Meglio a casa o in ufficio?

Pubblicato il 12 Ottobre 2010 da • Ultima revisione: 20 Marzo 2015

lavorare da casa

Qualche giorno fa ho letto con molto interesse il post di Chiara-Wonderland: Voglio un ufficio, ovvero: la vita della freelance con figli(a). Mi ha fatto pensare.
Intanto perchè quello che dice è molto vero: non si può essere tutti felici allo stesso modo. Lavorare a casa può essere un’esperienza felice per me e per altre donne, ma può essere anche un’esperienza stressante e difficile da gestire,  in altri frangenti. Insomma: non c’è un solo modo di vedere la cosa, nè un modo giusto o uno sbagliato.
Semplicemente, in questi casi, la differenza tra le persone crea il contesto.

Quello che mi piace del post di Chiara, è che lei è molto sincera e realista:

Io lo so benissimo che le donne con figli che lavorano full time fanno tre volte i miei sacrifici, gli orari sono incompatibili con la vita da genitore e vedere i figli al mattino quando si svegliano e la sera quando vanno a dormire è davvero ingiusto. Ma io continuo a mandarli, i cv alle aziende. Anche se non rispondono, anche se non concedono il part-time manco se t’ammazzi, anche se è un periodo di merda per cercare lavoro.
Perché non è tanto facile essere una freelance senza ufficio e senza orari, che a volte non esce di casa se non per fare una spesa-lampo e parla con le persone soltanto per telefono. Manca una quotidianità che ti definisce in una dimensione che sia oltre la casa, oltre la famiglia, oltre il ruolo di genitore. Perché lavorare da casa significa che lo spazio del lavoro si fonde con gli altri, e finisci per fare tutto, sempre.

E’ chiaro a tutte, infatti, che potendo scegliere, la metà delle donne sceglierebbe di poter lavorare a casa e gestirsi gli orari. O, ancora meglio, se esistesse la possibilità di farlo, sceglierebbe un part time. Ma purtroppo la realtà del mondo del lavoro per donne, in Italia, rende il part time meno probabile che la fine del mondo del 2012 secondo il calendario maya. Ma è pur vero che molte donne preferirebbero comunque tornare al lavoro, e continuare una carriera ‘tradizionale’, senza perdersi per strada le opportunità che si sono guadagnate duramente.

E’ comunque molto vero quello che racconta Chiara: lavorare a casa non è una passeggiata. O meglio, potrebbe esserlo se ci fossero alcune condizioni (solitudine, silenzio, concentrazione, una stanza adibita a ufficio…), ma diventa stressante se hai qualcuno intorno (bambini, nonni, parenti…) che spezza la tua concentrazione e non dà al tuo lavoro la stessa importanza che gli darebbe se tu lavorassi in ufficio: tanto lavori da casa, che sarà mai…

Lavorare a casa significa avere un maggior rigore e una maggiore organizzazione rispetto al lavoro di ufficio: in ufficio, quando a pagarti è qualcun altro, ti puoi anche permettere un giretto su FB, una pausa caffè più lunga, una chiacchierata o due con le tue colleghe di stanza. Quando lavori per te stesso, questo non puoi permetterlo.
Quando lavori per te stesso, devi essere inflessibile: tu sei nello stesso tempo quello che lavora e che stipendia, quello che guadagna o perde. Non puoi dare la colpa a nessuno dei tuoi fallimenti, e non avendo la certezza di un ‘posto fisso‘ (casomai il posto fisso fosse ancora una certezza in Italia), la tua giornata deve essere produttiva al massimo, i tempi devono essere ottimizzati e devi cercare di usare la giornata in modo proficuo.

Ma, c’è di contro, che se lavori per te stesso non hai nessun capo che ti rompa le scatole. Non hai nessuno che possa ricattarti con lo stipendio non versato. Non hai nessuno che ostacoli il tuo lavoro, che si prenda i tuoi meriti e ti addossi le sue colpe, che ti faccia venire il nervoso già alle otto di mattina.

Ma la solitudine ha un risvolto che va controllato: non deve diventare isolamento. Se lavori autonomamente lo fai per lavorare meglio e più liberamente. Ma se il tuo lavoro diventa una scusa per non vivere, perchè hai sempre un lavoro da finire o una scadenza che sta per scadere, allora è inutile guadagnare di più, per vivere meno. Un certo pericolo di schiavitù, insomma, esiste anche nel lavoro autonomo.

Poi un giorno vedi una ex collega che ha continuato a lavorare nel settore dove eri tu, e ti rendi conto che ti stai perdendo qualcosa: hai meno prontezza nelle risposte, meno cose da raccontare, meno smalto nella conversazione. Ti viene sete di mondo, di cose, di parole, di persone.

