La scuola che vorrei

Pubblicato il 28 Maggio 2010 da • Ultima revisione: 20 Marzo 2015

la scuola che vorrei

Da quando ho letto un articolo di Claudia sul suo tipo di scuola ideale, mi sono interrogata molto sulla scuola che anche io vorrei. A maggior ragione in questo periodo in cui ho grandi speranze per la scuola dell’infanzia che inizierà a Settembre.

Per lei vorrei il meglio, come tutti i genitori, immagino.
Ma ‘il meglio’ per me non è una scuola super-lusso, nè una scuola che faccia attività per rendere i bambini più intelligenti. Io vorrei una scuola ‘sincera’.
Una scuola dove sinceramente si amano i bambini e si ha a cuore la loro educazione. Una scuola dove sinceramente si instauri un rapporto vivo tra maestre e famiglia. Una scuola dove sia sincero il progetto educativo.

La scuola che vorrei ha degli insegnanti preparati. Insegnanti pagati tanto, e valutati tanto. Insegnanti che meritano uno stipendio molto alto perchè sono insegnanti capaci, didatticamente, emotivamente e psicologicamente. E non hanno paura di essere valutati ogni anno e rimettersi in discussione.

La scuola che vorrei ama la natura e il tempo. Ha un grande giardino con un prato verde, degli alberi e un piccolo orto. E’ una scuola dove ci si sporca le mani di terra, dove si cammina scalzi sull’erba, dove si osserva il ciclo delle stagioni e si impara ad amare la Terra.

La scuola che vorrei ha le regole, i quaderni, i banchi per stare seduti. Ma ha anche le non-regole: è al servizio della creatività spontanea, non la imbavaglia, non l’ammutolisce, non cerca di irrigidirla e normarla.

La scuola che vorrei è una responsabilità condivisa tra maestre e famiglia. Una scuola partecipativa, una scuola in cui tutti insieme si procede in una sola direzione, in cui si condividono le vite, in cui si sente un senso di appartenenza forte.

La scuola che vorrei non è povera. Ha la carta igienica, i gessi, i computer collegati ad Internet, il tetto che non crolla, una biblioteca con tanti libri nuovi, materiale didattico adeguato, e palloni, una palestra, un cortile.

La scuola che vorrei forse non esiste, o semplicemente non è una scuola pubblica. E io sono delusa, triste, preoccupata. Sono spaventata di non poter dare a mia figlia un’alternativa valida che alimenti la sua curiosità e la diriga nella direzione giusta.

Che futuro può avere un Paese in cui la scuola pubblica non viene tenuta in considerazione?



Commenti

97 Commenti per “La scuola che vorrei”
  1. che amarezza…a settembre la mia bimba entrerà al nido, tenerla con me finora è stato bellissimo ma adesso non posso più, mi ritengo già fortunata di aver vissuto insieme i suoi primi 2 anni…
    …un anno di nido e poi l’asilo…
    e mi trovo a pensare tutto quello che pensi tu.
    e anche io vorrei una scuola serena.

  2. kiara

    piacerebbe anche a me una scuola così 😀
    sentire la mia cinquenne curiosa e piena di interesse verso il mondo, prossima alla scuola primaria, dire che la scuola è noiosa mi rattrista, mi impensierisce e mi fa arrabbiare :argh: e li conosco anche i motivi
    peccato che dove vivo io alternative non ce ne sono ed io che lavoro fulltime non posso certo portarmela in ufficio
    l’anno scorso , durante un periodo ( troppo lungo) in cui erano pianti continui ho anche pensato di mollare tutto e passare all’homeschooling, ma non avremmo messo più insieme il pranzo con la cena e allora si fa di necessità virtù e si va avanti
    tra l’altro continuo a chiedermi se davvero la scuola parentale sia la risposta giusta o se invece non è meglio che a tutti i bimbi, e non solo ai nostri figli,sia data un’educazione pù rispettosa dei loro bisogni
    credo che solo con l’impegno di noi genitori in prima linea, facendoci coinvolgere in prima persona c’è possibilità che qualcosa si smuova

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Mamma di Dafne (17 anni)

      Io non me la sentirei proprio di praticare l’homeschooling. Ammiro molto chi lo fa, ma io non sarei in grado. Anche ammettendo di potermelo permettere (anche io devo lavorare come te), mi mancherebbero le basi: non mi ritengo abbastanza preparata. E poi ho un carattere troppo forte, e avrei il timore di schiacciare mia figlia ancora di più di come potrebbe farlo la scuola tradizionale. Inoltre noi qui siamo soli: farla restare a casa significherebbe isolarla, perchè non abbiamo realtà di bambini, oltre alla scuola, da frequentare quotidianamente.

