Meglio a casa o in ufficio?

Pubblicato il 12 Ottobre 2010 da • Ultima revisione: 20 Marzo 2015

lavorare da casa

Qualche giorno fa ho letto con molto interesse il post di Chiara-Wonderland: Voglio un ufficio, ovvero: la vita della freelance con figli(a). Mi ha fatto pensare.
Intanto perchè quello che dice è molto vero: non si può essere tutti felici allo stesso modo. Lavorare a casa può essere un’esperienza felice per me e per altre donne, ma può essere anche un’esperienza stressante e difficile da gestire,  in altri frangenti. Insomma: non c’è un solo modo di vedere la cosa, nè un modo giusto o uno sbagliato.
Semplicemente, in questi casi, la differenza tra le persone crea il contesto.

Quello che mi piace del post di Chiara, è che lei è molto sincera e realista:

Io lo so benissimo che le donne con figli che lavorano full time fanno tre volte i miei sacrifici, gli orari sono incompatibili con la vita da genitore e vedere i figli al mattino quando si svegliano e la sera quando vanno a dormire è davvero ingiusto. Ma io continuo a mandarli, i cv alle aziende. Anche se non rispondono, anche se non concedono il part-time manco se t’ammazzi, anche se è un periodo di merda per cercare lavoro.
Perché non è tanto facile essere una freelance senza ufficio e senza orari, che a volte non esce di casa se non per fare una spesa-lampo e parla con le persone soltanto per telefono. Manca una quotidianità che ti definisce in una dimensione che sia oltre la casa, oltre la famiglia, oltre il ruolo di genitore. Perché lavorare da casa significa che lo spazio del lavoro si fonde con gli altri, e finisci per fare tutto, sempre.

E’ chiaro a tutte, infatti, che potendo scegliere, la metà delle donne sceglierebbe di poter lavorare a casa e gestirsi gli orari. O, ancora meglio, se esistesse la possibilità di farlo, sceglierebbe un part time. Ma purtroppo la realtà del mondo del lavoro per donne, in Italia, rende il part time meno probabile che la fine del mondo del 2012 secondo il calendario maya. Ma è pur vero che molte donne preferirebbero comunque tornare al lavoro, e continuare una carriera ‘tradizionale’, senza perdersi per strada le opportunità che si sono guadagnate duramente.

E’ comunque molto vero quello che racconta Chiara: lavorare a casa non è una passeggiata. O meglio, potrebbe esserlo se ci fossero alcune condizioni (solitudine, silenzio, concentrazione, una stanza adibita a ufficio…), ma diventa stressante se hai qualcuno intorno (bambini, nonni, parenti…) che spezza la tua concentrazione e non dà al tuo lavoro la stessa importanza che gli darebbe se tu lavorassi in ufficio: tanto lavori da casa, che sarà mai…

Lavorare a casa significa avere un maggior rigore e una maggiore organizzazione rispetto al lavoro di ufficio: in ufficio, quando a pagarti è qualcun altro, ti puoi anche permettere un giretto su FB, una pausa caffè più lunga, una chiacchierata o due con le tue colleghe di stanza. Quando lavori per te stesso, questo non puoi permetterlo.
Quando lavori per te stesso, devi essere inflessibile: tu sei nello stesso tempo quello che lavora e che stipendia, quello che guadagna o perde. Non puoi dare la colpa a nessuno dei tuoi fallimenti, e non avendo la certezza di un ‘posto fisso‘ (casomai il posto fisso fosse ancora una certezza in Italia), la tua giornata deve essere produttiva al massimo, i tempi devono essere ottimizzati e devi cercare di usare la giornata in modo proficuo.

Ma, c’è di contro, che se lavori per te stesso non hai nessun capo che ti rompa le scatole. Non hai nessuno che possa ricattarti con lo stipendio non versato. Non hai nessuno che ostacoli il tuo lavoro, che si prenda i tuoi meriti e ti addossi le sue colpe, che ti faccia venire il nervoso già alle otto di mattina.

Ma la solitudine ha un risvolto che va controllato: non deve diventare isolamento. Se lavori autonomamente lo fai per lavorare meglio e più liberamente. Ma se il tuo lavoro diventa una scusa per non vivere, perchè hai sempre un lavoro da finire o una scadenza che sta per scadere, allora è inutile guadagnare di più, per vivere meno. Un certo pericolo di schiavitù, insomma, esiste anche nel lavoro autonomo.

