Autosvezzamento

Pubblicato il 19 Luglio 2012 da • Ultima revisione: 1 Maggio 2021

Autosvezzamento

Lo svezzamento è una fase nella crescita dei nostri figli che può scatenare ansie, complicazioni e difficoltà nella gestione domestica.

Ma cosa succederebbe se anziché programmare i nuovi cibi da proporre ai bambini, seguendo indicazioni standard, schemi, e tempistiche, lasciassimo ai piccoli il tempo e lo spazio per avvicinarsi da soli ai cibi che trovano in tavola?

Ne parla nel guest post semplice e chiaro che ospitiamo oggi, Gloria di Autosvezzamento.it che ci spiega come funziona l’alimentazione complementare a richiesta – o autosvezzamento.

Indice dell'articolo

Autosvezzamento

Proprio come accade per il camminare o il parlare, arriva il momento in cui i bambini spontaneamente manifestano la voglia e la capacità di mangiare qualcosa di diverso dal latte; passare da una dieta di solo latte a una mista, tramite la progressiva introduzione di cibo solido, è un passo naturale dell’evoluzione e della crescita di tutti i bambini.

Quella di svezzare, inteso come introdurre cibo solido, non è una decisione da prendere “dall’alto” e non è necessario che i genitori si sforzino di seguire tabelle arbitrarie decise da altri su quando iniziare e come continuare. Infatti come inizierà a muovere i primi passi e a vocalizzare spontaneamente, altrettanto spontaneamente il bambino inizierà a dimostrare di voler assaggiare il cibo della famiglia manifestando un interesse che, insieme ad alcuni segnali fisici, indica il suo essere pronto.

Quali sono questi segnali fisici?

01. Il riflesso di estrusione (che gli fa tirare fuori la lingua quando si stimolano le labbra) si affievolisce;
02. riesce a stare seduto autonomamente con la schiena eretta;
03. mostra interesse verso quello che i genitori portano alla bocca.

In breve, bisognerà solo aspettare che sia il bambino ad avvicinarsi al cibo, che troverà a sua disposizione sulla tavola dei genitori, secondo le SUE tempistiche e non quelle di qualcun altro.

Il processo che, sviluppata la curiosità, porta il bambino ad assaggiare il cibo dei grandi, così integrando i pasti di latte, prende il nome informale di autosvezzamento, o più correttamente alimentazione complementare a richiesta.

Si tratta di un processo lento e graduale, spontaneo e rispettoso delle necessità, della personalità e delle esigenze del bambino. Cosa assai importante, l’autosvezzamento porta con sé grandi benefici per tutta la famiglia perché aiuta i genitori a riflettere sulla dieta che condivideranno con il proprio figlio, in quanto saranno portati a riconsiderare cosa mangiano, come lo cucinano e a porre le basi per una dieta di famiglia migliore, cosa che raramente accade quando per i primi mesi di vita si lascia che ad occuparsi dell’alimentazione dei figli siano i prodotti industriali preconfezionati. L’autosvezzamento guarda avanti e promuove la cura a lungo termine dell’alimentazione in primis dei genitori e, di riflesso, dei figli.

Alimentazione complementare significa che il cibo solido complementa il latte e non lo sostituisce. È un processo “orizzontale” in cui l’integrazione è progressiva e in cui il latte può rimanere l’alimento principale almeno fino all’anno di età, contrariamente a pratiche di svezzamento “verticali” in cui i pasti di latte vengono interamente sostituiti con le pappe spesso da un giorno all’altro.

Alimentazione a richiesta significa che è il bambino a segnalare di voler iniziare a mangiare qualcosa che non sia latte, ed è il bambino a segnalare quanto vuole mangiare e quando ne ha abbastanza. Chi meglio di lui può saperlo?

Un importante effetto collaterale da non dimenticare è che, non avendo a che fare con porzioni e quantità prestabilite di cibo da far assumere, quasi come se il cibo fosse una medicina e il mangiare un fatto medico, a tavola regnano serenità e relax, nella certezza che il bambino è la persona più competente a proposito di ciò che gli va o non gli va di mangiare.

Avete presente le rincorse intorno al tavolo per finire il piatto? Dimenticatevele!

