[Guest Post] Il CerVello di mamma e papà
Pubblicato il 22 Aprile 2010 da Mamma Felice
Questo guest post è scritto da Silvia e Serena di Genitori Crescono: due mamme che hanno creato un blog spettacolare, pieno di contenuti interessanti, e in cui c’è sempre qualche argomento intelligente di cui parlare tra donne.
Silvia e Serena però non si accontentano del loro lavoro, del blog Genitori Crescono e del lavoro impegnativo della loro famiglia: hanno anche messo su un’iniziativa che a me piace davvero molto, e che si chiama Il CerVello di mamma e papà.
Ho chiesto loro di parlarcene su Mammafelice, e sono veramente contenta di poterle ospitare (anche se sono una persona molto cattiva, perchè gliel’ho chiesto ieri, all’ultimo minuto, e loro non solo non mi hanno mandata a stendere, ma hanno lavorato fino a tardi per colpa mia!!). E quindi le ringrazio tantissimo, tanto, tanto tanto!!
Indice dell'articolo
Il CerVello di mamma e papà
Capita anche a voi di sentirvi scollate? Intendo dire che la mattina vi date da fare a casa, date il massimo per i figli e la famiglia, e vi impegnate cercando di soddisfare al meglio i bisogni di tutti, e poi andate al lavoro. E al lavoro dovete essere un’altra persona. Prima di tutto non parlare dei figli, che non è il caso. Non lamentarsi delle notti difficili, dei compiti a casa, delle riunioni a scuola. Insomma, separare la vita privata da quella professionale. Totalmente. Il mondo del lavoro oggi non vuole delle persone, degli individui completi e soddisfatti della loro vita. Il mondo del lavoro spesso vuole dedizione assoluta. Questo crea uno scollamento profondo tra la vita professionale e famigliare, tra il dipendente dell’azienda XY e la mamma o il papà. Uno scollamento che non solo non è assolutamente necessario, ma è anche molto dannoso, sia per l’azienda, che si ritrova dipendenti più scontenti, frustrati, che cercano di lavorare il meno possibile, sia per le persone che vivono il lavoro con i sensi di colpa per non riuscire a stare dietro alla famiglia. Eppure le aziende avrebbero molto da guadagnare.
Quando scriviamo il nostro Curriculum Vitae da mandare alle aziende ci guardiamo bene dal nominare i mesi di maternità. Ve lo immaginate scritto sul CV:
– 5 mesi di maternità durante i quali ho cambiato pannolini, ho applicato l’allattamento a richiesta, ho collezionato 4 ingorghi e litigato con il tiralatte
E no, certamente non va. Allora io ho provato ad immaginare altro. Un CV che descriva il mio profilo professionale in modo più completo e profondo. Che includa tutte le mie capacità, anche quelle che gli inglesi chiamano soft skills, ovvero quelle abilità di contorno che ti permettono di svolgere meglio il tuo lavoro. Diciamo ad esempio che lavori ad un desk di informazione al pubblico. Diciamo che sai 4 lingue, hai studiato all’estero, hai viaggiato, e sai come reperire le informazioni che devi dare. Ecco non basta. Bisogna anche essere gentili, saper trattare con clienti difficili, metterti nei panni di chi ti sta davanti. Sono qualità innate per alcuni, acquisite per altri, ma comunque fondamentali, perché rendono la persona che fa questo lavoro più adatta. Ecco questo era solo un esempio, ma quante di queste qualità esercitiamo, affiniamo durante i mesi di maternità? Multitasking, essere flessibili, risolvere i problemi, far fronte agli imprevisti, gestire conflitti, mostrare empatia, suona famigliare? Sono tutte cose che facciamo quotidianamente con i nostri figli. Avete idea di quanto queste qualità siano importanti anche in ambito lavorativo?
Ecco io penso che sia arrivato il momento di dirlo alle aziende. Siamo mamme e papà e siamo più intelligenti per questo. Non nel senso di quoziente intellettivo, ma nel senso di intelligenza che ci permette di far fronte a delle situazioni.