C’è chi pensa che piuttosto di lavorare a casa col proprio marito si sparerebbe in bocca. E chi invece lavora serenamente e si diverte pure, come me e Nestore, o come Jolanda e Paolo. C’è chi ha riscoperto il piacere di lavorare in due e condividere nuovi progetti, come Veronica M di Ms, e chi ogni giorno, come Emily, combatte con intelligenza e ironia l’atteggiamento workaholic del marito. C’è chi, come Maria di WMI, ha persino creato un’Associazione che sostiene le mamme lavoratrici. C’è anche chi, come Anna di Piattini Cinesi, riesce a farti ridere facendoti contemporaneamente riflettere. E chi, come Costanza di ITmom, aggiunge sempre uno stimolo in più alla conversazione. O come Claudia, Arianna e Alessia, che riescono a lavorare con tanti figli in giro, magari quando la ciurma dorme, e anche quando le cose le vanno male, hanno sempre una parola dolce da condividere via email.

Siamo tante, e siamo tutte diverse. Ma c’è una cosa che, mi sembra, ci accomuna: la maternità ha in qualche modo cambiato il nostro rapporto con il mondo del lavoro. Alcune di noi sono rientrate in ufficio, alcune hanno perso il lavoro, altre se lo sono inventato. E questa mattina, in fondo, pensavo: non importa se a casa o in ufficio. Basta averlo, un lavoro.

E il fatto che io abbia ritrovato questa voglia di lavorare, e che l’abbia trovata a casa, e sia felice di scrivere qui, adesso, dal mio corridoio, con le ciabatte ai piedi e il maglione al rovescio, non significa altro che una cosa: un lavoro è un lavoro. Speriamo che prima o poi le mamme ne abbiano uno.

Altri post sul lavoro da casa:
Lavorare da casa: si può?
Lavorare da casa: i pro e i contro.



Commenti

56 Commenti per “Meglio a casa o in ufficio?”
  1. Per come sono messa in questo periodo lavorativo mi verrebbe da rispondere immediatamente: lavoro da casa!
    Poi magari, ripensandoci bene, opterei per un part time, possibilmente un’unghia più vicino a casa rispetto a dove sono ora (che per chi è pratico di Roma faccio la traversata della città e impiego quasi un’ora e mezza ad andare, altrettanto a tornare).
    Non ho mai preteso di trovare un lavoro sotto casa, mi adatto facilmente (ultimamente a forza ma mi adatto e non mollo).
    Indubbiamente poter lavorare da casa sarebbe almeno all’inzio…ma dopo 11 anni di contatti coi colleghi, di pause alla macchinetta che fa il caffè più ciofega del mondo, di pizzate e di barzellette…non lo so…mi sa che il lato umano mi mancherebbe troppo.
    I miei due capi attuali: quelli si che non mi mancherebbero nemmeno per 10 secondi netti! 😆

  2. Bellissimo questo articolo e soprattutto di grande attualità .io penso che in questo tempo di crisi lavorare va bene ovunque, certo che noi mamme che siamo tutti gorni alle prese con mille impegni quello di lavorare a casa è un grande aiuto .onetamente sebbene valuti positivamente tutti i pro che questo comporta mi rendo conto che stare in mezzo alla gente,visi nuovi insomma staccare la spina dalla rutine domestica è molto importante per una donna ,per cui voto a favore dell’ufficio magari associato a un part time ma forse stò soo sognando .un saluto chiara

  3. eccomi le ho provate tutte…
    dopo la laurea promotore finanziario per 7 anni lavoro autonomo, senza orari, poco tempo libero ma tanti sacrifici perchè ero giovane, ero donna e qui non si parla di soldi con una ragazzina…
    allora cerco un lavoro dipendente e lo trovo in amministrazione del personale, son laureata in economia e mi va bene, son soddisfatta, mi impegno, ma nasce mio figlio e dopo avermi concesso di lavorare l’ottavo mese quando torno non mi rinnovano il contratto… poi ritrovo il lavoro full time e lascio mio figlio dalle 7,30 alle 19 in asilo privato… perchè il lavoro l’ho trovato ma a 80 km da casa….
    mio figlio inizia le elementari ha bisogno di me (anche prima ma non se ne poteva parlare proprio…) bene dopo 6 mesi di part time ritorno a casa x esubero e mobilità forzata….
    il mio bilancio, adesso che mio figlio ha un buon equilibrio, che non fa capricci che non si sente un diverso perchè la mamma lo accompagna e lo v a prendere a scuola e può partecipare alle feste e vedere gli amichetti… bhe il mio bilancio (ricco di sensi di colpe) è che la serenità di mio figlio viene prima della mia realizzazione lavorativa…
    razionalmente so che una cosa non esclude l’altra…
    ma anche se continuo a mandare cv qui non c’è risposta…
    baci Maria

    • mi ritrovo molto in quello che dici, anche io mi sono accorta che dall’inizio delle elementari mio figlio ha avuto molto più bisogno di me, sia per il tempo che devo dedicargli dopo la scuola sia per gli impegni che la scuola in un modo o nell’altro ti rifila… se dalla scuola in poi mi sono riuscita a organizzare meglio con il lavoro da casa, dall’altro lato sto dando molto di più in fatto sia di disponibilità fisica che emotiva.