I bambini non si lasciano morire di fame e mangiano esattamente quello che a loro serve, né più né meno. Inoltre bisogna ricordare che al giorno d’oggi nel mondo industrializzato è molto più facile vedere un bambino sovrappeso che uno denutrito e che è la sovralimentazione (soprattutto se forzata) il problema da risolvere e non, come comunemente si crede, la cosiddetta “inappetenza”.

Svezzare un bambino con il cibo della famiglia? Sì, un bambino pronto ad iniziare lo svezzamento, cosa che accade attorno ai 6 mesi di età, a volte un po’ prima, spesso un po’ dopo, non ha alcuna necessità di essere nutrito a cibi omogeneizzati, ma può alimentarsi con cibo normale, spezzettato o meno a seconda delle specifiche preferenze del bambino, da solo o aiutato dal genitore.

E il ruolo di genitore in tutto questo? Il genitore non è certamente solo spettatore ma mantiene il suo fondamentale ruolo educativo, essendo sempre presente e attento e garantendo che ciò che si trova in tavola sia sano, facendo così anche un grande favore a se stesso!

Tutto quello di cui si ha bisogno per l’autosvezzamento è un bambino (o più di uno!), una dieta sana e la voglia di crescere insieme al proprio figlio.

E lo schemino del pediatra? I genitori sanno benissimo che ogni pediatra ha la sua personalissima tabella, diversa da quella del collega in fondo alla via o girato l’angolo, infatti in letteratura non se ne trova giustificazione alcuna e se a qualcuno è utile avere una guida (molti pediatri ammettono di dare schemini per soddisfare un bisogno nei genitori) per molti altri rappresenta solo lo spunto per (l’ennesima) ansia da prestazione, senza la quale si vive senz’altro meglio!



Commenti

40 Commenti per “Autosvezzamento”
  1. I you!
    Ida si è autosvezzata. io ci ho rpovato con lo svezzamento normale ma i passati e le pappine le facevano (e fanno tutt’ora) schifo.
    Sarà che ha messo i denti a 4 mesi, ma proprio di roba molle lei non ne vuole sapere.
    Così pane e olio, sformati e via andare.
    Ci ho messo un po’ a capire che andava bene così (ero ancora in DPP da paura!) ma grazie a “Il mio bambino non mi mangia” di Gonzales ho capito tante cose.

    • Io ho seguito uno svezzamento abbastanza tradizionale, ma non così lento come il pediatra mi indicava: ho usato il buon senso. Ma al contempo ho dato anche pane, parmigiano, pezzi di frutta… per fare in modo che iniziasse a manipolare e conoscere il cibo. E infatti a un anno e poco più Dafne mangiava praticamente come noi.

  2. Non potrei essere più d’accordo.
    Peccato non aver saputo ste cose prima. Noi abbiamo svezzato con gli omogeneizzati, ma adesso che so queste cose, avrei fatto diversamente.

  3. bene io ho un problema simile…nel senso che vorrei fargli iniziare a tenere da solo le posate in mano. è grande ormai. ha 3 anni! diciamo che un po’ gioca, un po’ non mangia, un po’ la pasta si fredda, e alla fine viene imboccato.
    penso di star sbagliando…ma a lui la pasta fredda non piace per niente! in compenso è lentissimo…come faccio? grazie per i suggerimenti!

    • leucosia, l’unica cosa che mi viene in mente è che devi lasciarlo fare… certo dovrai essere graduale, ma dovrai lasciare che se la sbrighi da solo. Se poi delle volte capita che mangia di meno o non mangia affatto, pazienza tanto di fame non si lascia morire.:mrgreen: Ci saranno delle volte in cui non mangerà la quantità di cibo di ordinanza, ma pazienza:) non ti far prendere dall’ansia della serie non mangia/non cresce/è sciupato/ecc.

      Se si trova con altri (nonni, asilo) come si comporta?

      • La penso anche io come Andrea: a 3 anni un bimbo deve già sapere mangiare da solo, e imboccarlo è una scelta di comodo del bambino, fuuuurbo :mrgreen:
        Io lo lascerei sperimentare. Mangerà, vedrai. E imparerà anche tanto!

