I falsi miti dell’allattamento
Pubblicato il 27 Luglio 2012 da Mamma Felice • Ultima revisione: 20 Aprile 2015
L’allattamento è una delle cose più antiche e più ‘primitive’ del mondo, se ci pensiamo, eppure ancora oggi ne sappiamo poco, o ne sappiamo in modo incompleto, e facciamo ancora tanta fatica ad affrontarlo, sia fisicamente che psicologicamente. Ma perché allattare è diventato difficile? O lo è sempre stato?
Certo, diciamo che un tempo non c’erano grosse alternative, e la mortalità infantile era decisamente più alta. Oggi, per fortuna, ci sono tante soluzioni per nutrire i bambini anche se ‘non si ha latte’. Ma si può non avere latte, in senso lato?
Siccome io sono quella che sa tutta la teoria e poi ha sempre problemi nella pratica, risponderò sia in maniera sensata, sia in maniera personale. Tutti i libri che avevo letto, e pure i forum, mi hanno sempre spiegato che tutte le mamme hanno il latte, e che è rarissimo non averne. Basterebbe mangiare sano, allattare a richiesta per stimolare la produzione di latte, e in modo esclusivo almeno per i primi sei mesi di vita. Per fortuna oggi ci sono molte associazioni che sostengono l’allattamento, ma ciò che sembra facile sulla carta, non lo è altrettanto nella vita reale, quando ti scontri con un bambino che urla e che tu devi nutrire. Questo passaggio ha davvero qualcosa di atavico e di rituale, e tocca così profondamente le corde di una mamma, che qualsiasi indicazione pratica o a volte anche supporto, è di troppo.
Io ricordo che, con un metro di neve, quando portai Dafne a casa, ero piena di teorie e di buone intenzioni. E poi tutto mi è crollato addosso, e l’allattamento non è stata l’esperienza mistica che io credevo, ma è stato solo mistico e basta. Ma io non sono una persona che campa di sensi di colpa, e me ne sono fatta una ragione: non mi è mai piaciuto associare il fallimento dell’allattamento al fallimento di una persona, non lo penso, e nessuno dovrebbe pensarlo.
Ma allora, cos’è che a volte non funziona?
Io credo che a volte sia un mix tra paura ed entusiasmo, e anche una risposta di frustrazione alle pressioni esterne.
– Hai latte? Lo allatti al seno?
– Allatti a richiesta?
– Lo sai che per aumentare il latte devi (e qui aggiungeteci una qualsiasi idea stramba, come: imparare il mandarino, stare a testa in giù, cantare il ballo del qua qua).
Quali sono i falsi miti dell’allattamento che vi hanno fatto ridere più di tutti?
E quali dubbi vi sono rimasti?
Per esempio, visto che in questi post si parla di nutrizione e stiamo raccogliendo domande da fare agli esperti durante le live chat di Settembre: secondo voi esistono cibi ‘che fanno latte’? Sarà vero che la birra aumenta la produzione di latte, e che il cavolo fa venire le coliche al bambino?
Aiutatemi a fare una lista di cibi che ‘fanno latte’, così potremo chiedere ai medici se è tutto vero, o cosa è vero, o se niente è vero.
Voi, in prima persona, come avete vissuto l’alimentazione durante l’allattamento?
Avete avuto benefici da qualche cibo in particolare?
Io, nel frattempo, condivido con voi la risposta della psicologa Raffaella Conconi, sul valore dell’allattamento in termini di relazione mamma-bambino:
Fin dalla nascita il bambino è caratterizzato da un’intensa vita emotiva ed è in grado di influenzare ed essere influenzato dai sentimenti e dalla personalità delle figure che si occupano di lui.
Durante i primi mesi di vita il momento dell’allattamento può essere considerato come uno dei principali momenti in cui il bambino esprime i propri desideri, sentimenti affettuosi, di gioia, dubbi, paure, essendo alcune competenze (come ad es. quella del linguaggio) ancora da sviluppare.
La relazione che si instaura al momento della poppata può essere considerata come il fondamento di tutte le relazioni future, essendo la prima reale esperienza che il bambino fa di mettere qualcosa dentro di sé (nutrimento, amore, conforto, soddisfazione), prendendolo dall’altro. Questo primo eccitamento, che la madre produce, metterà il bambino nella condizione di poter richiedere a sua volta il soddisfacimento dei suoi bisogni. Farà cioè passare il bambino da un individuo passivo ad uno attivo, introducendolo al rapporto con l’altro.