E allora perché non scriverlo sul CV? Perché non includere l’esperienza di maternità o paternità come una ricchezza, una palestra preziosa, un momento di crescita individuale e di quindi anche professionale?
Questa è l’idea alla base dell’iniziativa il CerVello di mamma e papà , che abbiamo lanciato sul sito genitoricrescono. Se c’è qualcosa che pensate di avere imparato grazie al fatto che siete mamme o papà, venite a inserire il vostro CV nella nostra pagina.
E poi facciamo un passo avanti insieme, usciamo fuori dal guscio e diciamolo anche alle aziende. L’8 maggio, festa della mamma, festeggiamo la maternità in modo nuovo organizzando un invio collettivo di CV alle aziende. Ognuno sceglie a chi mandare il proprio CV, inserendo anche gli aspetti relativi all’esperienza maturata durante la maternità o paternità. Per avere informazioni potete guardare alla pagina: 8 maggio: festa del CerVello di mamma e papà, dove troverete anche un esempio di CV da preparare per partecipare all’iniziativa.
Siete pronti a fare una piccola rivoluzione?
PS. Siamo anche su facebook: http://www.facebook.com/group.php?gid=112595648754120.
Ma è bellissima questa cosa! E mi piace un sacco che sia anche per i papà
Anche a me piace un sacco: come sai sono molto arrabbiata con le aziende che trattano le donne come se la maternità fosse un handicap. Non mi piace. Anche perchè io da quando sono diventata mamma ho fatto un sacco di cose che mi hanno resa migliore di prima. Modestamente 😉
Questa cosa secondo me è meravigliosa.
Innanzitutto grazie per averci fatto sentire migliori (i datori di lavoro sono specialisti nel farti sentire una c…… quando diventi mamma), invece secondo me hai una marcia in piu.
Speriamo che qualcuno (nel mio caso) si accorga di questa marcia in piu…)
w le mamme e i papà…ma quelli veri…
Barbara, prima di tutto grazie per gli aggettivi: spettacolare, interessanti e intelligente. Wow! Mi commuovo 😀
Grazie a te per averci dato la possibilità di segnalare la nostra iniziativa anche alle tue lettrici e lettori. Abbiamo bisogno di molte adesioni per far si che il messaggio arrivi forte e chiaro. Quindi non dimenticate di aderire al gruppo su facebook e di passare parola!
Un abbraccio a tutte/i
bellissima idea … bel post interessante veramente… e che bello ci sentiamo tutte + utili e braveeeee
Mi rispecchio perfettamente nella descrizione! Sarebbe bello vivere in un mondo in cui ciò che impariamo diventando genitori possano venir apprezzate dalle Aziende dove vorremmo lavorare o dove lavoriamo tutt’ora. Elencarle nel proprio CV sarebbe il massimo. Noto con tristezza che a volte anche anni di studio non bastano a rendere le persone migliori. Un figlio a me ha cambiato la vita. In meglio.
Come dire, a volte la pratica è meglio della teoria!
Sonia
Bella iniziativa!
ciao, bella questa idea. Mi fa capire una cosa che trovo triste però.
Sì perchè il tuo valore la tua identità vengono sempre più espressi dal fatto o meno che una donna lavori, se è mamma a tempo pieno è come dire che ti giri i pollici. Scusate per la riflessione-sfogo.
Nali assolutamente non è questo il senso dell’iniziativa. Non stiamo parlando del fatto che se lavori vali o meno, ma parliamo del fatto che la maternità aiuta le donne a sviluppare delle qualità che le sono utili nella vita di mamme, e ANCHE in quella lavorativa, ammesso che abbiano voglia o bisogno di lavorare. Vogliamo sottolineare il fatto che l’essere mamma non è un impedimento alla vita lavorativa, non che la vita lavorativa sia necessaria a rendere la mamma più completa. Purtroppo le mamme vengono spesso escluse dal mondo del lavoro proprio perché sono mamme, e questa è una perdita per gli individui coinvolti e per la società. Il lavorare o meno per me è una questione di scelte o di necessità degli individui, e nessuno è meglio o peggio perché lavora o meno. Spero di aver chiarito questo punto, e tolto un po’ di tristezza che avevo involontariamente generato.