Poi un giorno vedi una ex collega che ha continuato a lavorare nel settore dove eri tu, e ti rendi conto che ti stai perdendo qualcosa: hai meno prontezza nelle risposte, meno cose da raccontare, meno smalto nella conversazione. Ti viene sete di mondo, di cose, di parole, di persone.

C’è chi pensa che piuttosto di lavorare a casa col proprio marito si sparerebbe in bocca. E chi invece lavora serenamente e si diverte pure, come me e Nestore, o come Jolanda e Paolo. C’è chi ha riscoperto il piacere di lavorare in due e condividere nuovi progetti, come Veronica M di Ms, e chi ogni giorno, come Emily, combatte con intelligenza e ironia l’atteggiamento workaholic del marito. C’è chi, come Maria di WMI, ha persino creato un’Associazione che sostiene le mamme lavoratrici. C’è anche chi, come Anna di Piattini Cinesi, riesce a farti ridere facendoti contemporaneamente riflettere. E chi, come Costanza di ITmom, aggiunge sempre uno stimolo in più alla conversazione. O come Claudia, Arianna e Alessia, che riescono a lavorare con tanti figli in giro, magari quando la ciurma dorme, e anche quando le cose le vanno male, hanno sempre una parola dolce da condividere via email.

Siamo tante, e siamo tutte diverse. Ma c’è una cosa che, mi sembra, ci accomuna: la maternità ha in qualche modo cambiato il nostro rapporto con il mondo del lavoro. Alcune di noi sono rientrate in ufficio, alcune hanno perso il lavoro, altre se lo sono inventato. E questa mattina, in fondo, pensavo: non importa se a casa o in ufficio. Basta averlo, un lavoro.

E il fatto che io abbia ritrovato questa voglia di lavorare, e che l’abbia trovata a casa, e sia felice di scrivere qui, adesso, dal mio corridoio, con le ciabatte ai piedi e il maglione al rovescio, non significa altro che una cosa: un lavoro è un lavoro. Speriamo che prima o poi le mamme ne abbiano uno.

Altri post sul lavoro da casa:
Lavorare da casa: si può?
Lavorare da casa: i pro e i contro.



Commenti

56 Commenti per “Meglio a casa o in ufficio?”
  1. Io sono in bilico tra le due cose (casa/ufficio) e precarissima dalla seconda maternità, con molti progetti in fieri . Personalmente quello che mi spaventa in assoluto è la mancanza di prospettiva più che il luogo in cui produco e per chi.
    Vedremo nei prossimi mesi cosa riuscirò a combinare. O la va o la spacca!!!

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      A parte il fatto che secondo me tu prospettive ne hai… per il resto secondo me nel lavoro autonomo bisogna proprio rassegnarsi a non avere certezze. Io ormai ragiono ad obiettivi a media scadenza, e non a prospettive, altrimenti mi paralizzo. E di solito baro: mi pongo obiettivi facilmente realizzabili, così mi sembra di essere bravizzima 😀

      • grazie per la fiducia 😆
        ottima strategia!!! (eh anche io comunque la adotto ogni tanto anche in casa….tipo fai una torta buona buona e il resto della casa è un macello indescrivibile, ma basta chiudere la porta :))

  2. Adesso faccio la solita dicendo: ‘ai miei tempi’… ma qui ci vuole. Ai miei tempi, e cioè prima che nascessero i miei pargoli e lavoravo tanto tanto senza limiti di orari, era il 1998 credo, non c’era giorno in cui non scrivessi un articolo sul ‘telelavoro’, parola ormai in disuso da anni. Era il mio mantra, e devo dire che se per gli altri è passato di moda per me da subito è diventata la mia realtà lavorativa, anche quando non avevo figli.

    Il telelavoro sui giornali di economia sembrava fosse la panacea a tutti i mali, la soluzione alla mobilità, alle mamme etc etc. Si diceva: ‘Che ci vuole? ti organizzi un ufficio in casa e da lì con internet resti in contatto con le aziende, pensa al risparmio di tempo, di energia etc etc…’ ma le aziende amano controllare i propri dipendenti e alla lunga, almeno qui in italia, non mi sembra abbia preso molto piede. e parlando con molte amiche, mi sono accorta come dici tu, Barbara, che non tutte amano l’isolamento, che poi isolamento non è, ma presuppone un ribaltamento delle abitudini consolidate.

    da circa 15 anni io lavoro da casa, non potrei fare diversamente, non riuscirei a scrivere con un collega vicino che sta al telefono, lo fulminerei come fulmino mio marito quando mi si siede accanto e dice: ‘oggi lavoro anche io da casa’. l’isolamento per me significa riuscire a ottimizzare il mio tempo, godermi il silenzio che altrimenti in altre ore della giornata me lo scordo e soprattutto essere padrona del mio tempo, almeno al lavoro.