      • kiara

        in realtà non ho mai pensato concretamente di farlo ma presa dallo sconforto è stata una delle opzioni che mi sono passate per la testa

        di fondo, al di là della preparazione “culturale” che credo di avere o di poter acquisire dato che ho avuto la fortuna di poter studiare e laurearmi e sono circondata da nonni e parenti stretti insegnanti o ex insegnanti ( mi rendo conto di essere una situazione privilegiata),mi chiedo se “tirarsi fuori” dalla scuola pubblica sia la soluzione migliore
        ai nostri figli garantiamo, magari, un percorso migliore e agli altri? chi ci pensa? se chi ha capacità di riflessione su queste tematiche coltiva il proprio orto e non immmette nel circuito le proprie capacità critiche sarà sempre peggio
        è la cosa migliore che possiamo fare?
        non ho risposte, solo domande :mrgreen:

    • rossy

      ho letto quello che dite, ed in parte è vero…però la mia esperienza di passaggio da materna ad elementare non è stato una delusione.
      Forse per qualcuno lo è oppure lo sarà, ma nel mio caso sono stata felice di aver visto l’accoglienza delle maestre, il rispetto dei tempi dei bimbi non abituati ai ritmi della scuola, la pazienza dei piccoli “difetti” di bimbi ancora “piccoli” e non scolarizzati, l’acquisizione delle prime conoscenze da parte dei bambin è stata una gioia.
      Quello che mi rallegra è vedere ancora oggi a due settimane dalla fine della scuola il mio bimbo correre verso l’ingresso, sereno!

      Auguro anche a voi tutto questo, perchè di angoli felici ce ne sono ancora!
      Un bacio.

  3. Ecco….io sono alquanto preoccupata perchè questo è l’ultimo anno di materna per la saruccia…sono preoccupatissima per il suo ingresso alle elementari…continuo a vedere la scuola di oggi più arida rispetto a quella che era un tempo (e non è un gran complimento)…ma magari l’anno prossimo sono già in canada e non ci devo pensare…. 😆

  4. Lo dico? vabbeh lo dico…Non mi aspetto da te questo pessimsimo! Posso dire che mando mia figlia al nido COMUNALE dopo un mese di nido privato e mi sono trovata moooooolto meglio. Per le attività svolte, per la struttura, per gli insegnanti, per il giardino con i giochi nuovi, per gli orari più flessibili eccetera eccetera. E non abito in un quartiere in, ma in un quartiere romano strapopolare, molto multientico e ovviamente periferico. Sono stata fortunata? forse. Diamo un po’ di fiducia alla scuola pubblica… Comunque in bocca al lupo!

  5. kiara

    anch’io ho esperienze felici, per carità, mia figlia più grande, ora undicenne,è sempre stata ben felice di andare a scuola e ha incontrato nel suo percorso buone maestre e alla scuola media quest’anno è stata fortunata dato che ha un prof di lettere ( finalmente una figura maschile)che adora e che è parimenti amato non solo da lei ma da tutti i suoi allievi
    credo però che contino moltissimo i diversi bisogni dei bambini, la mia prima è sempre stata mediamente accomodante, una bimba “facile”
    la seconda che ha un carattere diverso ha faticato molto di più a entrare in alcune modalità, a mio parere rigide oltremisura,della scuola materna e le soffre pur accettandole; non credo che tutte queste frustrazioni che, nel bene e nel male, ha dovuto gestire siano state un bagno di salute
    ecco vorrei che fosse la scuola ad “adattarsi” ai bambini e non il contrario

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Mamma di Dafne (17 anni)

      Concordo perfettamente con te. Inoltre, se ci pensate, tutte le volte che si parla di una buona scuola, si dice sempre: siamo stati fortunati. Ma non dovrebbe essere questione di ‘fortuna’: le scuole pubbliche dovrebbero essere tutte buone!

      • Barby

        ECCO HAI DETTO BENE FORTUNA…
        si dovrebbe essere garantita a tutti questa fortuna, anche io ho paura di fare la scelta sbagliata o la scelta obbligata ma si spera di avere “fortuna” insomma.. a me il prossimo anno passeranno alla materna e i due gemelli li separeranno spero che vada bene per entrambi ma c’è anche la possibilità che a uno vada meglio dell’altro… speriamo bene, io mi accontenterei di buone maestre e buone basi…

