L’amore per lo studio

Pubblicato il 5 Marzo 2010 da • Ultima revisione: 20 Agosto 2012

insegnare amore per lo studio

In pedagogia (la mia Laurea in stand-by è in Scienze della Formazione – Formatore, lo avevo detto?), si parla moltissimo del ruolo degli educatori, che secondo il mio personalissimo parere si riassume tutto in un motto: insegnare ad apprendere. Come educatori, come adulti, come genitori, essere dunque in grado di insegnare ai ragazzi il modo corretto per apprendere.

Evitare quindi nozionismi, che possono essere trovati anche sulla Wikipedia per conto proprio, e privilegiare le esperienze di apprendimento.

Caspita, è difficile!

L’altro giorno, per caso, ho ripescato una vecchia mail con un testo che avevo scritto a un’amica, in occasione di un suo sfogo molto profondo nei confronti del figlio che andava male a scuola.

Delusione, rabbia, amarezza, senso di impotenza, frustrazione, sensi di colpa! Tutti i genitori si macerano dietro a questi sentimenti negativi, quando un figlio odia la scuola, prende brutti voti e non si impegna nello studio.

E allora noi cosa possiamo fare?
Come si interrompe questo circolo vizioso, per farlo diventare un circolo ‘virtuoso’?

Questo era quello che scrivevo più di un anno fa alla mia amica. Siete d’accordo?

Indice dell'articolo

L’Amore per lo studio

Lo studio è un atto di amore, non di terrore.
Più lo minaccerai di togliergli le cose che gli piacciono, meno lui troverà i motivi per studiare, perchè dalla sua vita tu avrai allontanato la bellezza.
E la bellezza è importante a tutte le età.
La bellezza di uscire, di ridere, di non pensare a niente, di giocare, di prendersi la prima cotta, di scoprire il sesso, di perdonarsi… LA BELLEZZA DI VIVERE LA VITA SPENSIERATAMENTE.
Perchè non c’è nulla di sbagliato, nel viverla con spensieratezza. E se gliela togli adesso che è un ragazzo, gliela avrai tolta per sempre, anche da adulto.

Mi ripeto: Lo studio è un atto di amore, non di terrore.
Lo studio è un esercizio progressivo, che si esercita con la passione, e non con la paura. E’ una passione che esplode piano pianissimo, certe volte, e che è facile spezzare prima che si fortifichi.
Lo studio è ebbrezza, perchè non c’è niente che dia più soddisfazione della conoscenza, delle domande a cui trovare un perchè, della curiosità soddisfatta, del senso della scoperta.
Ma è una passione NON innata: è una passione che SI INSEGNA e che SI IMPARA.
Se tu non gli insegni ad AMARE lo studio, lui imparerà solo a detestarlo, soprattutto perchè ci aggiungi il carico pesante degli insulti e delle punizioni.

Gli stai chiedendo una cosa che tu stesso possiedi?  Ti piace studiare? Ricordiamoci che siamo degli esempi per i nostri figli, e così come è ridicolo un genitore fumatore che impone ai figli di non fumare ‘per il loro bene’, altrettanto sarà poco credibile un genitore che chiede al figlio un amore per lo studio che lui stesso non possiede.

AIUTALO AD AMARE
Insegnagli ad amare. Insegnagli a ridere. Insegnagli ad essere curioso e a cercare da solo le sue risposte.
Insegnagli che studiare è la sua via di liberazione, per diventare quello che lui è.

INIZIATE UNA NUOVA VITA
Dagli l’occasione di ricominciare. Ma non con le tue regole: con le sue. Non con i tuoi tempi e i tuoi risultati: con i suoi.
In fondo è la sua vita.
E non dirgli mai quella cazzata che si dice spesso per giustificare il proprio autoritarismo: che è “per il suo bene”. Perchè il suo bene lui lo conosce molto meglio di te.

AIUTALO A GESTIRE I TEMPI
Aiutalo ad organizzarsi. Chiedi a lui quanto tempo vuole dedicare allo studio nel pomeriggio: se preferisce studiare alle 2, alle 4 o la sera; se i videogiochi preferisce usarli UN’ORA la sera, a metà pomeriggio o dopo pranzo; se ha bisogno che tu stia ad ascoltarlo mentre ripete la lezione; se ha bisogno di piccole ripetizioni per colmare alcune lacune…
Programma con lui 10 minuti, non di più, di briefing la sera, per guardare insieme il diario, per programmare i compiti della settimana e incastrarli con le sue uscite e le sue passioni, per definire le strategie di studio (riassunti, pc, studio con i compagni, …).