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Ti capisco perfettamente. Nemmeno io riuscirei a tornare indietro, a lavorare ancora con quella cretina di capa che avevo (non è mamma, non dovrebbe leggermi… hiihhi), che mi teneva mezz’ora alla sua scrivania per insegnarle ad allargare le colonne di excel. Anche se era divertente chiacchierare coi colleghi, pranzare insieme, consolidare le amicizie… Nonostante siano ormai più di 4 anni che non lavoro più all’Università, con loro il legame è ancora fortissimo e ci sentiamo e vediamo quanto più possibile. Certo questo, adesso, non posso farlo, e il mio unico contatto umano durante le ore di lavoro, oltre che quello virtuale (ricchissimo e stimolante), è con le sciure al camioncino della frutta il mercoledì pomeriggio. 😀

  3. Mmmmm c’è una lunga, lunghissima riflessione da fare.
    Mi sa che mi hai ispirata.

  4. Elisa

    Avevo commentato anche il post di Wonder , ma mi sa che il mio commento si è perso nei meandri della rete … io capisco perfettamente lo stato d’animo di Wonder , ho provato a lavorare da casa con bambina malata e nonni intorno ed è un incubo , si sentono autorizzati ad interromperti in continuazione e la concentrazione va a farsi benedire , io comunque x il lavoro che sto facendo adesso devo uscire per forza almeno qualche volta e questa per me è la soluzione ideale , mi permette di vedere gente e “cambiare aria” e di gestirmi in parte il lavoro da casa , ma posso fare così solo perchè il lavoro che ho è talmente poco che lo faccio veramente nei ritagli di tempo , quando la bimba è all’asilo (quando ci và tra una tosse e l’altra 😯 )o quando dorme , se il lavoro diventasse di più non disprezzerei un ufficio esterno in condivisione , inoltre quoto assolutamente mammafelice quando dice che x lavorare da casa ci vuole il doppio della concentrazione .

  5. polly

    lavoro: tasto dolente! ho chiesto e ottenuto l’orario continuato, quando è possibile; ho preteso un contratto decente, con gli assegni familiari. e ora sono qui che mi lamento che tutto questo non mi da più stimoli, mi distraggo, non ho tempo per fare quello che mi piace davvero. mi sento anche un po’ stronza verso tutte quelle che il lavoro non ce l’hanno. però vorrei avere il coraggio di provare a fare di testa mia. non ho il coraggio perchè mi sento una che vale poco, e almeno qui lo stipendio arriva tutti i mesi e riesco a pagare il mutuo e a mandare avanti la baracca.
    comunque, casomai un domani dovessi rimescolare le carte, per me il massimo sarebbe il co-working.

    • 😯 perchè dici di valere poco??? non lo penserai davvero? il fatto di sentirti così forse non deriva dalla rassegnazione verso un lavoro, seppur fisso, ma che detesti?? parlo x esperienza!!!

  6. ah, mi sono dimenticata, anche io ho passato tutte le fasi deli lavorare in casa con i bambini malati, bambini allattati etc etc… un incubo, ma con i figli è così. credo che andare al lavoro lasciando il figlio malato a nonni o tate non sia molto meglio, anzi. non credo proprio che una mamma che lo deve fare stia meglio di una che lavora in casa col figlio che urla e reclama attenzione.

    è il solito atavico problema della tutela della maternità, se fossimo in un paese civile le mamme potrebbero stare con i figli piccoli senza perdere il lavoro, e tornare al lavoro quando i figli crescono e non dipendono più totalmente da loro. se fossimo in un paese civile.