  6. Che coincidenza, giusto ieri stavo pensando a questa cosa, Sandro era alle prese con il primo test per l’esame di idoneitá di quinta classe, e noi eravamo nell’aula vicina per aspettare. Era tanto tempo che non mettevo piede in una scuola elementare tradizionale. Mentre guardavo i disegni alle pareti, i cartelloni con verbi ed aggettivi, la lavagna e tutto il resto, ho avuto una voglia grandissima di cambiare quello che vedevo… l’atmosfera mi metteva una certa ansia, tutto era mescolato, un po’ di storia su un cartellone al muro, vicino attaccata una tabellina per matematica, poi i colori primari eccetera. Insomma ho pensato come si fa a concentrarsi qui su un tema? I miei anni da scuoletta montessoriana si vede che hanno avuto effetto, la prima cosa che farei é cambiare “l’ambiente”, almeno creare uno spazio per ogni attivitá… ecco, avere un’aula per ogni materia, dove immergersi per davvero in quella materia, con tanto diverso materiale didattico per mettere ad agio ognuno con il suo individuale modo di apprendere… Poi, vedere tutti i banchi rivolti verso la lavagna, che tristezza! E come si fa a disegnare ed essere creativi su quei piccoli tavoli? (a parte le sedie che sono scomodissime, studiate forse apposta per non addormentarsi? ;))… non c’é nemmeno lo spazio per appoggiare bene le cose su banchi, sono fatti per stare seduti fermi e guardare in avanti… giá avere un libro E un quaderno aperto dev’essere una bella impresa… Noi che siamo abituati a studiare sul nostro grande tavolo in soggiorno usando tanti libri diversi sullo stesso tema, per confrontare o includere diverse materie sullo stesso tema, e per mettere a dispizione diversi materiali didattici, o su quell’altro tavolo in cucina, o sul balcone, o per terra, voglio dire che siamo abituati a spostarci dove ci pare in quel momento, dove c’é magari la luce piú adatta o l’atmosfera piú accogliente, facciamo davvero difficoltá ad immaginare che in una classe attrezzata cosí si possa studiare bene, in modo divertente e diversificato… no, credo non sia possibile… Poi gli insegnanti che abbiamo incontrato sono super-carinissimi, aperti, gentili, peró in un ambiente che riduce molte occasioni in quanto a spazio e tempo (voglio dire: suona la campanella e adesso da matematica si passa a geografia anche se avresti avuto voglia di proseguire visto che finalmente hai capito come funziona con le frazioni) …come si fa, mi chiedo…
    È tutto molto, molto diverso dalla scuola materna, dal Kindergarten che abbiamo avuto modo di rivedere in questi giorni, dove i bambini possono scegliere dove sedersi, come lavorare, cosa fare, se partecipare o meno alle proposte didattiche (di solito partecipano tutti perché i bambini di natura sono curiosi, hanno voglia di provare cose nuove, di approfondire, di partecipare… ma partecipare e sentirsi liberi di farlo é molto diverso dal partecipare perché é obbligo)…
    Secondo me con la scuola é tantissimo un fatto di avere fortuna o meno, dipende da dove vai a finire e chi ti trovi davanti, e anche dal tipo di bambino che hai, e anche dal tipo di genitore che sei, perché se lo stile educativo é troppo diverso, gli scontri sono inevitabili, e questo comunque non é un bene per il bambino, che, ricordiamoci, in queste scelte deve essere al centro dell’attenzione.
    Scusa Mammafelice se ho scritto troppo, ma come ho detto prima la domanda della “scuola che vorrei” sta girando giusto in questi giorni nella mia testa.

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Mamma di Dafne (17 anni)

      Grazie Sybille, è davvero un bel commento. Io non so se credo in una scuola dove sono i ragazzi a chiedere cosa vogliono imparare: mi sembra difficile che questo possa avvenire in ambienti così eterogenei come quelli della scuola pubblica, dove spesso ci sono anche ragazzi che non hanno alcuna voglia di studiare.
      Ma concordo su tutta la linea sul tuo discorso degli ambienti: ma perchè in Italia tutto deve essere esteticamente brutto? Le scuole sono brutte, fredde e poco accoglienti. Sono piccole. I banchi sono piccoli e vecchi. Le palestre senza attrezzature. I bagni… senza bagni.
      In altri Paesi, come ad esempio l’Olanda, tutto è bello: le strade, le case, le scuole, i palazzi, gli uffici… la gente ama il bello, le cose belle, le manutiene, le rinnova, le aggiusta.
      In Italia invece siamo così assuefatti a lavorare in uffici brutti, con i riscaldamenti o i condizionatori che non funzionano, la polvere, i muri grigi… che non ci facciamo nemmeno più caso. Mentre invece la bellezza è importantissima!

    • saanthea

      ciao sybille, ti capisco pienamente. anche io sto preparando una scuoletta montessoriana in casa. anche io trovo tristissimo la scuola elementare in termini della sua organizzazione e gestione. e’ proprio il modello della scuola tradizionale che non mi piace e non e’ efficace. questa mia consapevolezza e convinzione nasce anche da un libro che sto leggendo: “The Science Behind the Genius” di Dr. Angeline Lillard, professore di psicologia in eta’ di sviluppo a University of Virginia. in questo libro viene presentato in modo scientifico le differenze tra la scuola tradizionale e la scuola montessoriana. ti dico che da quando leggo questo libro mi si rigira lo stomaco all’idea di mandare mia figlia (ora 2.5anni) a una scuola basata sul modello della fabbrica e che la considera un “un vaso vuoto da riempire”.

      n.b. il metodo montessori non permette affatto ai bambini di imparare nulla o solo quello che vogliono. il metodo prescrive dei apprendimenti precisi ma i percorsi, tempi, modi, materiali, ecc. sono personalizzati e si segue il bambino e il suo sviluppo, non un programma prestabilito per tutta la classe insieme (modello dei operai e della fabbrica).