      • come si comporta con i nonni mi chiedi? è la nonna che lo imbocca! insomma noi viviamo con i nonni e questo è un lato della medaglia… sono indispensabili ma ci sono dei momenti in cui intervengono pesantemente nel nostro ritmo di genitori…sempre perchè hanno più esperienza di me come mamma…è un discorso molto delicato purtroppo…che coinvolge ali affetti e la dimensione della mia maternità che sento un po’ schiacciata…

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Guru
        Mamma di Dafne (16 anni)

        Non scoraggiarti, Leucosia. E non sentirti schiacciata, nemmeno dalla loro invadenza. Ricorda che i bambini sono anche molto intelligenti, e furbi, e capiscono bene la differenza tra nonni e genitori, e sanno per esempio applicare diverse regole. Per cui non mi stupirei affatto che con i nonni continui ad essere imboccato, mentre con voi potrà diventare autonomo. L’importante è che tu stia bene. Tu stai bene?

      • sì sto bene, affronto o almeno cerco di affrontare tutto con un bel sorriso sulle labbra. i miei mi vogliono un bene dell’anima e l’unico loro desiderio è che non mi affatichi ulteriormente per le mie precarie condizioni di salute…però a volte tendono ad essere ultra protettivi.
        paradossalmente più sto lontana da mio figlio più il mio corpo ne risente…se gli sto vicino mi sento carica di energie…forse poi le spendo male, ma l’importante che ci siano no? grazie barbara, sempre. questo spazio è un motivo di allegria, per me. di sostegno e di ritrovo. peccato non abbia voce, odori, suoni…ma è una carezza per l’anima mia!

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Guru
        Mamma di Dafne (16 anni)

        In ogni caso, questo spazio è tuo quanto mio, e qui sei sempre la benvenuta. Se ti senti sola, o hai bisogno anche solo di una risata… ricorda sempre che noi ci siamo.

      • leucosia,
        mi sa che bisogna fare un discorsetto con i nonni 🙂

      • Ciao Leucosia, e se alla nonna facessi leggere questo post? 🙂
        Ma ha colpita il tuo intervento, e mi ha dato un’ispirazione…

      • Erika

        Ciao Leucosia,
        sono d’accordo con Andrea e con Mammafelice, io per un periodo ho litigato continuamente con mia madre e mia suocera perchè imboccavano mia figlia, mentre io e il padre e il nido di comune accordo cercavano di farla sperimentare da sola.
        Alla fine mi sono stufata nel senso che comunque mia figlia (che è furba come tutti i bimbi) ora all’asilo è totalmente autonoma, con noi mangia da sola anche se a volte si aiuta con le mani, mia suocera continua ad imboccarla quando io non la vedo… che vuoi fare, purtroppo spesso i nonni sono troppo invadenti, am tu cerca di avere tanta pazienza e non desistere e vedrai che in poco tempo il tuo piccolo mangerà da solo

  4. Daniela

    A dir la verità non sono completamente d’accordo – ad esempio ai bimbi non va propinata la roba salata… io salo poco, ma cmq più di quanto sia meglio per un bimbo di pochi mesi…
    inoltre io avevo al limite il “problema” opposto – dovevo distrarre la bimba per evitare che si ingurgitasse troppo in fretta…
    e poi chi ha mai usato gli omogeneizzati?? – a leggere gli ingredienti di quelli di carne ti rendi conto che di carne ce n’è pochina, il resto sono carboidrati e addensanti, etc – quindi sarebbe un duplicare la pasta… meglio il liofilizzato che è quasi tutto carne, e aggiungere pasta fresca, verdura, etc. gli omogeneizzati li ho usati, per comoditò, ma solo i 100% frutta, e solo nelle varietà in cui la frutta era veramente l’unico ingrediente, non le pappette e i dessert…
    Ciao
    Dani

    • Daniela,
      chi fa autosvezzamento sa bene che bisogna salare poco (e ne beneficierà tutta la famiglia), comunque non è vero che ci siano particolari problemi se mangi un po’ di sale. Nei bambini piccoli se non sbaglio la dose dovrebbe essere intorno a 1g al giorno (negli adulti è intorno ai 6 g). A raggiungere 1 g di sale si fa presto, per cui bisogna stare sempre in campana, ma non dimenticare che soprattutto all’inizio i bambino mangia relativamente poco, anzi in molti casi MOLTO poco.