  7. fiocco72

    Io lavoro da anni part time cioè da quando ho avuto il secondo figlio , ho cambiato spesso lavoro per adattare ad esso i ritmi miei e della famiglia. E a parte quest’ultima esperienza non molto positiva dal punto di vista economico, mi sono sempre trovata bene. Credo che lavorare full time per una mamma non sia facile, l’ho provato ed è stressante. Invece mi piacerebbe lavorare da casa, perchè comunque i vantaggi ci sono. Certo non saranno tutte rose e fiori ma organizzativamente per me sarebbe ottimo. Proprio oggi che ho mio figlio maggiore ammalato, l’ho dovuto lasciare a casa da solo, è vero che ha 14 anni e che lavoro vicino, ma avrei voluto restare con lui e coccolarmelo un pò…gli svantaggi di lavorare in ufficio. Il discorso di essere sola per me non cambia, anche qui sono sola, parlo ogni tanto ma proprio ogni tanto con il capo e con qualcuno al telefono e per fortuna che c’è il forum ed internet. I tempi vanno comunque ottimizzati perchè è vero che magari cazzeggio un pò, ma comunque devo lavorare in ogni caso…Mi auguro tanto anche io quello che dici tu Ba, che tutte le mamme abbiamo prima o poi un lavoro!

  8. Io la settimana prossima torno al lavoro dopo la seconda maternità e sono combattuta tra il “non vedo l’ora” (di uscire di casa) e “chi me lo fa fare” (l’affitto, il nido, la spesa…). Sono tra le 7 fortunate in Italia che hanno avuto il part-time dopo la nascita del bambino, ho un contratto a tempo indeterminato, sono molto riconoscente di quello che ho ma spesso mi sento come appiattita su un lavoro che non mi piace, non mi dà soddisfazioni, mi costringe a frequentare persone orende (sic): me lo tengo stretto ma mi sento così mediocre, incapace di uscire da un guscio per cercare altre opportunità. Mi trovo spesso a guardare con ammirazione (per non dire invidiare 🙄 ) chi ha il coraggio di affidarsi solo a sè stessa e sa proporre i propri talenti (capacità e preparazione) ricavandone anche uno stipendio.

  9. Io, lo confesso, non potrei proprio lavorare da casa. Mi piace troppo il mio lavoro vario, frenetico, che implica continue interazioni non solo con i colleghi, ma anche con il “pubblico”. Più flessibilità la gradirei, certo. Ma non rinuncerei mai all’ufficio.

  10. In questo periodo sono come un bruco che si sta trasformando (spero in una splendida farfalla, ma chi può mai dirlo? :mrgreen: ): lentamente, con tempi da bradipo e tenendo i piedi su due no tre no quattro diverse staffe, sto cercando anch’io di trasformare il mio lavoro, che è partito come “segregata d’ufficio” e diventerà “padrona del proprio tempo e libera di decidere di lavorare la notte per godersi una splendida giornata con la propria figlia”!
    Sì, le aziende e i privati in Italia hanno il brutto vizio di voler controllare fiato sul collo i propri dipendenti, mentre proprio ieri leggevo un articolo su una società californiana che monitora l’andamento delle onde e invita i propri dipendenti a portare in ufficio la tavola da surf, casomai cambiasse il vento! 😯 😯 😯 Vi rendete conto della differenza? Io a volte non potevo permettermi nemmeno di bere un bicchiere d’acqua (e non sto scherzando…): mi sembra che noi siamo lontani anni-luce da queste concezioni, quindi l’unica alternativa possibile credo proprio possa essere quella di inventarselo, il lavoro, anche se sarà duro mille volte tanto, anche se l’essere madri non facilita certo le cose. Il lavoro da casa mi spaventa un po’, dato che quando la PM mi gira intorno non riesco a combinare niente di niente, e in tutti i casi ha ragione chi dice che è considerato come un lavoro di serie B, perché “tanto sei a casa e nel frattempo puoi fare lavatrici e stirare e cucinare e…”: no, quando lavoro ho bisogno di poter pensare solo a quello e personalmente sto valutando la possibilità di condividere un ufficio con altre colleghe, una stanza relativamente ‘lontana’ da casa, che mi permetta di chiudere la porta e staccare la spina.
    E poi lo ammetto: tornare a casa alle nove la sera dopo una giornata stramazzante e trovare tua figlia che ti fa il sorriso più grande del mondo…

    • sul fatto che sia considerato lavoro di serie B, mettiti il cuore in pace. io, all’inizio, ci rimanevo male e mi sforzavo di spiegare che il lavoro è sempre lavoro, non devi metterti un tailleur per farlo, adesso lascio che ognuno pensi quel che vuole, soprattutto chi non si sente importante se non ha una scrivania in un ufficio a 1 ora da casa… il problema sono i miei figli che mi dicono: ‘ma tu sei a casa, le mamme dei miei amici lavorano’:( ma questo è un altro discorso e meriterebbe un altro post.