    • 😐 questo commento mi ha fatto venire un pò di tristezza … mi ha fatto pensare: quante esperienze di scuola davvero formativa esistono? dagli anni 70 in su, quante ne sono state sperimentate? e perché quando si progetta la scuola nelle alte sfere, dal ministero alle direzioni, non se ne tiene conto? hai ragione, siamo ancora alla lezione frontale … come ai tempi del libro cuore!!! ricordo che la mia avveniristica maestra (ho 34 anni!) aveva disposto i banchi in un grande rettangolo e la cattedra ne faceva parte … almeno questo! a fine mattinata ci insegnava l’auto-massaggio delle mani e soprattutto … ci amava! e il suo amore dolce e “severo” lo sentivamo forte e chiaro! ora non c’è più, per fortuna non ha dovuto assistere al triste destino di una scuola che invece di crescere regredisce! le sarebbe dispiaciuto tanto … va bè, ho capito … rimbocchiamoci le maniche … siamo solo all’inizio! ; ) in bocca al lupo a tutte!

  7. Io come madre ho avuto esperienze positive nella scuola pubblica. Ma le cose stanno cambiando molto rapidamente, e le prospettive per il futuro sono nere: e questa è una responsabilità collettiva, a cui mi riesce difficile rassegnarmi.

  8. Ciao Barbara,
    bella discussione questa!
    Il meglio non si trova solo nella scuole pubblica o solo in quella non statale. Ci sono persone appassionate del proprio lavoro e persone incompetenti che pensano solo allo stipendio da ambedue le parti.
    Io ho frequentato una scuola libera cattolica alle superiori e ammetto che ho imparato tanto a livello umano: responsabilità, passione per le materie studiate…
    I miei figli hanno frequentato il nido comunale, ma non uno a caso, uno dall’altra parte della città dove c’era la coordinatrice che mi piaceva, ho perso tempo, l’ho cercata, ci ho parlato…non è piovuto da cielo.
    Stessa cosa per la materna (scuola statale) ho voluto conoscere le maestre delle varie sezioni, ho chiesto al dirigente di soddisfare le preferenze espresse…e poi è venuto di pari passo l’impegno come rappresentante di sezione, la presenza nel consiglio di circolo.
    Insomma a me hanno insegnato che bisogna essere presenti nei luoghi dove si prendono le decisioni, non per bramosia di potere ma per avere quel “potere” di esprimersi. E poi occorre studiare, studiare…mi irrita che qualcuno mi dica “…è colpa della tal riforma” e poi si ammette candidamente di non averla neppure letta! E’ uno sbattimento…ma per il bene dei nostri figli non possiamo credere che “tanto faranno altri”!
    Non so se sono uscita dall’argomento ma volevo raccontare la mia esperienza, un saluto!

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Mamma di Dafne (17 anni)

      Elena, io sono una che si informa e che rompe anche le scatole. Sono sempre alla ricerca di risposte. E pur vivendo nella dotta Bologna, posso dirti che qui la scuola non la puoi scegliere. Quando abbiamo fatto domanda per la scuola dell’infanzia, abbiamo visitato tutte le scuole del quartiere: ci sono piaciute, è stato bello, ma non abbiamo davvero la certezza che quell’ora passata con le insegnanti risponda poi alla realtà. Perchè qui le scuole ‘aperte’ sono aperte solo due giorni, per due ore, nelle due settimane in cui hai il tempo di fare la domanda di ammissione.
      E poi? E poi aspetti… Noi abbiamo fatto la domanda a Gennaio, e abbiamo ricevuto la lettera di ammissione 2 settimane fa. La regola è: inserisci tutte le scuole presenti, perchè se ne metti in lista solo una e lì non c’è posto, resti fregato.
      E qui, ti assicuro, il posto per tutti non c’è. L’amichetta di mia figlia non è stata ammessa da nessuna parte, e andrà privatamente dalle suore. Per dire che purtroppo, anche volendolo con tutte le forze e tutte le energie, non sempre è possibile essere protagonisti di questa scelta.