      Comunque, la storia del sale è del tutto secondaria… fare autosvezzamento non vuol dire dare necessariamente cose salate, ma rispettare tempi e modalità del bambino e permettegli di provare sapori e consistenze diverse, cosa impossibile se si danno i papponi in quantità prestabilite da terzi.
      L’enfasi NON è in quanto mangia, ma in quello che mangia e nella varietà di cose che mangia. Dato che all’inizio cibo complementare e latte viaggiano su binari paralleli, non si presenta il problema di “quanto” mangia poiché (così come deve essere) il latte la fa da padrone. Il cibo complementare non è il protagonista, ma solo un “comprimario” 🙂

    • Io ho dato sempre omogeneizzati: a parte le verdure, che cucinavo da sola, per il resto ho usato sempre omogeneizzati di carne e pesce. Esistono anche quelli bio, eh? 😉
      Non tutti possono permettersi di preparare in casa gli omogeneizzati, e io a dire il vero non ne avevo proprio il tempo, e anche se l’avessi avuto l’avrei impiegato in altri modi ehhee 😆

      Per quanto riguarda il sale, concordo, ma nell’autosvezzamento chiaramente vengono proposti anche i cibi giusti per il bambino. La famiglia stessa, di solito, si abitua a mangiare cose più sane, e meno salate. Si tratta di una scelta così ‘educativa’ (passami il termine), che sicuramente non è fatta da persone che poi scelgono junk food.

    • Hanno già risposto, ma anche io volevo precisare che si può fare autosvezzamento anche senza sale, semplicemente non usandolo o – se proprio uno ci tiene tanto al piatto saporito e non ci sa rinunciare – salando a parte.

      Una nota personale: se l’omogeneizzato (bio o non bio, è indifferente) mi sta antipatico, il liofilizzato è proprio il mio nemico numero uno 😆 un cibo trasfigurato, ridotto in uno stato del tutto irriconoscibile e che non è più niente di quello che è… no no, niente pillole da astronauti per me, mi sono sempre detta che se le abilità del bambino non gli consentono di mangiare un pezzo di carne vorrà dire che non la deve mangiare 😉

  5. Laura

    io li ho scoperti in tempo, e siamo autosvezzati,mangioni, di compagnia!!
    se una cosa non le va, non la mangia, se una cosa le piace ne mangia di più..
    autosvezzamento.it è il punto di partenza!! la strada la sanno i figli!!

  6. Aganfa

    un breve vissuto.
    ero in un negozio di abbigliamento per bambini, quelli da 0 a 14 anni. guardavo sugli scaffali e sono stata distratta dal pianto di una bimba. era in camerino. mamma e nonna fuori la invitavano con qualche insistenza ad uscire. ho voluto seguire la scena. dopo un pò è uscita con il faccione rosso rigato dalle lacrime. avrà avuto 7 o al massimo 8 anni. si guardava allo specchio piangendo e continuava a ripetere “ma cosa dite? non c’è niente che mi stia bene. sono tutta rotoli!”.
    la pena che ho provato è stata infinita. stava già lottando contro la sua immagine…
    w l’autosvezzamento! w i bimbi che si regolano da soli! abbasso il mangiare per forza!
    leggete “io mi svezzo da solo” di lucio piermarini e “il mio bimbo non mi mangia” di gonzales. utilissimi!

    • Povera stellina, mi fanno una tenerezza (o forse anche pena, lo ammetto…) i bambini obesi. E’ sbagliato, ed è sbagliato che nella nostra cultura a un bambino cicciottello si pensi come ad un bambino sano. Non è vero.

    • Che storia triste, Aganfa! Io non lo so se DAVVERO l’autosvezzamento (in senso lato, ovvero una nuova maniera di vedere l’alimentazione dei bambini) salverà i piccoli di oggi dai problemi alimentari, ma ci credo molto, moltissimo. E’ quello che da subito mi ha spinto ad approfondire.

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Guru
        Mamma di Dafne (16 anni)

        Gloria, sono d’accordo. In più io credo che uno svezzamento consapevole (che sia autosvezzamento o svezzamento tradizionale), aiuterà prima di tutto le famiglie, e dunque anche i bambini. La responsabilità dell’educazione alimentare è tutta nostra. Io ho avuto grossissimi problemi alimentari, e di peso, e questo perché sono sempre stata sola ad affrontare il problema, già da piccolissima: l’importante era che non se ne parlasse ad alta voce.
        E invece il cambiamento sta proprio qui. Io sono obesa, ma la mia credibilità nei confronti di mia figlia si basa proprio sull’educazione che INSIEME stiamo costruendo.

  7. Sono felice di sentirne parlare. Noi non abbiamo iniziato ancora, ma sto cercando di informarmi per tempo

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (16 anni)

      Grazie Pasadena!