  11. buongiorno! anche io per motivi più o meno riconducibili alla mia volontà lavoro da casa. gestisco un paio di negozi online, scrivo sul blog ed ormai sistematicamente traduco libri per un portale americano. la vita è rallentata, e forse più apprezzata, poi in un contesto frugale è la dimensione ideale per poter seguire i bambini e non pentirsi di non averlo fatto quando questi saranno adulti. ho avuto una mamma molto lavoratrice e impegnata, che ho visto poco..io noto la differenza con le mie bambine! l’unica nota negativa è l’abbrutimento..non si esce molto e si tende a trascurarsi come donne. ma se ci si impone frugalmente una spa in casa con tempi ed orari prestabiliti durante i quali ci si coccola un pò..allora concluderei che fin quando i bambini sono piccoli ed hanno bisogno della mamma, questa deve essere il più possibile presente nella loro vita e, un paio di volte alla settimana, quando questi dormono con il papà, ci si può concedere un sano aperitivo con le amiche, per nn dimenticare di essere adulti!!

  12. Ciao Barbara,
    intanto grazie della citazione
    Come tu ben dici, anche io sono della convinzione che sia un problema sia culturale che personale. Da una parte spesso mancano alternative alle 8 (9…10…) ore in ufficio VS lavorare in solitudine da casa. Niente part-time, nessuna soluzione di flessibilità, spesso vige la regola “o dentro o fuori” e sono poche le fortunate freelance che oltre a spedire contributi partecipano attivamente alla vita aziendale, intendo meeting, riunioni, brainstorming. O almeno, questo accade il pù delle volte, i casi fortunati esistono sempre.
    Secondo punto, come ho specificato nel post, questa è la mia esperienza e va contestualizzata rispetto alla persona che sono, al mio percorso, al mio “coito interrotto” lavorativo… ehm…eh eh 😆
    Insomma, passare da stimoli continui alla vita casalinga, dove gli stimoli devi andarteli a cercare (per lo più in rete!) non è facile. Non lo è, anche se so che se mi offrissero un lavoro sarebbe full time e allora ci sarebbe il dilemma opposto, perché non vorrei nemmeno starmene lontana 9 ore al giorno da mia figlia (9 se va bene, io facevo orari assurdi prima, e spesso sono richiesti tuttora nel settore della comunicazione). Purtroppo è un conflitto apparentemente insanabile e si dovrebbe assolutamente fare qualcosa. Io ci sto pensando, perché come mi insegni bene tu per essere una brava mamma bisogna essere una mamma felice, e la felicità passa anche da un equilibrio personale e una realizzazione lavorativa.
    Un abbraccio!

  13. Io lavoro part-time da quando ho iniziato. All’inizio contratto di collaborazione, poi contratto a tempo indeterminato (che non si sa comunque finchè durerà). La prima maternità l’ho fatta senza nessuna retribuzione e con rientro al lavoro al quarto mese pena perdita, la seconda invece sono stata tutelata con lo stipendio per intero, i 5 mesi di maternità e un mese di ferie. Lavoro al mattino con un orario che mi permette di portare la figlia all’asilo e di lasciare comodamente l’altra alla nonna. Penso di essere fortunata, tuttavia ho fatto delle scelte già prima che nascessero le mie figlie e ho messo la famiglia al primo posto. Non faccio quello che avrei desiderato nè quello per cui ho studiato, ma sto con le mie figlie tutto il pomeriggio. Se potessi lavorerei da casa? No. Sarebbe impossibile nel mio caso, in sei mesi a casa sono riuscita ad aprire il computer due volte.

    • Sono daccordo con te. Io le scelte le ho fatte ancor prima di sposarmi perchè sono stata per anni una studente lavoratrice. Ora con il bambino sono sempre di corsa, lavoro il pomeriggio e per le 13.30 deve aver mangiato lui, mangiato io e devo aver cucinato per la cena. Il mio lavoro in ufficio, pur essendo un po’ precario, cerco di tenermelo stretto. Sento il bisogno di uscire da casa.

