Come capire il pianto del neonato?
Pubblicato il 6 Marzo 2012 da Mamma Felice • Ultima revisione: 20 Marzo 2015
Quante volte di fronte al pianto del neonato ci sentiamo impreparati e impotenti? Penso sia capitato a tutte noi, molte volte di non capire perché il nostro piccolo pianga!
Il pianto spesso non indica un malessere fisico, ma un bisogno o una necessità da soddisfare: il neonato piange se ha fame o se ha il pannolino sporco o se ha mal di pancia.
Il bebè piange in qualunque momento della giornata, anche se spesso piangono di più nel tardo pomeriggio o la sera per le coliche o per stanchezza o per la noia.
Esiste anche il pianto immotivato, che i genitori devono imparare a gestire senza preoccuparsi molto perché dipende spesso da una situazione psicologica o ambientale non corretta che si può facilmente risolvere.
Il pianto da fame è vigoroso con intensità variabile. Il neonato si calma appena riesce a ciucciare qualcosa che sia anche il ciuccio o il dito per poi ricominciare appena si accorge che non è il latte. In questo caso basta dare il latte al piccolo per calmarlo.
Il pianto per stanchezza non è vigoroso, ma monotono e discontinuo. Si verifica quando i neonati sono sottoposti a troppi stimoli che non riescono a controllare, come ad esempio eccessivi giochi o suoni.
Il pianto da noia è poco vigoroso, spesso è sufficiente la voce della mamma o del papà per calmarlo. Il piccolo non vuole sentirsi solo, non ama essere lasciato troppo tempo in balia a se stesso e vuole essere stimolato.
Il pianto per disagio fisico è forte e irritato. I casi sono molteplici, ad esempio il lattante ha il pannolino sporco ed è sufficiente cambiarlo oppure ha troppo caldo perché è troppo vestito. Raramente piange per il freddo.
I neonati piangono anche per le coliche, il piccolo agita braccia e gambe, stringe i pugni ed ha il viso rosso.
Qui ci sono pochi rimedi, se non metterlo a pancia in giù e dondolarlo. La mamma se allatta al seno può curare un po’ di più la sua alimentazione e su consiglio del pediatra somministrare qualche farmaco per alleviare il fastidio.
Approfondimenti:
– Tutto il sonno delle mamme
Link utili:
– PianetaDonna: Pediatria 180 mila baby urlatori tiraneggiano i genitori
– PianetaMamma: Pianto del bambino, come consolarlo?
Quando ho partorito la mia prima figlia, il primario di pediatria ha riunito tutte le mamme nel nido,e ci ha dato un paio di consigli preziosi, che ricordo ancora ora. Il primo è stato: quando il vostro bambino piange, non accorrte istantaneamente offrendo a raffica tentativi di soluzioni per farlo smettere. Fermatevi a guardarlo per pochi secondi. Non vi conoscete ancora, dovete imparare a comunicare. Presto capirete quando il vostro bimbo ha fame, quando ha sonno, quando è stato disturbato da un rumore forte. Non abbiate paura: siete la mamma, voi saprete in ogni caso cosa fare. A meno che non vi facciate prendere dal panico. Il pianto è una comunicazione, e in quanto tale non va soffocata, ma accolta e ascoltata.
che bravo quel medico! preziosi consigli, in particolare se dati alle neomamme!
Sono d’accordo con quanto dice Cristina.
Penso anche che non sia utile generalizzare: ogni neonato, come ogni persona, ha il suo particolare modo di esprimersi.
Mamma e bambino impareranno presto a conoscersi e capirsi: basta ascoltarsi e stare vicini.
Ciao,
sono mamma di due bimbi ( 6 e 2 anni) volevo solo aggiungere sul pianto poche righe riguardo una questione che spesso di tende a trascurare:
nell’intento di essere genitori perfetti si tende a soddisfare troppo presto i bisogni del bambino, allo scopo di mettere fine alla sua ‘sofferenza’.
Priviamo così il bambino di un’ importante occasione di crescita emotiva, la sola che potrà consentirgli di sviluppare la capacità di attingere al proprio interno e sviluppare le proprie risorse per vincere la frustrazione e l’attesa, senza aspettare che siano gli altri a dovere provvedere.E’ chiaro che quando il bambino piange perché ha fame, sete, accusa dolore, è eccessivamente stimolato, ha bisogno di essere cambiato, il genitore deve senz’altro porvi rimedio.
La maggior parte dei genitori però sopporta a fatica il pianto del figlio, perché li fa soffrire, e finiscono così per intervenire qualunque sia l’origine del pianto, allo scopo di placarlo.
In questi frangenti si fanno prendere dall’ansia, dall’angoscia, dall’insicurezza, sentimenti che il bambino percepisce e che peggiorano il suo malessere; questo perché spesso il pianto smuove nel genitore emozioni collegate al suo vissuto come:
senso di colpa o inadeguatezza,disperazione,rabbia,paura.
Scusate se mi sono dilungata..ma l’argomento mi coinvolge….
maghelladicasa
Hai ragione, i bambini vanno anche lasciati piangere, è l’unico modo che hanno per comunicare… 😉
It’s perfect time to make some plans for the longer term and it is time to be happy. I have read thi