  9. Elena

    Ciao mammafelice! E’ da tempo che ti seguo…e sono letteralmente innamorata del tuo modo di essere mamma…felice!!! Sono mamma di Leonardo, un magnifico bambino di tre anni e mezzo (cuore di mamma ;)!), che dallo scorso settembre frequenta la materna comunale. La scuola che vorrei…è esattamente quella che dici tu, le tue perplessità sono state anche le nostre lo scorso anno al momento della scelta. All’inizio è stato difficile: la ricerca, le visite alle scuole…la scelta e poi la decisione con mio marito di metterci in una posizione di assoluta fiducia convinti che nosto figlio sarebbe stato da subito la miglior cartina al tornasole della scuola che avevamo scelto per lui e così è stato; devo dire che siamo stati mooooooolto fortunati. La materna di Leonardo ha un giardino grandissimo, tanti giochi e tanti spazi per la creatività, non è nuova (è la stessa dove sono andata io) ma è piena di amore e lo si respira ogni giorno nei sorrisi e negli abbracci delle maestre che accolgono ogni giorno i nostri bimbi, nelle coccole, nei giochi, nelle regole…siamo felici e, ciò che più importa, Leonardo è felice! Mando un abbraccio grande a tutte loro perchè svolgono con il cuore un lavoro molto difficile, importante, impegnativo…brave!!! E grazie a mammafelice per questo spazio.

  10. tutto quello che vorresti non sò da voi ma qui al sud non lo trovi nemmeno nelle scuole private, anzi io non ce li porterei mai i miei figli perchè prendono tutte insegnanti senza esperienza che fanno punteggio e appena possono se ne vanno almeno nella scuola pubblica ci sono i concorsi e i corsi di aggiornamento, ciò non toglie che i tagli alla scuola ormai sono uno scandalo non si può risparmiare sull’educazione del futuro del nostro paese i nostri bambini

    • fulvia

      ma le scuole private non hanno mai avuto unna buona nomea fino ad oggi, proprio per questo motivo. Adesso che va tanto di moda la parola ECCELLENZA…l’italiano è stato convinto che l’eccellenza vada a scuola negli istituti privati (Pasolini…per citare un nome ma tanti altri poeti, scrittori, medici, fisici, matematici etc etc provenivano da illustri licei pubblici), mangi il Parmigiano reggiano e il prosciutto di Parma, si vesta griffato…insomma che l’eccellenza frequenti solo scuole eccellenti, vesta eccellente, mangi e beva eccellente e intanto all’estero facciamo le peggiori figure. Ho lavorato per anni in una scuola degradata, sporcata, semidistrutta dagli allievi. Nei paesi del cosiddetto terzo mondo (allora noi siamo il quarto)non c’è questa mancanza di rispetto per la cosa pubblica, sembra che l’italiano non ami il proprio paese, tanto meno quella che dovrebbe essere la vera forza di un popolo, la cultura, la scuola…

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Mamma di Dafne (17 anni)

        Purtroppo è proprio vero… Ci manca, come popolo, il rispetto per le cose di tutti. Pensa che, quando mi sono trasferita da Torino a Bologna, per me era un sogno vedere che le pensiline degli autobus erano intere, con i vetri veri e non frantumati, e persino con gli schermi funzionanti che ti avvisavano dell’arrivo del bus. A Torino questo non succedeva, per lo meno nella mia zona. Una cosa di questo tipo veniva scardinata in una sola notte.

      • teresa

        bè se adesso venissi a vivere a Bologna la vedresti un pò cambiatella: triste, molto triste,per me che ci sono nata, allora mi dicono”c’è di peggio” ma io credo che ci sia anche di meglio, inoltre se guadagni poco come me, ovvero 950 euro al mese perchè precaria da anni, se non hai nessuno vai a picco.

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Mamma di Dafne (17 anni)

        Io abito a Bologna! 😆

      • teresa

        allora sai di cosa parlo.io sono così dispiaciuta di questo cambiamento, se poi vedessi il liceo dove ho lavorato…ma io continuo a lottare!

  11. sarebbo bello se fosse vero!
    Mia figlia va in un asilo nido così. La lascio e sono felice di vederla felice. Grandi spazi studiati per loro, la biblioteca dei piccoli, delle maestre che la coccolano e la adorano.
    E’ un asilo nido comunale dove però io la mando da privata, perchè non sono, per due anni di seguito, riuscita ad entrare in graduatoria.
    Cosa faro’ quando dovrà cambiare scuola? uscire da un piccolo mondo felice come il suo?
    Non avrei sinceramente voglia e nemmeno le possibilità per mandarla sempre in una scuola privata. io credo nella scuola statale e vorrei che qualcun altro (un po’ più potente di me) ci credesse almeno la metà. Le realtà non a pagamento esistono 8vedi il mio asilo), ma sono così rare che si perdono…

  12. ChiccaGaia

    …io vivo in un piccolo paese di montagna e qui di scuola/asilo ce n’è una sola!…è l’asilo dove sono stata io,ci sono ancora gli stessi giochi,anche se le maestre sono cambiate…e son contenta che Gaia ripercorrerà i miei passi…qui non ci sono alternative,ma la scuola è a misura di bambino!le maestre si conoscono-le conosco,sono mie amiche!..ti fermano per strada,le incontri ai giardini,a fare la spesa…si parla di bambini,ma anche di noi…non è una scuola di ultima generazione!..non si fanno mille corsi-in realtà non ci sono corsi….i bambini sono amati e liberi di esprimere la loro creatività col gioco, col relax,con la lettura,con la pittura…senza stra-fare….ma con un unico scopo:divertirsi!…ed è questa la scuola che voglio per mia figlia….