  4. dopo averle provate tutte, ho trovato nel lavoro free lance, da casa e non di routine il mio lavoro ideale. ma lo dico adesso dopo tanti anni passati negli uffici. con i figli piccoli ho fatto comunque la scelta di stare fuori con orari tremendi. una scelta in parte dolorosa ma che non rimpiango, anzi. saper condividere gli spazi, lavorare in team, gestire una squadra di lavoro, sopportare il capo, le molestie e gli umori è stata un’esperienza che mi ha comunque aiutato a crescere sia a livello personale che lavorativo. stare fuori di casa aiuta anche a farsi una corazza rispetto alle persone, aiuta a riconoscere la parte sociale di noi. una parte che mi manca, devo dire. la discussione è interessante, comunque, ed è bene continuare a parlarne. grazie https://www.mammafelice.it/wp-includes/images/smilies/ate.gif

  5. Caspita Barbara…bell’articolo!Grazie! E’ tardi ma devo rispondere 😉
    Quando sono diventata mamma (e visto che non avevo ancora trovato un lavoro “fisso”) avevamo deciso che avrei cercato un’occupazione minima che mi permettesse di gestire meglio i bambini e di passare più tempo possibile con loro. Ho trovato pochi impieghi, tutti naturalmente a tempo determinato. Fatti e finiti.Durante la mia ultima maternità ho iniziato a curare alcuni blog che aveva registrato mio marito anni addietro (bellissimo lavorare con il proprio marito Barbara! Hai ragione!!!)e una parte di me vorrebbe farne una professione.
    Tuttavia ancora barcollando alla ricerca della soluzione giusta…Il problema è che fino ad ora l’ho cercata ascoltando gli altri e non me stessa. Ho cercato la soluzione giusta per i miei che vorrebbero facessi IL LAVORO per cui ho studiato (e per cui mi hanno mantenuto all’Università…). Per i suoceri che vedendomi a casa pensano che io non lavori…Per quelli che mi rimproverano di essere sempre “rintanata” (e in tuta) davanti al pc.
    Di conseguenza al momento mi ritrovo a tenere i piedi(o meglio 2 piedi e un braccio) in tre posti diversi perché così accontento un po’ tutti: un lavoretto da casa,qualche ora da precaria di qua e una borsa di studio di là… Gli ALTRI sono contenti e mi ripetono “fai bene ad accettare il lavoro perché “quello del computer” mica lo puoi fare a 70 anni” o ancora “fai bene a lavorare fuori così ti prendi una boccata d’aria” (una passeggiata salutare con i bimbi no?)oppure ” devi coltivare la tua vita sociale” … Su questo punto avrei molto da discutere ma non voglio annoiarti.
    Concludendo, per la pace famigliare mi ritrovo a reggere una baracca che non so quanto durerà..La soluzione lo so …dipende da me…ma quanto è difficile!!!

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Mamma di Dafne (17 anni)

      Guarda, quando ho aperto Mammafelice tutti mi prendevano per pazza. Mi hanno assecondata solo perchè tanto dicevano: Massì, lasciamola fare, tanto cosa vuoi che faccia? Poi si stuferà e si cercherà un lavoro vero!
      Nestore mi ha sempre sostenuta, sempre, ma anche lui non era molto convinto e ci sono stati momenti in cui ho fatto delle sceneggiate pazzesche per convincerlo che ce l’avrei fatta e che non era solo un gioco.
      Con questo non voglio dire che sia facile, ma sicuramente, se non ci si prova, è più difficile. Non so cosa mi succederà in futuro. Ma so che non ho più voglia di fare lavori del cavolo solo perchè pare brutto non accettare un lavoro. Per anni, seguendo questa filosofia, ho accettato qualunque impiego: facevo panini la notte da Oscar il Mago del Panino (giuro!), lavoravo al call center dell’892424, facevo telemarketing, poi andavo in giro per fiere sparse in Italia, ho fatto la tata, la baby sitter, i corsi 626, l’insegnante in Croce Rossa. Non posso dire che non mi sia servito: ho avuto la fortuna di vivere molte vite. Ma onestamente per mia figlia mi aspetto altro: fare 4 lavori contemporaneamente non è una bella cosa, e per essere sottopagati e stressati, tanto vale guadagnare meno facendo ciò che ci piace davvero fare.
      Non sono brava a dare consigli posati e saggi: dalla mia vita ho imparato che i colpi di testa mi hanno portato tanta felicità. Non tutti siamo così. Ma di vita ne abbiamo una sola, e se puoi far felice anche te stessa, oltre che gli altri, secondo me è meglio anche per l’armonia del mondo intero. Baci!

