Madre Pazienza
Pubblicato il 20 Marzo 2012 da Mamma Felice • Ultima revisione: 23 Agosto 2023
Se penso alla mia evoluzione come mamma, sotto i miei passi c’è soprattutto un cammino di pazienza.
Nella mia esperienza come madre, ho dovuto imparare a condividere la felicità. Ma ho dovuto imparare ad agire con pazienza.
La pazienza non era un mio talento.
Sono sempre stata un’impaziente, una persona che perde subito smalto. Come dicevo sempre per ridere: io sono bravissima negli inizi, e potrei scrivere interi libri… di incipit. Ma non chiedetemi di scrivere un finale!
Soprattutto i primi tempi, ero impaziente.
Impaziente di vedere un sorriso, impaziente di scoprire il suo primo passo, impaziente di sentire la sua prima parola, impaziente di godere della sua autonomia.
Sono sempre stata dalla parte di quelli che, scherzando (ma forse nemmeno poi tanto…) ha sempre detto: a 18 anni fuori di casa!
Non ho mai avuto paura di lasciare mia figlia al nido, o di assentarmi per lavoro, o di metterla a dormire nella sua cameretta. La scorsa estate mi sono persino regalata 4 giorni di vacanza a casa da sola, la mia vacanza perfetta: ho riempito il frigo di frutta fresca e di birra, ho portato il PC di fronte al condizionatore, li ho spediti tutti in montagna, e io sono rimasta 4 giorni da sola a casa. E non vedo l’ora di rifarlo!
Dafne su skype piangeva, la sera, perchè sentiva la mia mancanza… e io non sono riuscita nemmeno a sentirmi in colpa. Era con suo papà, in un posto bello, con le persone giuste, a fare cose divertenti: vai, ragazza, goditi al vita e non piangere, che la mamma tanto tra 4 giorni è di nuovo lì vicina!
Insomma: io ero impaziente. Impaziente di vivere, impaziente di lavorare, impaziente di dormire!
Ma ben presto ho scoperto che la mia impazienza non seguiva i ritmi della vita.
Ricordo di aver raggiunto il mio apice durante il periodo delle coliche: Dafne piangeva molto e dormiva poco, desiderava stare sempre in braccio, e io fisicamente e mentalmente non riuscivo a calmarla. Contavo il numero di volte in cui dovevo cullarla, oppure pensavo: uff, volevo scrivere quell’email / guardare quel film / mangiare un boccone / farmi una doccia… spero che finisca presto!
E più io avevo FRETTA, più lei era LENTA. Lentissimamente si calmava, lentissimamente si addormentava, lentissimamente mangiava. E io ero esasperata. E nervosa. E ogni tanto mi immaginavo come Fantozzi che fa il suo urlo disumano, e non so come ho fatto a resistere: la tentazione era precipitarmi sul balcone ed urlareeeeeeeeeee!
Poi io non so se ho imparato la lentezza, o se mi sono arresa, o se il tempo ha iniziato, dentro di me, a scorrere diversamente. So solo che ho smesso di pensare. Ho smesso di pensare a tutto ciò che mi stavo perdendo ‘nel frattempo’, e bon, mi piazzavo lì in mezzo al letto, con le occhiaie e tutto il resto, e cullavo, cullavo, cullavo… cullavo.
E ho smesso di pensare ai ‘vorrei’. Ho smesso di pensare ai ‘potrei’. Ed è iniziato il presente.
E’ iniziata una vita fatta di pazienza, di attese, di calma, di risate di fronte ad ogni imprevisto.
Nulla mi deprimeva più, perchè avevo deciso, molto semplicemente, di attendere.
Ho aspettato che mia figlia fosse pronta per parlare, per mangiare, per camminare (ed ora che ci penso, rido, perchè ha fatto tutto molto tardi!). Ho aspettato che fosse pronta per ricambiare.
E da allora ho preso tutto con filosofia.
Nessuna scadenza di lavoro, nessuna email importante, nessun problema.
Nessuna cena da preparare, nessuna lavatrice, nessuna riunione.
Soltanto noi. NOI.
Noi, la perfezione totale di questo NOI, le lacrime che mi rigano la faccia se penso a NOI.
Se penso a quei momenti perfetti in cui, tutti e tre nel lettone, io mi svegliavo e guardavo entrambi i miei due Amori, quello grande e quella piccola, e dentro di me dicevo: il mondo è tutto dentro questa stanza, il mondo è un silenzio, il mondo è un’attesa.
Il mondo è questo momento perfetto di noi.
Anche io purtroppo ho sempre fretta, non so di cosa, ma corre sempre. Mio marito mi chiama Bianconiglio…presto che è tradi, presto che è tardi…
Ed ha proprio ragione lui, mi perdo i momenti migliori!!!
Spero di riuscire a trovare un pò di serenità e a godermi la vita con più calma!
raffaella
Bellissimo post, perchè la capacità di vivere presente (e la pazienza che sgorga quasi spontaneamente) è un obiettivo auspicabile per tutti e non solo per i genitori.
Spesso penso al primo anno di vita con mio figlio e mi domando se oggi, con l’esperienza accumulata potrei fare di meglio.
Sono pensieri che volano via in un attimo, perché a pensare al passato stò ancora male, quasi peggio di ciò che mi accade quando penso al futuro.
Mi domando se sia di aiuto il fatto che dopotutto i bambini crescono e tante cose si sistemano da soli; bisogna aspettare.
Con mio figlio, autistico, invece non ho nulla da spettare…e questo non aiuta.
Rileggerò questo post in una sera più “normale”, perché il messaggio è bello e importante.