RICORDA CHE IL PROTAGONISTA DELLA SUA VITA E’ LUI, NON TU
E che tu non puoi essere il regista occulto che ne manovra i fili. Chiedi a lui cosa vuole, quando lo vuole e come lo vuole. Tu sii una buona ascoltatrice, una madre che lo incoraggia, il suo coach, la sua infusione di stima.

NON STRACCIARGLI I MARONI
Non essere pesante. Non rompergli le scatole con i discorsoni, le raccomandazioni, i massimi sistemi della vita.
Se devi dirgli una cosa, digliela in maniera schietta, propositiva, senza ripeterla centomila volte: è giovane, non è sordo.
Siamo noi che li rendiamo “sordi” vomitandogli addosso milioni di parole sempre uguali. Non ce n’è bisogno: inizia a credere nella sua intelligenza, non sfinirlo con i soliti discorsi noiosi.

NON MINACCIARLO, MA PARLA DI SENTIMENTI
Raccontagli cosa provi tu, quali sono i tuoi sentimenti. Raccontagli il perchè ti sei arrabbiata e perchè hai esagerato con i toni.
Chiedi a lui cosa prova.
Trasforma questa faccenda in un’esperienza sentimentale, e poi intellettuale.

CHIEDIGLI IL PERCHE’
Bandendo il tono accusatorio, chiedigli il perchè delle sue scelte.
Non gli piace? Ha paura? Non riesce? E’ offeso? Ha dei problemi?
Ma non incalzarlo con le domande: dagli respiro, fallo parlare. Limitati ad ascoltare e a dirigere il discorso.
L’obiettivo deve essere quello di capire i suoi perchè e di fargli pensare, autonomamente, al modo per risolverli, per rispondersi.

NON PRIVARLO DELLE SUE COSE
Punire non serve a nulla. I ragazzi possono benissimo fare a meno della TV, della radio, del computer, dei videogiochi… e la cosa ci sfinisce perchè pensiamo con questa privazione di colpirli, e invece loro ci rimbalzano con la propria indifferenza.
Punizioni su punizioni: non esci, ti picchio, non usi il telefono, basta tv, basta scrivere… e non gliene frega niente!
Perchè, se ci pensate veramente, nemmeno a noi interessano le cose che ci vengono tolte. Ci interessa solo delle cose che NOI, dentro noi stessi, non troviamo in un’intera vita. :cuore:



Commenti

63 Commenti per “L’amore per lo studio”
  1. GRAZIE! … mi hai fatto venire il magone…. smack

  2. Condivido tuttissimo….insegnare ad amare lo studio è allo stesso tempo facile e difficilissimo perché sono convinta che non sia qualcosa che si “programma” e si “organizza” ma come dici tu nasce essenzialmente da noi genitori. Se noi amiamo leggere, informarci, crescere e sviluppare le nostre conoscenze, e viviamo questo atteggiamento come qualcosa che fa parte della nostra vita, di certo lo “trasmetteremo” ai nostri bambini in modo del tutto naturale e “inconsapevole”, senza bisogno di grandi sforzi e smaronamenti.
    Mio padre è un prof di lettere e mi ricordo che da piccola insieme a Biancaneve mi raccontava l’Odissea, mi leggeva le poesie di Pascoli, addirittura le storie della Bibbia…e la sua gioia di leggere e di scrivere è stata uno dei più bei regali che mi ha fatto.

  3. Bellissimo post. Educare è anche ex-ducere (Tirare fuori), mi piace tanto questo concetto che mette l’altro al centro del processo.
    L’educatore non deve far altro che favorire, rinforzare,aiutare l’altro a tirare fuori quello che è e tutte le sue potenzialità. Tirar fuori dell’altro,non mettere dentro. In linea con tutto ciò che hai scritto. Spero che rileggendo questo post tra qualche anno riesca a far sbocciare la mia Birby…
    grazie per avermi fatto riflettere
    un saluto

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Scrivo questi pensieri anche io per tenerli a mente per me, per non lasciarli andare… molte cose mi spaventano, soprattutto riguardo la scuola italiana, così piccola e impreparata e senza mezzi: spero che con tanto impegno come genitori, riusciremo comunque a dare un futuro dignitoso a nostra figlia.