      • Sai, quando dci “pare brutto non accettare un lavoro”..mi riconosco pienamente!Sono cresciuta in una famiglia che ha incontrato per 2 volte il grosso problema della disoccupazione e a quei tempi lavorava solo mio padre…Così anche io ho fatto di tutto, dalla cameriera, alla commessa (sempre sottopagata e anche ora la mia borsa di studio lo è…). E’ chiaro che ogni lavoro mi ha dato qualcosa però non la soddisfazione che mi sta dando il blog ad esempio… Non so se esiste la felicità completa Barbara, sicuramente esiste la felicità. Ho detto poche volte nella mia vita “sono felice” anche perché spesso dopo mi son ritrovata a combattere con qualcosa più grande di me. E’ uno stato d’animo che comunque inseguo con caparbietà cercando di scalfire uno scudo un po’ autolesionista che mi sono costruita tanto tempo fa.
        Grazie per la risposta!!! Un abbraccio!
        Elena

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Mamma di Dafne (17 anni)

        Autolesionismo? Presente! Io ho un Master in Autolesionismo, preso alla Bocconi. Ma poi passa, eh… 😀

      • anche a 34 anni sono ancora in tempo?? penso che potremmo parlane per ore 😉 Anche io ho un master consolidato 😀

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Mamma di Dafne (17 anni)

        Pure io ho 34 anni! 😀

  6. Mi sa che scrivo un post pure io 🙂

  7. La situazione del nostro Paese è tragica, sia per le lavoratrici a casa – insidiate dalle tasse e spesso sfruttate – che per quelle in ufficio, precarie o mobbizzate dopo la maternità. Per andare oltre la speranza, con altre donne abbiamo deciso di raccogliere suggerimenti e stimoli, sulla scorta della bellissima trasmissione “Senza donne”, per elaborare un documento condiviso da portare all’attenzione delle Istituzioni e dei partiti politici. Se volete venire a dire la vostra o portare suggerimenti in tema di conciliazione, potete lasciare un commento qui: http://senzadonne.wordpress.com/ e se avete voglia di diffondere, più contributi riceviamo più saranno gli stimoli e le proposte su cui lavorare. un caro saluto
    francesca /panzallaria

  8. Io prima della gravidanza lavoravo part time da casa… il che era perfetto, se non che il mio capo voleva fare il furbo e me ne ha fatte passare di tutti i colori, quindi ho deciso che dopo la maternità non sarei tornata a lavorare per lui.
    Mio marito è tanto tempo che mi dice di mettermi in proprio e lavorare come freelance, visto che il mio lavoro consiste nel creare delle campagne pubblicitarie nei motori di ricerca.. e qualche giorno fa, è venuta a trovarci a casa una mia ex collega di lavoro, che mi ha convinto a farlo davvero… speriamo di riuscire a conciliare il tutto.
    Per me il lavoro da casa è una necessità perchè qua siamo soli, le nostre famiglie sono lontane e sinceramente farmi 30 km di macchina per andare a Torino in un ufficio e spendere tutto in nido e trasporti non mi va per niente!
    Incrocio le dita per me! 😀 😀

  9. Ciao! Grazie per il post, molto interessante…
    La cosa che fa davvero pensare è che tantissime mamme, con problematiche diverse, esperienze professionali diverse, in città diverse, ecc, trovino tutte analoghi problemi a conciliare lavoro e famiglia: sembra proprio che la società non sia “a misura nostra”… Io ho la “fortuna”(non è ironico, ma un certo sorriso viene comunque), di lavorare in un posto in cui la maternità è formalmente molto ben tutelata: sta di fatto che nel mio ufficio sono l’unica ad avere figli, e devo lavorare il triplo degli altri per dimostrare che, nonostante il mio status di mamma, posso ancora “produrre” qualcosa. Per quanto mi sforzi, però, noto che una certa diffidenza continua ad aleggiare attorno alla mia figura, soprattutto per il timore che le mie pulsioni riproduttive possano portarmi ad una terza gravidanza. PS: ovviamente il mio capo è un uomo. Buon uomo, ma pur sempre uomo….

  10. Ciao Barbara, ho linkato questo articolo al mio ultimo post, spero non ti dispiaccia 🙂

  11. cristina

    Ciao, chi mi può dare qualche dritta su come trovare un “lavoro” a tutti gli effetti da poter gestire da casa??? Azienda chiusa..sola….con due figlie cresciutelle, ma pur sempre in casa….conosco l’inglese ed il tedesco…mi piace molto cucinare bio e vegetariano….insomma chi mi aiuta??? Grazie!

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