  14. Eccomi…ma che m’avete letto nel pensiero? è un tema di FUOCO a casa mia….in breve la mia storia: lavoro part time per un’azienda…e dal 2010 ho aperto il mio negozio on line che ormai conoscete giusto????Natura Bioallegra è la mia passione, il mio mondo, e la mia gioia dopo il mio compagno e nostro figlio…ma questo doppio impegno..anche se il secondo lo gestisco da casa al pc ma anche partecipando alle fiere, comincia ad essere ingestibile….il pomeriggio ho le mamme a casa per gli incontri e la mattina sono in ufficio…a fare tutt’altro….
    Ora il bivio è: per quanto tempo ancora riesco a lavorare così, dopo che ho scelto il part time per godermi mio figlio, la casa e la cucina??? ….mi ripeto che tutti nella vita fanno sacrifici più o meno grandi…e questo è il momento…

  15. Daniela

    Lavoro da casa, come dipendente, da ormai 6 anni, e devo per forza fare tanto di cappello ai miei capi: perché non ho appoggi di nessun tipo e la pupa alle 16 esce dall’asilo nido e me la devo andare a prendere io, e loro non mi chiedono mai niente, basta che il mio lavoro sia fatto. E io lo faccio, lo faccio: inizio a lavorare il minuto dopo che ho posato la pupa al nido prima che qualsiasi essere umano sia già in ufficio, ma così mi sbrigo i lavori di routine che faccio in totale autonomia, senza bisogno di contatti. Spesso lavoro la sera, quando pupa dorme o quando c’è mio marito che la intrattiene. Spesso lavoro durante il fine settimana, per la stessa ragione di prima (marito che intrattiene). E’ faticoso? Sì, lo è, lo è di più quando mi viene detto “eh, ma tanto tu lavori da casa”, come se potessi – tipo dea Kali – stare al pc mentre stiro, passo l’aspirapolvere e preparo da mangiare. Tornerei indietro? Non credo. Mi manca la dimensione sociale? Fino a un certo punto, ma forse perché nella mia vita lavorativa sono stata sfigata e mi sono trovata spesso circondata da ambienti troppo pettegoli, finendo anche io per diventare una pettegola, dimensione che ho abbandonato con un respiro di sollievo. Per le chiacchiere e per altro ho Fb, FriendFeed eccetera: ecco, al di là dei sistemi di messaggistica istantanea che già esistevano anni fa, l’arrivo dei socialcosi mi ha dato un motivo in più per sentirmi ancora meglio nella mia dimensione di lavoratrice-da-casa.

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Mamma di Dafne (17 anni)

      Che bello il tuo commento, Daniela. E’ bello sapere che ci sono ancora dei datori di lavoro che credono nel telelavoro, anche se, come giustamente hai ricordato, essere mamma e lavoratrice è davvero complicato.

  16. io sono stata relativamente fortunata, perchè sono riuscita ad ottenere un’orario lavorativo che mi permette di andare a prendere la nana ad un orario decente.
    Mi sono giocata però qualsiasi tipo di avanzamento ed aumento.
    Io non riuscirei mai a lavorare da casa, ho bisogno di alzarmi la mattina, di prepararmi e di incontrare persone.
    Lo ammetto con difficoltà ma i mesi di maternità per me sono stati molto duri. Ero felice di godere della mia piccola, ma mi sono sentita isolata e a tratti sola.

  17. Avevo letto anche io con molta attenzione il post di Chiara, e mi sono ritrovata in tante delle cose che Chiara stessa ha scritto.

    Io ho lavorato da casa ai primi tempi in cui ho aperto la partita IVA, almeno un paio di anni prima di decidere di prendere un ufficio tutto per me. Non ero ancora mamma, ma già da allora ho sentito la necessità di non lavorare da casa. Primo, perché vuoi o non vuoi a casa avevo sempre una lavatrice da infilare tra una mail e l’altra, o la cena da preparare, o il bagno da pulire che occhieggiava… Secondo, perché come dicono polepole e ITMom, spesso lavorare da casa è “di serie B”. Molte volte mi ritrovavo a parlare con clienti nuovi, che al fatidico “lavoro da casa” ti guardavano storto. E questo, quando per te invece significa lavorare tanto, non è il massimo.