  4. polly

    sei stupenda!
    ho copiato, incollato e stampato e leggo per bene stasera in treno!
    ( e complimenti per la laurea in stand by, anch’io attendo con ansia di poter ricominciare con la specialistica!l’obiettivo però forse è un po’ ambizioso: dare gli esami in corso per avere le tasse pagate dall’artstud… 😀 bella battuta!)

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Io ormai credo che il mio stand-by sia uno stop definitivo… adesso ho troppo bisogno di lavorare. Massì, vedremo 😉

      • Mai dire mai Ba….anch’io sono in stand by, negli ultimi anni non avevo proprio la testa per riprendere i libri e ricominciare a studiare.
        Però però…diciamo che il 2010 sta iniziando in modo propositivo…e che anche l’impegno di zebuk in qualche modo mi sta facendo ritrovare la mia “disciplina” di studio….si mi sa che ricomincio!!
        Dopotutto 4 esami non sono tanti, no?

      • polly

        cara, 4 esami non sono affatto tanti, si tratta di mettersi lì con la testa (mamma felice ci fai un post su “come mettersi lì con la testa e spararsi un bel tomo, che so, di dirittto del lavoro” con bambini urlanti, sonno alle stelle, sveglia minacciosa puntata alle 6.30 e marito latitante???? )

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Guru
        Mamma di Dafne (17 anni)

        ehheee e se lo sapevo come si fa, davo anche io gli ultimi 5 esami che mi mancano 😆

      • rossy

        😆 Basta che non arriviate a rivolgervi al CEPU, ci ho lavorato e…..tutti soldi buttati, garantisco!! 😆

      • Francy6

        Ciao, a parte che questo articolo è meraviglioso io condivido tutto ma proprio tutto soprattutto la passione che si insegna con l’esempio.
        Mia mamma è casalinga e mio papà era geometra ma ci leggeva sempre tante cose dall’enciclopedia (sia lui che mia mamma) e io li ritengo due delle persone piu colte che ho conosciuto..da loro è nata la mia passione x lo studio l’interesse x sapere le cose e x la lettura.
        Anche io vorrei riprendere i libri..la mia seconda laurea dovrebbe essere. Lingue e culture dell’eurasia e del mediterraneo. Mah….quando avrò soldi x potermi permettere le tasse universitarie….
        intanto leggo

        baci

      • 5 esami non sono poi così tanti
        lascialo in stand-by, non mollarlo definitivamente

  5. Elisa

    Che bello sto articolo , non ho parole in effetti da quando ho ripreso il lavoro e quindi lo “studio” in senso lato (leggi , normative ecc) mi sento più viva , meno apatica 😀 e spero di riuscire a trasmettere questi interessi alla mia cipollina ….

  6. Si sono d’accordo. Certo che le mie sono piccole ma… stiamo cercando di piantare il semino dell’amore per la lettura. Fin da piccole leggiamo libri e fiabe adatte alla loro età, con tante figure… e loro sembrano rapite ogni volta… Oggi Gaia ha 3 anni e sono piena di felicità nel vedere che il regalo più bello che le si possa fare… è un librino da leggere. Non se ne stacca per diversi giorni chiedendo sempre di leggere. Mi sono chiesta molte volte se abbiamo imboccato la strada giusta o se è solo il periodo dell’infanzia… chissà. Magari quando crescono il discorso diventa più complicato, perché entrano in gioco molti altri fattori esterni (amicizie devianti) ed interni (crescita e conseguente cambiamento). Quello che però continuo a sostenere è di bandire le minacce e di proporre cose divertenti da fare. Faccio un esempio: c’è il salone pieno di giocattoli in terra e Gaia mi chiede di leggere un libro. Quello che rispondo è chiedere se mi aiuta a risistemare un po’ così poi potremo leggere insieme il libro che le piace tanto. Non dico “se non metti a posto prima i giochi non ti leggo il libro”. In effetti le due cose possono sembrare uguali, ma c’è una differenza enorme. La prima risposta è per me quella giusta; in questo modo è contenta di sistemare perché non vede l’ora di ascoltare a fiaba! E così siamo felici in due!
    Ripeto: questa è la situazione con una bimba di 3 anni, e continuo a chiedermi se sarà così facile anche da grandi…. certo è che con le punizioni e le minacce che ho ricevuto io non ho fatto molta strada da adolescente… e mi sono ritrovara a “correre” dopo, per recuperare pezzi di vita, sentimenti ed emozioni. Ho la sensazioni di aver perso tante esperienze che non mi darà più nessuno. Non è stato bello. La maturità mi ha portato a capire molte cose, ed oggi è una sfida con la mia vecchia educazione, crescere i figli con serenità mettendomi nei loro panni. Non sempre ci riesco (mannaggia le vecchie abitudini ) ma ogni giorno mi impegno per essere migliore perché in fin dei conti… è per il loro bene.