    • Ciao,
      la mia bimba ha appena compiuto un anno. Sono a buon punto con lo svezzamento. Ora gli metto i pezzettini di carne o pesce sul seggiolone e lei se li mangia felice.
      Posso dire che lo svezzamento adottato è stato un mix tra programma pediatrico, autosvezzamento, istinto e scambio di esperienze con altre mamme. Sono passata da pappine con composti liofilizzati pronti perchè l’omogeneizzato era troppo invasivo, a pappe con omogeneizzati pronti ed ad una produzione industriale di brodi, verdurine fatte in casa e carne pollo e pesce cotti a vapore e frullati. Fila di padelle da…mettere in lavastoviglie e vasetti da refrigerare…non vi dico.
      Mi piace cucinare ma mi è quasi venuta la nausea.
      Comunque posso portare la mia esperienza dicendo che come mamma mi sono preoccupata di cercare di preparare un’alimentazione sana seguendo una sorta di programma. I tempi nei passaggi però li ha sempre decisi lei. (ogni bambino ha i suoi tempi)

      Ad esempio, oggi avrei voluto fargli fare la merenda con un pò di fresco gelato al fior di latte dato il caldo pensando “chissà come gli piacerà”. Ha assaggiato due punte di cucchiaino poi ha cominciato a fare no no con la testina ed il dito ed a chiudere la bocca. Ha preferito il suo vasetto di frutta ed un bel biscotto.
      Al contrario, dopo la pappa se vede la pizza non si fa scappare il suo pezzetto.

      Ciao
      Annalisa

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Guru
        Mamma di Dafne (16 anni)

        Che bella, la tua esperienza, Annalisa! In effetti un po’ mi ci riconosco… pure nella nausea di quel continuo brodo di verdure che bolliva! 😆

  8. Grazie Mammafelice per l’ospitalità
    Rimando a domani la lettura approfondita dei commenti e le eventuali risposte, che stasera ho alle spalle un lungo viaggio e una giornata infinita e non ce la posso proprio fare, ma volevo affacciarmi lo stesso 😀

  9. Penso di avere fatto autosvezzamento con entrambe le mie figlie, senza saperlo: le ho allattate finchè ho potuto, ma quando sono state pronte gli ho dato cibo normale (frullato o tritato o schiacciato), le abbiamo sempre tenute a tavola con noi perchè erano più contente ed hanno mangiato prestissimo da sole, prima con lemani e poi con le posate. Però è anchevero che a tutte e due piaceva molto mangiare.
    Allora penso che magari le tabelle per lo svezzamento possono essere una indicazione per quei genitori che si sentono un po’ piùinsicuri o che hano bambini che magari non si alimentano facilmente perchè poco incuriositi dal cibo.
    Per lavoro sento molte esperienze di tante famiglie i cui bambini non mangiano volentiri, oppure che mangiano solo due-tre cose. Cosa posso suggerire loro?
    Inoltre l’estrusione della lingua scompare spontaneamente entro i 6 mesi , come pure il controllo capo-collo schiena avviene in quel periodo, ma magari il bambino può non essere pronto.

    Grazie per i suggerimenti e cercherò di allargare il discorso a quanti più genitori. Vi verrò a trovare sul vostro sito.
    Ciao

    • Ciao Mamma Logopedista,

      il punto debole delle tabelle è che sono totalmente arbitrarie, tant’è che non ne trovi due che sono uguali:) Dici bene che sono per “aiutare” il genitore insicuro, ma credo che questi venga aiutato per davvero solo dandogli informazioni corrette che gli possano servire sia durante il breve periodo dello svezzamento che negli anni a venire. Dico sempre infatti che il soggetto da tenere sotto controllo durante lo svezzamento non è il bambino, ma il genitore, in quanto è il genitore stesso che deve capire come LUI deve mangiare per far sì che il figlio di conseguenza mangi bene. Che senso ha dare tutte le pappette “sante” di questo mondo, se poi il bambino sarà condannato a mangiare junk food dai 12 mesi ai 99 anni? Il lavoro va fatto sui genitori. I bambini non ne hanno bisogno.