Insomma: conforto e felicità.
l’importante è essere pronte a ‘cambiar strada’ in base alle esigenze del momento: della mamma e del bambino. E’ naturale avere un ‘progetto’ in testa (e nel cuore) prima della nascita del proprio figlio ma poi bisogna fare la cosa che più sentiamo congeniale e che è ‘umanamente’ possibile nel momento in cui si affronta concretamente la sua nutrizione.
Purtroppo sull’alimentazione del bambino (soprattutto dopo, quando si passa al cibo) troppi ‘medici’ hanno troppo da dire e si finisce per creare degli standard, che mutano ogni dieci anni. Fatevi un giro ‘storico’ e vedrete che sullo svezzamento ogni epoca ha prodotto personalissime e tutto sommato infondatissime teorie, che il più delle volte ‘ingabbiano’ le madri, spesso alle prese con grandi insicurezze e fragilità anche indotte da fragilità fisica. E non escludo che ci sia, in questo atteggiamente ‘istituzionale’, una specie di tentativo ‘filosofico/politico’ (non so dirlo altrimenti) di controllo/manipolazione della donna: non le si lascia la libertà di decidere, non la si ritiene capace in qualche nmodo.
Ogni bambino ha sue esigenze: c’è chi dovrebbe passare al cibo a un anno, chi a sei mesi, chi…e invece adesso ‘la tabella’ dice sei mesi. Tutto assurdo: io ovviamente ho fatto così, in base allo standard, perché non sono stata abbastanza forte per decidere da sola (e questo mi fa una rabbia infinita…come anche per il vaccino) ma mia figlia avrebbe potuto senza problemi arrivare a un anno suonato e più solo col mio latte.
Mia figlia ha quattro anni; se avessi un altro bambino, probabilmente sarei molto più tranquilla, almeno su questo punto e più decisa. So tuttavia che la mia ‘ostinazione’ all’allattamento mi ha aiutata ad allattarla per due anni. Ho poi ‘mollato’ dopo la seconda mastite ma forse a quel punto anch’io ero stanca ed era forse venuto il momento di passare a una tappa successiva. Non è stato facile, all’inizio. Lei avrebbe continuato e ancora adesso ha un rapporto con il seno materno tutto suo. Comunque. Non avevo preparato il seno, non so se sia per questo che l’allattamento è stato così doloroso i primi due mesi e senza la presenza di ragadi (non inizialmente, poi sono venute anche quelle). Dopo il primo mesetto in cui allattavo abbastanza agevolmente (anche se lei ha avuto bisogno di tempo per ‘imparare’ a gestire la suzione), a un certo punto non sono più riuscita ad attaccarla: quasi svenivo dal dolore. Con mio marito (fondamentale secondo me la figura paterna in questo senso) abbiamo deciso di provare la tiralatte: certo, ho passato lunghe ore attaccate alla macchina (e senza fare paragoni impropri, capisco benissimo le mucche…) ma la piccola ha potuto almeno prendere il mio latte per un po’, salvo aiutarci ogni tanto con qualche dose di latte artificiale, perché a volte ero talmente sfinita che non stavo dietro al fabbisogno quotidiano.
Cosa mancava? come tutti i cuccioi voleva stare in braccio e ciucciare per una questione affettiva e non solo per nutrirsi; quindi interveniva mio marito e ‘gestiva’ – come si poteva – questo momento, cercando di darle quel che non potevo darle io in quei momenti, il contatto fisico: in effetti anche solo un semplice sfioramento per me era insopportabile.
Poi a un certo punto ho riprovato ad attaccarla: era notte e lei aveva fame, non ne potevo più della dipendenza dalla ‘macchina’: mi sono buttata. Ancora mi ricordo quella testolina che non osava attaccarsi (questo per dirvi come esserini così minuti interiorizzano dei comportamenti che imponiamo loro…) e questo mi ha dato un dolore infinito…subito però, quando si è resa conto che lo poteva fare, ha fatto come una ‘risatina di soddisfazione’ che non scorderò mai. Era proprio felicità, soddisfazione…dopo più di un mese duro e faticoso, abbiamo ricominciato e senza troppi orari.
In questo percorso sono stata aiutata da un’ostetrica piuttosto ‘naturista’ che mi ha semplicemente ascoltata, senza impormi niente. E soprattutto ha incoraggiato la scelta della ‘macchina’, perché ovviamente i più mi dicevano che il latte se ne sarebbe andato: non è vero, è aumentato in maniera regolare. Ovviamente aggiungo che mia figlia prendeva il latte in maniera assolutamente naturale. Ho visto invece a un corso che ho frequentato dopo, bambini che poppavano poco o che si attaccavano con difficoltà al seno anche dopo molto tempo. O madri che ne producevano pochissimo. Diciamo che in generale mi sento di dire che bisogna ‘ascoltare/osservare’ i propri cuccioli, sono loro che diranno che cosa è meglio fare ma anche ascoltare noi stesse: se non ce la facciamo in un modo, per fortuna ne esistono altri.