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Ti capisco perfettamente! Io sono figlia di un’educazione repressiva e punitiva, e il risultato è stato uno solo: ho odiato a tal punto la scuola da farmi bocciare il primo anno di superiori, e non ho imparato nulla. Sono una persona ignorante, e lo dico davvero. Non conosco la storia, la geografia, la matematica… quello che so, è frutto di una passione sbocciata tardivamente, che però non mi permetterà mai di colmare i vuoti che ho accumulato negli anni.

  7. fiocco72

    Il tuo articolo mi piace molto e me lo stampo di sicuro per rileggermelo con calma stasera…Non concordo che la voglia dello studio dipende da noi genitori. Io amo tantissimo leggere, mi piaceva andare a scuola ed ho sempre invogliato i miei figli al sapere ma con il primo ci sono riuscita, anzi credo che l’amore per lo studio sia innato, con il secondo no…la scuola non gli piace, per lui imparare è inutile, non c’è nulla o quasi che gli interessa…e non so mai come fare per invogliarlo.

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Una dose di fortuna e sfortuna secondo me esiste…
      Quello che intendo, è che talvolta (come nel caso della mia amica) i genitori più severi e irremovibili, sono anche quelli che non leggono un libro da tempo immemore, o non sanno nemmeno scrivere in italiano.

    • beh le scienze umane e l’educazione non sono mica come la la fisica, dove determinate cause producono sempre gli stessi effetti 😉
      In ogni caso è molto più probabile che figli di genitori con una sana passione per il sapere siano anch’essi appassionati e curiosi.
      Ed è molto improbabile che figli di genitori che considerano lo studio solo come “un modo per ottenere un pezzo di carta” e che a casa hanno tre libri, possano sviluppare un amore per la cultura.
      Poi ovviamente esistono eccezioni in entrambi i casi…

  8. rossy

    Molto interessanti gli spunti di riflessione che hai proposto. In effetti la penso anche io un po’ come FIOCCO72, tante volte non sono poi così sicura che dipenda tutto dal nostro atteggiamento di genitori, forse c’è anche qualcosa di innato, di presente nel DNA di ciascun bambino, non so, ma a volte pare che a fronte di un impegno magari costante, magari propositivo, il bimbo non risponda in modo adeguato.
    Concordo però sul fatto che da parte di noi genitori ci sia impegno costante, quotidiano, che accompagni i nostri bambini alla crescita.
    Io per esperienza personale posso dire di essere per ora fortunata, sembra che anche il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla primaria, sia stato recepito con entusiasmo ed interesse, che dire: speriamo che duri!
    Sto leggendo questo libro
    http://www.ibs.it/code/9788817026697/rizzi-lucia/fate-i-compiti-dalla.html
    che parte proprio dal presupposto che educare non significa riempire la testolina dei nostri bimbi di nozioni, ma piuttosto “tirare fuori” qualcosa di nuovo su cui costruire le loro conoscenze.
    Un bacione

  9. ah che meraviglia, questo mi servirà proprio da settembre, che il mostrillo “grande” comincia la scuola, speriamo bene

  10. davvero ottimi suggerimenti… magari non li condivido tutti però apprezzo almeno chi si sforza di dare un’indicazione!!!

  11. Ciao mi spiace che in questo periodo non ho proprio niente tempo per leggere con attenzione questo post, che ssembra davvero molto interessante e pieno di spunti di riflessione. Ti ringrazio per averlo scritto, e ripasserò. baci!!!

  12. Io sono fortunata, ho sempre amato lo studio (matematica a parte, vabbè) e lo amo ancora adesso, mi piace leggere e a casa abbiamo vagonate di libri! I miei figli hanno sempre studiato con piacere, per loro è “un’investimento per la vita”!! Del resto almeno il buon esempio non gli manca…Nonna Speedy ha fatto il corso ASA a 56 anni e dopo aver lavorato fino ad un mese fa , adesso va all’università popolare,che peraltro frequentava anche mentre lavorava ancora!