Non credo che Nali intendesse dire che la tristezza era a causa vostra, anzi!
Io credo, se non ho capito male, che la triztezza viene dalla consapevolezza che per le aziende la maternità è considerata un deficit, e questo mette tristezza.
Quindi ben vengano iniziative come la vostra che danno una svegliata alle aziende, per far capire che sbagliano 😉
cara Serena, mi dispiace di averti fatto arrabbiare. Il fatto è che a volte mi capita di sentire MAMME che dopo 5 mesi di maternità mi dicono:” ma come fai a stare a casa tutto il giorno a fare la mamma, io non vedo l’ora di tornare a lavorare…” e mi fermo qui. Quindi prendo spunto dalla vostra idea e il mio cv lo mando alle mamme che tanto hanno desiderato e poi. Non sempre sono solo le aziende a considerare un deficit essere mamma.Scusami ancora e grazie a Mamma Felice sei una brava mediatrice. Una proposta, se non mi lanci una bomba prima…perchè non aprire un dibattito: ti senti realizzata? no, cosa ti manca? quando siamo realizzate?
io sono tornata a lavorare cinque mesi fa…quando Ale aveva 5 mesi ,perchè nn avevo un contratto (infatti la mia coop di prima mi aveva un pò silurata) ed era un occasione…ma si sta bene anche a casa con i nani altro chè! 😛
Economicamente non sono più tanto indipendente, ok, ma grazie alle mie piccole donne sono cresciuta e miglioro ogni giorno. Poi credo dipenda come una persona vive le cose, cosa si aspetta dalla propria vita. Basta, altrimenti mi prendo una tirata di orecchi :argh: . Posso lasciare qualche idea sulla finestra dei messaggi? 😆
Nali, il mio sito è a disposizione!
Io non ci vedo nulla di male, comunque, a sentire che una mamma non veda l’ora di tornare al lavoro. Che male c’è?
La maternità è un sentimento del tutto personale, e l’innamoramento per il proprio bimbo non avviene per tutte dal primo istante. Io comprendo bene una mamma-professionista, che per avere un buon lavoro ha sacrificato ore e ore della sua vita: comprendo che voglia sentirsi la stessa di prima, e l’ammiro.
Allo stesso modo ammiro la mamma-full-time, che è felice se sta tutto il giorno con il suo piccolo.
Forse dirò una cosa che farà storcere il naso a molte, ma è una cosa che ho sempre detto: la protagonista della mia vita sono IO. Non voglio essere attrice non-protagonista della mia vita. Io voglio essere l’attrice principale.
Non nuocerei mai a mia figlia, ma io ho bisogno di me stessa. Ho bisogno di ME, della mia testa, ho bisogno di GODERE della mia vita, di ciò che faccio, di ciò che progetto… perchè ho una sola vita, e non la voglio sprecare.
Ho fatto la mamma-full-time per quasi il primo anno di vita di mia figlia: mi sono divertita un mondo. Poi l’anno successivo, sempre con lei in casa, ho lavorato lavorato lavorato per creare Mammafelice, per tornare a parlare con il mondo, per dire a me stessa che io SONO VIVA e ho un sacco di cose da dire e un sacco di Amore da dare.
Ho misurato la mia maternità su un solo parametro: la FELICITA’
Felicità mia, di mio marito e di Dafne.
Non credo nella pedagogia del dolore, non credo nella pedagogia del sacrificio.
Credo che le mamme possono essere tante cose, e soprattutto devono essere libere di diventare se stesse, ogni giorno della loro vita. Credimi, Nali, la libertà delle altre donne non ci toglie niente, ma anzi aggiunge un immenso valore al mondo in cui tutti noi viviamo.
Iniziativa davvero interessante…io sono sempre riuscita a trovare lavori part-time dopo il secondo figlio che mi hanno permesso di portare qualche soldo a casa, di sentirmi realizzata anche come donna e non solo come mamma, ma so che la realtà italiana in fatto di maternità è molto dura…Per non parlare delle fatiche che ho sempre avuto a chiedere un permesso per portare i figli dal dottore, una tragedia…Comunque davvero una bella iniziativa.