      Per quanto riguarda i bambini poco incuriositi dal cibo bisogna ricordare che tutto è nella percezione dei genitori… i bambini non si lasciano mai morire di fame (a meno che non ci siano patologie gravi in atto), ma mangiano solo ed esclusivamente quello di cui hanno bisogno e non ha mai senso cercare di farli mangiare a forza in quanto l’unico obiettivo che potresti raggiungere è quello di fargli odiare il cibo o insegnarli che può essere utilizzato per “ricattare” i genitori.
      Ai bambini dovrebbe essere data l’opportunità di esplorare il cibo secondo i loro tempi. Purtroppo però se la situazione si è sclerotizzata in quanto oramai si è instaurato un rapporto “perverso” tra il genitore, il bambino e il cibo è difficile uscirne. Il consiglio che darei è di mettere il bambino a tavola con i genitori e tutti mangiano le stesse cose; se il bambino non vuol mangiare… mangerà al prossimo pasto. Chiaramente il genitore non può cambiare registro dall’oggi al domani, ma gradatamente, con determinazione e senza darlo a vedere. Se ad esempio il bambino mangia solo la pasta in bianco, allora in famiglia comincieranno tutti a mangiare pasta in bianco, ma poi un giorno ci sarà quella con il sugo, o una minestra o quello che è, e tutti mangiano quella cosa. Il problema (di nuovo) è il genitore che deve mantenere il sangue freddo e non far capire che per lui è una cosa importante, altrimenti il “ricatto” da parte del bambino continuerà per molti anni ancora.

      Non so se mi sono spiegato… è tardissimo, ma non volevo lasciare il tuo importante commento senza risposta.

      • Caro Andrea grazie per la tua risposta. Anche se ci occupiamo di ambiti diversi, confermi quello in cui io credo ormai da tempo: il coinvolgimento attivo della famiglia. Spesso mi trovo a combattere contro il fatto di fare una terapia sul bambino invece che agire anche sulla famiglia (mi occupo di riabilitazione del linguaggio nella fascia0-4 anni).
        Io mi sento molto più utile quando riesco a far capire (non insegnare) ai genitoricome sfruttare la fisiologia e le loro potenzialità per promuovere un corretto e sano sviluppo linguistico. Tantissime volte si va poi a toccare anche il tasto del cibo, per ovvi motivi.
        Qualche volta si fallisce, ma tante altre volte si riesce ad arrivare ad un intervento efficace ed edificante per il bambino e per la famiglia stessa.
        Condivido in pieno il tuo punto di vista, penso che entrambi conosciamo bene le dinamiche e sappiamo quanto fatica costi lavorare in questo senso. Ma sappiamo anche a quali bei risultati si riesca ad arrivare. Dunque: buon lavoro.
        Eleonora

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (16 anni)

      Anche io penso che le tabelle tradizionali servano molto per tutta una fascia di genitori magari molto giovani, o magari non troppo preparati, o che per esempio non hanno accesso ai mezzi di informazione (come internet), e dunque necessitano di una guida per non impazzire (e non fare errori gravi).
      Ricordiamoci che noi siamo pur sempre una minoranza: in Italia il digital divide è enorme, e credo che solo una famiglia su quattro abbia internet a casa.
      Il pediatra dovrebbe avere una certa discrezionalità, forse, cercando di capire chi ha davanti. Non tutte le persone che conosco sono dotate di buon senso, e per l’autosvezzamento invece serve moltissimo buon senso, e anche tanta consapevolezza di sé, e di una corretta e sana alimentazione, come dice Andrea.
      Io conosco uomini di 40-50 anni che ancora oggi mangiano solo carne impanata e patatine, oppure la pasta al forno della mamma. Ecco, a queste persone bisognerebbe innanzi tutto insegnare a mangiare, ma questo non può certo farlo il pediatra? La scuola? Le famiglie?
      Io credo che sia Internet la chiave di una nuova consapevolezza, ma finché non avremo una Rete libera, in Italia, e investimenti… non so, forse ci saranno sempre due Italie: una che cambia, e una che resta immobile.