  13. Una cosa sola ti dico… GRAZIE….

  14. bellissimo questo post!
    la mia laurea in stand by (che non prenderò mai) è in veterinaria. e ci soffro ancora per tanti, tanti, tanti motivi.
    noi genitori abbiamo un potere che secondo me alcuni sottovalutano. le nostre parole, i nostri atteggiamenti, il “non detto” che è comunque evidente, sono pesanti. e purtroppo non sempre sono convogliati nel modo giusto.
    mi piace leggere, informarmi, mi piace “sapere le cose”, non essere impreparata, mi piace nutrire la mia testa.
    purtroppo è stato tutto e solo per merito mio. quando non ti senti mai dire “brava!” ma solo “mi hai deluso potevi fare di più” (a partire da un distinto con cui sono uscita alle medie) e hai sempre più paura di sbagliare perché sai poi come andrà a finire, perché sai che sarai considerata un fallimento “nonostante le capacità le abbia”, e inizi a sbagliare, e la spirale ha inizio… non hai neanche amore per la vita, non bastasse quello per lo studio.
    però poi ti tiri su le maniche eh, insomma, migliori, anche se quel “brava” non arriverà mai più.

    eh ma che cosa triste che ho scritto

    buon fine settimana a tutte e tutti
    Laura

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Mamma di Dafne (17 anni)

      Non è triste, io la capisco benissimo questa cosa… è successa anche a me.
      Farò tanti errori come madre, ma mi sono imposta di non creare MAI quel senso di insoddisfazione perenne, quel senso continuo di competizione, di essere meglio di… Non mi interessa.
      Non mi interessano i 6 in pagella, se c’è la passione, l’amore, l’interesse, l’intelligenza. Così come non mi interessa adesso che Dafne sia in ritardo nel parlare, che non sia nella ‘media’, o che non sia la più sveglia, la più brava…
      Secondo me lo scopo è sempre e solo lo stesso: essere felici. Se non riesco a rendere felice mia figlia, io penso che sto sbagliando!

      • ti ho mandato una mail 🙂

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Guru
        Mamma di Dafne (17 anni)

        Stasera la leggo con calma…

      • Anche io capisco bene quello che dice Laura, i miei sono riusciti a farmi amare la lettura, anche perchè mia mamma ha sempre letto tanto, ma non sono assolutamente riusciti a farmi amare la scuola, dove, se prendevo un buon voto avevo semplicemente fatto il mio dovere, se prendevo un brutto voto magari non c’erano punizioni ma brutte occhiate di disapprovazione e un “studia, vedi di prendere almeno una sufficienza e fatti promuovere!” e purtroppo è quello che ho sempre fatto: mi hanno sempre promossa a giugno con una bella fila di 6!!!! L’amore per lo studio l’ho riscoperto tardi, non ho neanche iniziato con l’università e ora ogni tanto ci penso…
        Oggi con mia figlia spero di non farla sentire mai inadeguata o stupida o inutile o “sufficiente”, ancora è piccola (3 anni il prossimo giugno) ma sto cercando di farle amare “la curiosità” anche se a volte mi sembra difficile visto che io non so mai da che parte iniziare ma ci provo e ci proverò sempre, di sicuro avrà tutto il mio impegno!!!!!
        Grazie!

      • polly

        quando le bimbe andranno a scuola mi piacerebbe dare ai voti l’importanza che meritano, ovvero: a scuola ti devi impegnare perchè è importante per te e perchè costa sacrificio a te e a me, però non è che se prendi 5 vuol dire che nella vita vali 5. e se prendi 10 non è detto che sei un 10 nella vita.
        però secondo me è fondamentale l’alleanza educativa tra insegnanti e genitori: se io a un bambino faccio capire che è l’insegnante che sbaglia, lui non capirà mai che esiste un’autorità, delle regole. invece, volenti o nolenti, le regole le devono rispettare tutti, adulti compresi.

  15. Bellissimo e commovente. Spero di ricordarmi le tue parole quando il mio cucciolo sarà più grande e mi troverò alle prese con questi problemi.

  16. Claudia

    bello….ricordo ancora l’insegnante d’italiano che diventava tutta rossa ed emozionata quando ci raccontata un particolare evento storico…eri come trascinato indietro nel tempo… oppure quando, alle elementari, prima della campanella, la suora ci leggeva qualche pagina di “le mie prigioni” ….ricordo ancora il silenzio e il rapimento di noi bambini per il suo modo d’interpretare, recitandolo, il testo scritto…grazie a loro per avermi fatto amare la storia e la letteratura ed ora mi emoziono vedendo la mia piccolina che prende un libro e si mette, seria seria, a guardarlo e leggerlo a modo suo