Io son fortunata, al lavoro si parla anche e per fortza di cose, di figli di famiglia di notti in sonne… un pò perchè anche il lavoro ce lo richiede un pò perchè siamo tutte sullo stesso piano!
Anche perchè nn tutte le persone che leggono,siti, blog ecc lavorano negli uffici anzi 🙂
io spezzo anche una lancia in favore delle aziene…perchè mia mamma ne ha una al femminile…e quando arrivano le gravidanze per lei è davvero una tragedia e spesso lei come donna cerca di andare loro in contro ma economicamente è dura, per fortuna nn le porta all’allienazione anzi!
La maternità in Italia è indubbiamente da rivedere in maniera diversa. Io sono fermamente convinta che non dovrebbe pesare economicamente sulle aziende, ma sullo Stato, che dovrebbe garantire la maternità a TUTTE le donne, anche quelle senza lavoro, a sue spese. A me non spiacerebbe pagare le tasse, anche se fossi casalinga, per avere poi diritto ad un assegno di maternità valido per tutte.
Nella mia visione idealizzata del lavoro, tutti noi dovremmo lavorare MENO. Non produttivamente meno, ma a libello di tempi. E’ assurdo e totalmente non necessario fermarsi 10 ore in ufficio, se si svolgono lavori impiegatizi (e quindi parlo della maggior parte della popolazione). Una seria regolamentazione del part time, orizzontale e verticale, sarebbe la soluzione perfetta per fare sia la mamma che il papà, senza perdere però anche la propria vita professionale, la propria dignità di persona.
Se si lavorasse per OBIETTIVI e PROGETTI, sarebbe tutto più semplice. Chi è genitore conosce bene il lavoro per obiettivi, e potendo GODERE della sua famiglia, saprebbe portarli a termine.
Quindi, per me, è proprio la vita lavorativa che dovrebbe essere part time. Poter rientrare a casa alle due del pomeriggio, e avere il tempo di VIVERE, di PENSARE, di godersi la propria famiglia. Io credo che la produttività sarebbe enorme. Nel mondo dei sogni, ahimè.
beh Luca nei suoi viaggi in olanda ad esempio, mi raccontava di ritmi lenti, di chiusure di uffici non oltre le 5 e spesso anche dei supermercati nn oltre le sette….
la penso proprio come te…
In Olanda tra l’altro gli uffici sono BELLI: ci sono le sedie ergonomiche, i monitor giusti, i prati intorno all’ufficio, la mensa… Siamo anni luce da questo tipo di benessere.
luca infatti mi ha proposto spesso di andare a vivere in olanda 🙂
In effetti in Svezia, dove vivo da 10 anni, il congedo parentale (sia per mamma che per papà) è pagato dallo stato e non dall’azienda, il che contribuisce a far gravare di meno il problema sulle aziende, soprattutto se piccole. E gli orari di lavoro sono certamente più umani. Però io il concetto dell’obbligo dello straordinario e della gara a chi sta più tardi in ufficio pur di fare bella figura, non è che la capisco molto. E’ una mentalità perversa, che penalizza chi lavora in fretta e bene.
Vorrei ringraziare tutte per i commenti. E’ molto istruttivo per me leggervi!
Sono proprio d’accordo con te, Serena.
L’obbligo dello straordinario in Italia è ad uso di chi ha un capo che non sa fare il capo.
Non sono molto gentile, lo so, ma io lo penso sempre: un buon capo non ha bisogno di vederti seduto alla tua scrivania (mentre sei su FB) ad accumulare ore di lavoro. Un vero capo ti dà degli obiettivi, e sa dividere il lavoro.
Invece qui capita spessissimo di morire di lavoro in alcuni periodi, ed essere totalmente scarichi in altri periodi ancora. Cosa che mi dice che il capo non sa fare il suo mestiere.
Per non parlare di quando, poi, ci si sente domandare: tu come sei messo? che lavoro stai facendo?