      • @mammafelice,
        non credo che dare informazioni inutili o inesatte faccia bene a nessuno, indipendentemente dal loro background. Se la guida non ha fondamenta scientifiche e varia da pediatra a pediatra che senso ha e che aiuto fornisce al genitore insicuro/inesperto (come lo eravamo tutti all’inizio)?
        Conosco pediatri (della mutua) che ben prima dello svezzamento fanno incontri con i genitori per parlare dell’alimentazione, ma soprattutto per educare i genitori a mangiare e per spiegare loro cosa si dovrebbero aspettare dai loro figli. Lo so che al momento queste sono eccezioni, ma non vedo perché con un po’ di buona volontà non si possa fare più su larga scala. Dopo tutto, invece del ciclostile con la ricettina del brodo, basterebbe (per cominciare) produrne uno che si rivolga ai genitori e che spieghi loro cosa sia la piramide alimentare e cosa fare per accompagnare il loro bambino nella scoperta dei solidi. Se bisogna fare volantinaggio, almeno facciamolo bene 😀
        Poi c’è il problema dei genitori che RICHIEDONO la ricettina, e quelli sono probabilmente lo zoccolo più duro. Se uno insiste credo ci sia poco da fare…

        Però nessuno deve pensare che la ricettina del brodo e il calendario d’introduzione degli alimenti altro non sono che cose culturali in quanto non hanno alcun riscontro in letteratura e entrambi sono totalmente sconosciuti all’estero (dove in compenso si trovano altre “tradizioni” sconosciute in Italia).
        Tanto per dirne una, lo sapevate che i liofilizzati per la prima infanzia si vendono SOLO ED ESCLUSIVAMENTE in Italia? (se qualcuno sa dove si possano trovare, mi faccia sapere:) )

      • Mmm… se vogliamo (ma anche no!) qui si apre un discorso che è potenzialmente infinito. Le tabelle fanno bene ai genitori insicuri? Seocnod me più che altro fanno male, perché ad una insicurezza rispondi con una certezza ma poi la realtà dei fatti non si affianca all’aspettativa, la frittata è presto fatta. Eppure è vero, e non possiamo negarlo, che ci sono famiglie che è meglio che non diano quello che mangiano loro ai bambini piccoli… come la mettiamo però, come diceva Andrea qui sopra, con l’alimentazione da 1 anno in poi? E’ chiaro che consideriamo i nostri neonati come botoli di purezza assoluta, candore e tenerezza al massimo grado, che a loro destineremmo solo il meglio del meglio e aprire un barattolo confezionato, che “sa di” pulito, sterile, intonso ci può sembrare più amorevole e sicuro, ma il junk food si nasconde, e nemmeno tanto bene, tra gli scaffali degli alimenti per bambini meglio che in molti altri posti.

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Guru
        Mamma di Dafne (16 anni)

        Non sono d’accordo. Io mi fido dei pediatri, e penso che i genitori NON siano pediatri, né nutrizionisti. E siccome non tutti possiedono buon senso, il pediatra diventa un dispensatore di buon senso.
        Per me il pediatra è una figura importantissima, e resta il punto di riferimento principale: dire che fornisce informazioni inutili o sbagliate, secondo me è controproducente.
        Il mio dovere qui è ricordare alle mamme che il pediatra (e l’ostetrica) sono figure da consultare SEMPRE in caso di problemi.

      • Mammafelice, non sono sicura se sia una risposta a me o no, ma nel dubbio rispondo lo stesso…
        Che il pediatra sia una figura importante è giusto e lo condivido, però il senso critico lo dobbiamo applicare lo stesso. Purtroppo questo dispenser di buon senso in certi ambiti e in certi casi non è una realtà, tutt’altro.

  10. …che bello il guestpost di autosvezzamento.it!
    io l’ho scoperto per caso e a bimba già ampiamente svezzata ma credo di aver seguito più o meno questi principi e li condivido.
    ( un saluto a Gloria e Andrea )

  11. lazona

    Autosvezzamento una rivoluzione copernicana! noi abbiamo “autosvezzato” la nostra primogenita fra i 7 e i 14 mesi. Prima mangiava tutto (carciofi, rucola, kiwi, insalata, kebab…), ora rifiuta diverse verdure.Ha tre anni e mangia da sola da che ha tenuto il cucchiaino in mano (ma il nonno la imbocca così si fa prima 😯 )
    ora iniziamo con la secondogenita. Aggiungo che abbiamo seguito lo stesso sistema in tre famiglie, ottenendo risultati molto diversi. L’indole del bimbo rimane, chi non prendeva molto latte ha continuato a non mangiare molto, chi si abbuffava ha proseguito a mangiare tanto. Noi -famiglia- però ci siamo tolti una tabella di torno e abbiamo riveduto e corretto la nostra alimentazione.

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