    Quando è nata Sveva, me la sono portata in ufficio tutti i giorni da quando aveva 2 mesi, ma anche così non è stato semplice per niente. Quando aveva 7 mesi è andata al nido. Con Siria, invece, ho scelto di lavorare da casa, e fino a che non è andata al nido anche lei ho portato avanti i lavori che non potevo lasciare, spesso allattandola davanti al pc, perché alcune cose non potevo rimandarle in nessun modo.

    Adesso sono entrambe al nido/scuola dell’infanzia per tutto il giorno, e i momenti in cui lavoro da casa si riducono spesso alla sera dopo cena. In ogni caso, lavoro con un perenne senso di colpa del lasciarle tutto il giorno, e con l’idea di essere sempre tra le ultime a riprenderle, la sera. Per non parlare delle cose di casa.

    L’ideale sarebbe (in teoria) lavorare comunque part-time, ma inizio a pensare che questa opzione non sia contemplata nel lavoro free-lance, a meno di non avere una autodeterminazione fortissima!

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Mamma di Dafne (17 anni)

      Quanto mi piacerebbe avere un ufficio come il tuo, Gloria… Per me è un sogno, un obiettivo. Questo corridoio inizia davvero a starmi stretto.

      • Sai bene quanto ti capisco, da quello che ho scritto sopra 🙂
        Tieni conto che a Bologna non è così semplice così come qui (in mezzo ai lupi) avere un ufficio tutto per sé, ma sono sicura che non è un obiettivo così lontano… 🙂

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Guru
        Mamma di Dafne (17 anni)

        Il nostro prossimo obiettivo è trasferirci e andare in campagna, in mezzo al verde, in zone sicuramente meno costose della città, in modo da poterci ricavare un vero studio… L’anno prossimo si vedrà!

      • Anche noi stiamo cercando una casa in campagna (lo so, viviamo già in campagna, ma vorremmo lasciare l’appartamento per una casetta in cui poter fare il giardino e l’orto)!
        Certo che già avere uno studio dedicato (al posto del corridoio) sarebbe un grosso passo avanti! Vedrai che riuscirete a fare tutto 🙂

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Mamma di Dafne (17 anni)

        Gloria, ma voi in che paese vivete? Adesso ti scrivo, va… 😀
        Che idiota che sono: ho visto sul sito 😀

      • 🙂 Se volete venire in visita siete i benvenuti, eh!

      • Oddio, questo post me l’ero perso!
        In serata commento come si deve ma nel frattempo: Barbara venite a vivere qui c’è il mareeeee e anche la campagna

        Vivere con il giardino è davvero una roba speciale, ve lo consiglio assolutamente…

  18. lavoro a tempo pieno e vorrei trovare un impiego part-time perchè il mio lavoro non è il massimo della soddisfazione personale e soprattutto perchè ora guardandomi indietro mi rendo conto che ho perso tanto della crescita dei twins, non posso stare male, non posso prendermi i permessi….caos insomma…li twins non ne hanno risentito, fortunatamente ho un marito super. Adesso sono alla materna e poi andranno alle elementari e lì penso e spero di seguirli di più. Comunque ho casualmente scoperto il mondo dei blog…uno dei primi è stato proprio il tuo mammafelice…mi sento meglio, meno sola nelle miei deliri di mamma perennemente organizzata, più improntata a rendere quei brevi momenti della giornata (sera) passata con i miei figli un momento bello e creativo con tutto quello che mi inspira questo e quel blog…baci

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Pensa che proprio tra ieri e oggi son sclerata e mi son detta che son stufissima di essere sempre così organizzata. Non ne ho più voglia! Vorrei vedere che succede se la smetto di pensare che ogni tanto serve anche andare a comprare le mutande nuove, o il dentifricio, o un paio di scarpe senza buchi.

  19. Ciao Mammafelice, grazie del link.
    Per me tornare indietro ad una vita più standard sarebbe veramente impossibile. La mia concezione del tempo, della giornata, di ciò che è importante e mi poace fare è completamente cambiata.
    In realtà avevo iniziato fare la consulente free-lance nel 2002, ben prima dei figli. All’inizio mi mancava tantissimo l’ufficio e la condivisione, ma Marito mi diceva “vedrai, diventerai un cane sciolto e non potrai più tornare indietro”. Secondo me nella maggioranza dei casi è vero. Certo bisogna trovare un equilibrio tra casa e fuori casa, creare delle relazioni professionali. Poi al pomeriggio arrivano i figli, non sono più sola e si può dire che ho una giornata un po’ schizofrenica!

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