  13. Cara Mammafelice, anche la scuola che vorrei io ha tutte quelle cose che elenchi tu. Tuttavia se vogliamo rientrare nei canoni della realtà, mi accontenterei di una scuola che non preveda 25/30 bambini a classe. Forse allora tutte le altre cose verrebbero da se’

  14. streghetta

    A me piacerebbe una scuola come quella che frequentano i filgi di una mia amica in Olanda: la british school.

    Alla British school ci sono 5 golden rules:
    1) rispetta gli altri (quindi non usare violenza contro gli altri bambini, non gridare, non picchiare, etc)
    2) rispetta il mondo (non rompere/rovinare oggetti/natura)
    3) non spingere: aspetta il tuo turno
    4) non piangere: chiedi aiuto
    5) ascolta con attenzione gli altri, e quando parli sarai ascoltato.

    Fino ai 6 anni usano un sistema visivo per sapere se un bambino ha rispettato le regole o no: ogni mattina tutti i nomi dei bambini sono disposti su un cartellone a formare i raggi del sole. Se durante la giornata un bambino non rispetta una regola si entra nella fase della consapevolezza (gli viene chiesto quale delle 5 regole d’oro non ha rispettato), se il bambino ripete la cosa o rompe un’altra regola il suo nome viene spostato su una nuvola. la terza volta sui nuvoloni con la tempesta, ma il mattino dopo tutti i nomi dei bambini saranno di nuovo sul sole (cioe’ ogni giorno e’ un giorno nuovo e c’e’ possibilita’ di riscatto).

    Il sistema di reward si basa su riconoscimenti molto semplici: come la consegna di un piccolo adesivo per i piu’ piccoli con su scritto: well done, excellent, good boy, ecc. Per i piu’ grandi invece consegnano dei diplomi.
    Poi c’e’ il Tree of kindness, sul quale mettono i nomi dei bambini che si sono distinti per gentilezza, cortesia, generosita’.
    Ogni venerdi tutti i bambini si riuniscono in assemblea generale (di mezz’oretta) durante la quale il direttore della scuola racconta tutti gli episodi positivi successi durante la settimana, consegna sticker/diplomi e attacca i nuovi nomi sull’albero della gentilezza. Per i bambini e’ un grande onore, e in questo modo si crea un circolo virtuoso in cui i bambini fanno a gara per comportarsi bene pur di sentirsi nominati durante l’assemblea generale.

    Poi c’e’ il golden time: ogni settimana, sempre al venerdi, ogni bambino ha la possibilita’ di scegliere come vuole spendere il suo golden time (circa 30 minuti). Possono scegliere di andare in palestra, fare una lezione extra di musica, fare un gioco di ruolo, guardare un cartone animato, giocare col computer, o in giardino, etc. Questo significa, che per quella mezz’ora tutti gli insegnati della scuola si devono organizzare per coprire tutte le attivita’ proposte.

    I bambini che non rispettano le golden rules, tipo quelli che sono finiti sui nuvoloni, perdono minuti di golden time, in proporzione alla marachella che hanno combinato: ad esempio, un bambino con l’abitudine di ruttare in classe, perdeva due minuti a rutto. Ma per un calcio se ne perdono anche 10 in un colpo. Pare che questa cosa funzioni anche con i piu’ vivaci: perdere minuti di golden time, non solo e’ un disonore, ma ha un effetto pesante sull’attivita’ che un bambino puo’ scegliere durante il golden time. Quindi non conviene!!!!! E questo i bambini lo capiscono moooolto in fretta.

    Questa è la british school …. qui da noi non sarebbe possibile!
    Peccato!!!!!!!!!!!!!!!!!

    • Daniela

      Cara Amica, guarda che spesso questo approccio viene utilizzato,magari dando un altro nome alle varie situazioni (!), purtroppo dipende dagli insegnanti, dalla loro sensibilità e dalle loro scelte pedagogiche, peccato non sia una regola! Il problema è che spesso gli insegnanti sono lasciati da soli a livello ministeriale.