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Io ho insegnato per parecchi anni in Croce Rossa: ero capomonitrice, cioè per farla semplice formatore dei formatori.
      Le mie lezioni sono sempre state animate, molto ‘fisiche’. Per me era come andare in scena a teatro. Fisicamente era così impegnativo che perdevo mezzo chilo ogni lezione. Avessi continuato! 😆

  17. mammafelice un formatore? non me l’aspettavo credevo fossi un tecnico informatico, bella la tua lettera mio figlio stà ancora alla scuola dell’infanzia, me la salvo e la rileggerò quando sarà il momento sono sicura che ne avrò bisogno 😉

  18. mammamaestra

    Grazie per non aver incolpato noi insegnanti di tanto “disamore”. Molti di noi insegnanti ce la mettono proprio tutta per allontanare i ragazzi dall’amore del sapere, ma tante volte è difficile lavorare con genitori che davanti si dimostrano collaborativi e consapevoli e poi a casa non sostengono quello che tu predichi a scuola.Come mamma ho scelto la via della semina…spero che tra qualche anno i miei figli possano raccogliere buoni frutti.

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Devo dirti che sulla qualità degli insegnanti ho un po’ paura: purtroppo mi sembra che ad oggi gli insegnanti bravi siano una specie in via di estinzione. Sbaglio? Forse perchè ci sono insegnanti ‘vecchi’, e non cronologicamente, ma tecnologicamente. Non è possibile che un insegnante riceva da parte dell’allievo stima e ammirazione, se non usa lo stesso canale comunicativo. Devono quindi saper usare il PC, internet, il telefonino… devono promuovere la cultura su fronti multidisciplinari. Devono conoscere almeno l’inglese! Certi insegnanti non sanno nemmeno accendere il PC: che attrattiva può avere una persona tecnologicamente ignorante, su un ragazzo moderno?

      • mammamaestra

        Sicuramente un buon insegnante deve essere sempre aggiornato, non solo sulle materie scolastiche ma proprio sul “mondo” degli alunni con cui interagisce (dai cartoni alla moda ecc…)ma non solo.
        Nella mia scuola sono arrivate due giovani insegnanti con competenze buone, laureate (e come se ne vantano!)che stanno facendo disastri… Bisogna aver voglia, a mio parere, di entrare in comunicazione con loro (o almeno sforzarsi) e far capire che ti interessi a loro. Quando scatta la complicità tra allievo e insegnante nasce l’amore del sapere che va aldilà dei risultati scolastici e sono poi loro che ti insegnano come usare il PC!

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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        Guru
        Mamma di Dafne (17 anni)

        Mi trovi d’accordissimo! Vorrei solo che trovare buoni insegnanti non fosse una questione di ‘fortuna’, ma che fosse la norma. Far valere così tanto le Lauree nei punteggi secondo me è disastroso, se non si valutano anche le competenze didattiche e soprattutto ‘emotive’ di un maestro…

  19. Quando ero piccola, mia nonna (classe 1914) mi diceva: solo chi è libero dall’ignoranza è un uomo libero. Lei citava “il conte di Montecristo” ma io, che iniziavo le elementari, non lo sapevo. Aveva dedicato la sua vita a istruire bambini (e non)in un’Italia dilaniata dalla guerra prima e dal dopoguerra poi. Mio nonno con lei. casa loro era (ancora, in realtà) un’enorme libreria dove trovavi di tutto, dai fumetti di Linus e Asterix ai filosofi, i grandi classici, le opere teatrali. Hanno trasmesso l’amore per la lettura e per lo studio ai loro figli e a noi nipoti.
    Non studiavo per essere la più brava, ma per me stessa: andavo benissimo in materie con un insegnante simpatico, innamorato del suo lavoro; questo a dimostrare che avere l’insegnante giusto fa la differenza.
    Con l’università ho realizzato un sogno, con la specializzazione ho buttato i semi per qualcosa di più stabile… Adesso continuo a studiare; un pò per aggiornarmi, un pò per concorsi che risolleverebbero la nostra straprecaria situazione finanziaria.
    Non so se sarò così brava col nano, spero di sì. Qualcuna citava “il buon esempio”: libri, e giocattoli costruttivi adesso. Un pò di TV (vista rigorosamente con papà e mamma) per evitare che eserciti su di lui un attrattiva irresistibile. Internet e il pc (accompagnato) tra qualche anno.
    Quale che sia la sua strada (sceglierà lui se laurearsi, se studiare o no) io cercherò di indicargli quella dello studio con la stessa passione elo stesso amore che i miei nonni e i miei genitori hanno fatto con me.

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