorare con un marito che ti vuole bene ed e in gamba….. vero Nex? 😆
A me si legge tutto in faccia. 8) Il problema è anche la concezione del lavoro femminile qui.
Io ho fatto per quasi due anni un lavoro che adoravo, ma ho dovuto cambiare perché non ero pagata a sufficienza per sopravvivere. Da anni faccio un lavoro che non mi piace granché, ma cerco di farlo al meglio e devo dire che mi aiuta molto il fatto di stare bene con (quasi) tutti i colleghi.
Comunque non mi sono ancora arresa e dentro di me coltivo ancora la speranza di poter fare qualcosa di meglio: qualche progetto ce l’ho e non voglio rinunciare…
I punti del post li condivido tutti.
Un grazie a chi ha scritto parole di incoraggimento per chi, come me, tiene qualche sogno nel cassetto e non riesce ancora a tirarlo fuori.
nel mio lavoro ci sono tutte per fortuna, da un paio di anni a questa parte, solo che per averle devo ogni tanto “soffrire” un po’, scendere a compromessi, accettare dei limiti, propormi degli obiettivi e…respirare.
Forse è questo che serve per sentirsi felici cmq?