  15. teresa

    Io penso che un paese libero e dignitoso sia quello dove non ci sia ingiustizia sociale. Continuo a credere nel valore della scuola pubblica dove però c’è molto da fare e che è stata indebolita da chi vuole fare riforme senza lavorare nel campo che vule arrogantemente riformare. Il disegno preciso degli ultimi tempi è indebolire il pubblico (sanità, scuole e sevizi vari) per indebolire i diritti dei più…Mi chiedo…essere valutati (odio questa parola) da chi…chi è in grado di valutare qualcun altro …è molto complesso il discorso, anche perchè una delle peggiori caratteristiche della scuola in genere è proprio nella valutazione. Un bambino, come un adulto non va valutato ma capito. La valutazione si basa sempre su regole stabilite da qualcun altro che non tiene conto dell’evoluzione, del cambiamento, dello sforzo e delle circostanze. Le scuole SOKA, che purtroppo in Italia non esistono, si basano sul concetto che ognuno è diverso, quindi ognuno ha un diverso modo di apprendere (per cui per ogni allievo va tenuto presente lo sforzo, la trasformazione, l’impegno, il percorso globale di un numero di anni)come un diverso modo di trasmettere…ecco, credo, la parola chiave “trasmettere”…come diceva Rousseau “se vuoi insegnare il latino a Giovannino, più ancora del latino devi conoscere bene Giovannino”…ma questo richiede un cambiamento e una responsabilità in ognuno di noi, per cambiare il nostro ambiente sociale…certo non si risolve il problema (che non è personale ma generale)portando i figli nelle scuole private o a casa…questo richiede la consapevolezza che tutti siamo collegati, che il benessere di uno, o il malessere, riguarda tutti e infine (ma ci sarebbe molto di più)che l’educazione, l’istruzione di un figlio non deve soddisfare l’ego di un genitore…in definitiva la vita esiste per essere felici così come si è, diversi l’uno dall’altro, senza paragoni, senza confronti mortificanti, insomma è una battaglia ma va fatta per i propri figli ma anche per quelli degli altri…che sono sempre nostri.

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Mamma di Dafne (17 anni)

      Io credo invece che gli insegnanti vadano valutati. Sia nella loro capacità di insegnare effettivamente una materia, sia nelle loro caratteristiche psicologiche. Non so se sono l’unica, ma io ho incontrato insegnanti pessimi, in vita mia. Gli insegnanti validi sono stati un’eccezione. Insegnanti esauriti, impreparati (ho stata a casa perchè ho stata male, insegnante di lettere), svogliati. Io SO che esistono bravi insegnanti. Ma secondo me l’anzianità e le graduatorie non sono il modo corretto per avere nelle classi dei bravi insegnanti. Perchè questi insegnanti qui restano a casa, e la mia prof di latino, con i baffi e i peli sulle gambe e capacità didattica pari a zero, sono in cattedra?: http://auleintempesta.blogspot.com/2010/05/se-non-li-guardo-negli-occhi.html

      • Le capacità didattiche sono proporzionali alla lunghezza del baffo o alla lunghezza del tacco? 😯 🙄 😀

      • teresa

        Anche io ho avuto insegnanti negativi, soprattutto sul piano psicologico, però la mia domanda è “chi è in grado di valutare?Forse persone come la gelmini che non sa parlare?” Ma soprattutto secondo quali criteri, la preparazione, l’istruzione, le competenze? Troppo poco…troppo poco per un insegnante!

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Guru
        Mamma di Dafne (17 anni)

        No, io parlo di pedagogisti, psicologi… persone che possono valutare instaurando una relazione positiva e virtuosa anche con gli adulti, e che possono aiutarli a superare il burn out. Non è normale che gli insegnanti siano allo sbando e non abbiano nessuno con cui parlare…

      • teresa

        questo è vero!

      • nex

        @teresa
        La valutazione è possibile in qualunque settore, non vedo perchè gli insegnanti dovrebbero esserne esonerati.
        Ti assicuro che basterebbe un esamino semplice semplice di italiano (ortografia, sintassi, grammatica) e di cultura generale di base (tipo quella che fanno per darti la licenza per aprire un bar, tanto per dirne una) per lasciare a casa una buona percentuale di insegnanti.
        Mio fratello aveva un’insegnante di italiano che il primo giorno di scuola ha esordito con: “uscite il libro che iniziamo la lezione”. Mica serve un genio per valutare che una così non merita di insegnare…

      • teresa

        Noo, ma qui stiamo saltando un passaggio fondamentale:..chi ha valutato quegli allievi che poi sono diventati insegnanti (perchè vanno valutati prima…direi)chi li ha promossi nonostante l’italiano parlato con i piedi? Imparato guardando la peggiore tv? Forse li ha valutati qualche scuola privata o insegnanti pubblici di dove, è una catena…ignoranza che produce ignoranza, o raccomandazioni…come si può essere laureati e rimanere così ignoranti? La valutazione va fatta prima, direi, in un paese sano di mente, ma l’Italia non lo è.