Gli atteggiamenti intorno a me? Chi ti incoraggiava, chi ti diceva ‘ma dalle l’artificiale…’. La ginecologa che non era d’accordo con l’allattamento prolungato e così il medico di famiglia. La pediatra ‘incastrata’ nelle sue tabelle…
Miti? Mia figlia si è ammalata a pochi mesi, nonostante l’allattamento esclusivo al seno (e giù antibiotico). Anche sull’inserimento in comunità i miti abbondano: è vero, l’ho mandata al nido intorno all’anno: ma l’ulteriore ‘malanno’ l’ha preso prima di entrare.
Cosa mi sento di consigliare? Fate come vi sentite e non fatevi problemi a cambiar strada. Certo, è facile dirlo ora. Un saluto.
Ciao mamme 😀
quando ero incinta del mio primogenito l’ostetrica del corso pre-parto era un’appassionata sostenitrice dell’allattamento al seno e non ho mai più scordato i suoi insegnamenti. Per me è stato sempre ovvio allattare perché credo sia la cosa più naturale e meravigliosa del mondo. Al mio primo ho dato il latte per 10 mesi, poi son passata a quello vaccino perché ero di nuovo incinta e mi sentivo prosciugare da ogni energia 😯 Ho allattato la seconda per 7 mesi prima di inserire qualsiasi altro alimento e poi ho proseguito fino a che ha compiuto un anno. Anche il terzo l’ho allattato per 12 mesi.
Ho avuto problemi di ragadi solo la prima volta, forse perché inesperta nell’attaccarlo; mi son trovata benissimo con la crema “purelan 100” che è composta di lanolina pura e quindi non occorre rimuoverla prima di allattare.
Con il primo figlio tentennavo tra orari/a richiesta.. poi invece ho capito che allattare a richiesta mi lasciava più tranquilla, ho eliminato l’orologio e mi sono fidata e lasciata guidare dai bisogni dei miei figli.
Per quanto riguarda il cibo, ho evitato alcool, caffè, schifezze (intese come alimenti che contengono coloranti conservanti ecc.)e spezie troppo piccanti (anche se credo sia una questione di abitudine: secondo voi le mamme messicane o di altri paesi dove si abbonda di chili&co. cambiano totalmente la loro alimentazione durante l’allattamento?) e ho bevuto molta tisana di finocchio/anice/cumino, evitando anche di bere roba fredda o prendere freddo al seno.
Sono convinta che la tranquillità personale e dell’ambiente che ci circonda, la fiducia in noi stesse e nel nostro neonato, tanta tanta pazienza e l’appoggio morale di chi ci sta intorno (marito, consulente per l’allattamento) siano fattori essenziali. Non esitate a “tener lontane” le persone e le situazioni che vi trasmettono ansia e insicurezza. Dimenticatevi (almeno nel primo periodo) le pulizie della casa.. godetevi vostro figlio e l’appagante sensazione di essere la sua fonte di nutrimento.. Buona avventura a tutte!!
Davvero un bell’articolo, spero che riesca a raggiungere tante neo-mamme, perché mi sarebbe piaciuto leggerlo prima che nascesse mia figlia, che ora ha un anno e mezzo e che non ho praticamente mai allattato al seno.
Dopo quasi 10 giorni di tentativi, le ragadi e un pediatra poco sensibile, la mia fortuna è stata la stessa dell’autrice: non mi è mai piaciuto vivere nel senso di colpa ed ero determinata a non ritenermi una fallita per non riuscire ad allattare al seno mia figlia.
Altra fortuna è stata di avere il mio adorato maritozzo accanto ed al 100% con me 🙂
Tutto è andato nel migliore dei modi possibile: Alice era serena ed io e mio marito ci siamo alternati nel prenderci cura delle sue poppate. Tre persone felici sotto uno stesso tetto… mica male 🙂
Grazie per il vostro contributo!
Allattare per me non è stata una passeggiata. Diciamocelo è bello ma anche faticoso perchè altamente de-energizzante. In più io ho sofferto di ragadi e non vi nascondo che spesso ho pensato di mollare e mandare tutto a quel paese. Invece un pò la costanza un pò la fortuna mi hanno fatto scoprire i reggiseni in tessuto dermasilk: un pianeta tutto da scoprire in allattamento. Mi hanno tirato via il dolore da subito, dopo pochissimi minuti, e velocemente mi hanno anche chiuso le fessurazione date dalle ragadi e rimesso il seno a nuovo. Non mollate se avete le ragadi, provate prima questo innovativo tessuto sulla vostra pelle di mamma!