  16. Barbara, ha delineato i contorni della scuola ideale!
    Sulla scuola pubblica posso aggiungere una triste riflessione (spero non l’abbiate già detto, non ho letto con attenzione tutti i commenti).
    Ieri mi diceva il vicino che le elemntari finiranno attorno al 4 giugno e pare riprenderanno a ottobre.
    Sapete a chi ho pensato?
    A una mia amica, insegnante di italiano. Precaria, come buona parte degli insegnanti italiani. Alla soglia dei trent’anni per garantirsi uno stipendio fa l’insegnante precaria per 18 ore a settimana e nel tempo libero lavora in una palestra. A giugno il contratto a progetto scade. Le rifanno il contratto a settembre. Se ha culo.
    Accorciando il calendario scolastico di UN MESE:
    a) un mese in meno di stipendio per mooolti insegnanti, che verosimilmente perdono molta motivazione;
    b) si toglie ai nostri figli un mese all’anno di istruzione;
    c) si carica sulle famiglie già provate il peso della crisi.
    Assurdo.
    :argh:

    • streghetta

      in più iniziando ad ottobre ci si svena con i centri estivi. Qui da me il comune, fortunatamente, copre tutto giugno, luglio e metà settembre pagando 60 euro a settimana. Pertanto già così è insostenibile, ma iniziando ad ottobre sarebbe inaffrontabile!!!! a meno che la mamma non stia a casa a godersi i figli anzichè avere la velleità (e necessità) di lavorare :argh: :argh:

    • Daniela

      Da insegnante precaria 42enne ti dico che perdendo un mese di stipendio non perdi solo la motivazione… perdi un mese di stipendio, e in quel mese comunque vivi, e hai le stesse esigenze dei mesi in cui lo stipendio lo percepisci….non si è ancora capito che questa idea di cominciare la scuola ad ottobre è un modo per conferire gli incarichi ai precari con un mese di ritardo così da risparmiare sullo stipendio di settembre!!!!

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

        immagine livello
        Guru
        Mamma di Dafne (17 anni)

        Certo che si è capito, e per questo la proposta è ancora più scandalosa… anche perchè l’ultima manovra finanziaria ha bloccato le assunzioni e gli stipendi degli statali (e ci poteva anche stare), ma ha disposto 300milioni di finanziamento alle scuole private. C’è qualcosa che non va!

  17. Bellissimo articolo!
    dvo essere sincera, sono piuttosto sodisfatta del nido del nano. E’luminoso, col giardino, le maestre sono preparate e amano molto quello che fanno. E’un nido pubblico, e ci sono tanti nani che vengono da alrti paesi, insegnado che i bambini sono bambini, punto e basta. L’unica coisa veramente triste: non ci sono inerpreti. Una delle maestre mi ha confessato che la sua paura più grande è che un giorno arrivi un bimbo che parla solo cinese, o arabo. Dice che non capirlo la ucciderebbe. E’ veramente triste…

  18. Rosanna

    Condivido tutto , voi pensate cosa significa per noi genitori de bimbi speciali,
    sapere che la scuola e cosi , e nel nostro caso ancora più impreparata ,
    non e facile, ma anche i nostri bimbi speciali hanno li stessi diritti a una istruzione
    e ha una integrazione scolastica, posso solo dirvi di essere sempre presenti,
    de chiedere sempre ai vostri bambini come e andata la loro giornata , far capire alla
    scuola che dietro a questi bimbi ce una famiglia , questo non risolverà il tutto ma
    credetemi renderà la vita dei vostri figli più serena e anche la vostra.
    Poi se siamo fortunati troveremo delle maestre di ruolo , di sostegno, e AEC preparati
    Pensate quanto può diventare un incubo la scuola per un bimbo con disabilita
    Se le maestre , la struttura , non sono in grado de seguire dei bambini normodotati …
    E poi a noi toccherà il passaggio alle elementari … e li non siamo più cosi protetti come alla materna li cambia radicalmente la situazione …
    Ci volle molta forza per portare avanti certe battaglie, ma per i nostri figli la lotta sarà in eterno ,
    questa della scuola per noi genitori con bimbi disabili e una lotta che dura da tanti anni ,
    per me con li altri due figli normodotati e stato molto più semplice , certamente questo e
    l’angolazione de una mamma con qualche preoccupazione in più …

  19. bietolina

    io ho firmato un foglio in cui si dice che nn posso parlare male della mia azienda mannaggia!!!
    pero’ lo sai..
    sono un educatrice di nido che ama il suo lavoro e lo fa con passione…fino a quando poi si stufa….perchè i mezzi son cosi’ inesistenti….perchè non ti concedono di fare due giorni di ferie quando ne hai bisogno, perchè se stai male, sai che le tue colleghe ce la devono fare da sole…e allora te la fai passare, il tutto per uno stipendio di 900 euro al mese …
    e mi fermo qui…
    io desidero che alessandro vada al nido perchè penso che sia l’esperienza piu’ genuina che potrà fare, ho anche il mezzo pensiero di non fargli fare la scuola dell’infanzia…

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