L’amore per lo studio
Pubblicato il 5 Marzo 2010 da Mamma Felice • Ultima revisione: 20 Agosto 2012
In pedagogia (la mia Laurea in stand-by è in Scienze della Formazione – Formatore, lo avevo detto?), si parla moltissimo del ruolo degli educatori, che secondo il mio personalissimo parere si riassume tutto in un motto: insegnare ad apprendere. Come educatori, come adulti, come genitori, essere dunque in grado di insegnare ai ragazzi il modo corretto per apprendere.
Evitare quindi nozionismi, che possono essere trovati anche sulla Wikipedia per conto proprio, e privilegiare le esperienze di apprendimento.
Caspita, è difficile!
L’altro giorno, per caso, ho ripescato una vecchia mail con un testo che avevo scritto a un’amica, in occasione di un suo sfogo molto profondo nei confronti del figlio che andava male a scuola.
Delusione, rabbia, amarezza, senso di impotenza, frustrazione, sensi di colpa! Tutti i genitori si macerano dietro a questi sentimenti negativi, quando un figlio odia la scuola, prende brutti voti e non si impegna nello studio.
E allora noi cosa possiamo fare?
Come si interrompe questo circolo vizioso, per farlo diventare un circolo ‘virtuoso’?
Questo era quello che scrivevo più di un anno fa alla mia amica. Siete d’accordo?
L’Amore per lo studio
Lo studio è un atto di amore, non di terrore.
Più lo minaccerai di togliergli le cose che gli piacciono, meno lui troverà i motivi per studiare, perchè dalla sua vita tu avrai allontanato la bellezza.
E la bellezza è importante a tutte le età.
La bellezza di uscire, di ridere, di non pensare a niente, di giocare, di prendersi la prima cotta, di scoprire il sesso, di perdonarsi… LA BELLEZZA DI VIVERE LA VITA SPENSIERATAMENTE.
Perchè non c’è nulla di sbagliato, nel viverla con spensieratezza. E se gliela togli adesso che è un ragazzo, gliela avrai tolta per sempre, anche da adulto.
Mi ripeto: Lo studio è un atto di amore, non di terrore.
Lo studio è un esercizio progressivo, che si esercita con la passione, e non con la paura. E’ una passione che esplode piano pianissimo, certe volte, e che è facile spezzare prima che si fortifichi.
Lo studio è ebbrezza, perchè non c’è niente che dia più soddisfazione della conoscenza, delle domande a cui trovare un perchè, della curiosità soddisfatta, del senso della scoperta.
Ma è una passione NON innata: è una passione che SI INSEGNA e che SI IMPARA.
Se tu non gli insegni ad AMARE lo studio, lui imparerà solo a detestarlo, soprattutto perchè ci aggiungi il carico pesante degli insulti e delle punizioni.
Gli stai chiedendo una cosa che tu stesso possiedi? Ti piace studiare? Ricordiamoci che siamo degli esempi per i nostri figli, e così come è ridicolo un genitore fumatore che impone ai figli di non fumare ‘per il loro bene’, altrettanto sarà poco credibile un genitore che chiede al figlio un amore per lo studio che lui stesso non possiede.
AIUTALO AD AMARE
Insegnagli ad amare. Insegnagli a ridere. Insegnagli ad essere curioso e a cercare da solo le sue risposte.
Insegnagli che studiare è la sua via di liberazione, per diventare quello che lui è.
INIZIATE UNA NUOVA VITA
Dagli l’occasione di ricominciare. Ma non con le tue regole: con le sue. Non con i tuoi tempi e i tuoi risultati: con i suoi.
In fondo è la sua vita.
E non dirgli mai quella cazzata che si dice spesso per giustificare il proprio autoritarismo: che è “per il suo bene”. Perchè il suo bene lui lo conosce molto meglio di te.
AIUTALO A GESTIRE I TEMPI
Aiutalo ad organizzarsi. Chiedi a lui quanto tempo vuole dedicare allo studio nel pomeriggio: se preferisce studiare alle 2, alle 4 o la sera; se i videogiochi preferisce usarli UN’ORA la sera, a metà pomeriggio o dopo pranzo; se ha bisogno che tu stia ad ascoltarlo mentre ripete la lezione; se ha bisogno di piccole ripetizioni per colmare alcune lacune…
Programma con lui 10 minuti, non di più, di briefing la sera, per guardare insieme il diario, per programmare i compiti della settimana e incastrarli con le sue uscite e le sue passioni, per definire le strategie di studio (riassunti, pc, studio con i compagni, …).
RICORDA CHE IL PROTAGONISTA DELLA SUA VITA E’ LUI, NON TU
E che tu non puoi essere il regista occulto che ne manovra i fili. Chiedi a lui cosa vuole, quando lo vuole e come lo vuole. Tu sii una buona ascoltatrice, una madre che lo incoraggia, il suo coach, la sua infusione di stima.
NON STRACCIARGLI I MARONI
Non essere pesante. Non rompergli le scatole con i discorsoni, le raccomandazioni, i massimi sistemi della vita.
Se devi dirgli una cosa, digliela in maniera schietta, propositiva, senza ripeterla centomila volte: è giovane, non è sordo.
Siamo noi che li rendiamo “sordi” vomitandogli addosso milioni di parole sempre uguali. Non ce n’è bisogno: inizia a credere nella sua intelligenza, non sfinirlo con i soliti discorsi noiosi.
NON MINACCIARLO, MA PARLA DI SENTIMENTI
Raccontagli cosa provi tu, quali sono i tuoi sentimenti. Raccontagli il perchè ti sei arrabbiata e perchè hai esagerato con i toni.
Chiedi a lui cosa prova.
Trasforma questa faccenda in un’esperienza sentimentale, e poi intellettuale.
CHIEDIGLI IL PERCHE’
Bandendo il tono accusatorio, chiedigli il perchè delle sue scelte.
Non gli piace? Ha paura? Non riesce? E’ offeso? Ha dei problemi?
Ma non incalzarlo con le domande: dagli respiro, fallo parlare. Limitati ad ascoltare e a dirigere il discorso.
L’obiettivo deve essere quello di capire i suoi perchè e di fargli pensare, autonomamente, al modo per risolverli, per rispondersi.
NON PRIVARLO DELLE SUE COSE
Punire non serve a nulla. I ragazzi possono benissimo fare a meno della TV, della radio, del computer, dei videogiochi… e la cosa ci sfinisce perchè pensiamo con questa privazione di colpirli, e invece loro ci rimbalzano con la propria indifferenza.
Punizioni su punizioni: non esci, ti picchio, non usi il telefono, basta tv, basta scrivere… e non gliene frega niente!
Perchè, se ci pensate veramente, nemmeno a noi interessano le cose che ci vengono tolte. Ci interessa solo delle cose che NOI, dentro noi stessi, non troviamo in un’intera vita. :cuore:
Hai scritto delle cose davvero bellissime. Mio figlio inizierà le scuole elementari a settembre ed io (che sono terrorizzata) spero davvero di trasmettergli tutto il mio amore per lo studio senza essere pesante…
Molto bello e interessante il tuo post, lo stampero’ e portero’ ad una mia collega che non fa che lamentarsi di suo figlio (frequenta le superiori), condivido con te le tue idee in merito, e devo dire che se non si e’ troppo pressanti con i figli i risultati sono migliori. Mio figlio frequenta l’ultimo anno di universita’ ed ha sempre avuto fin dall’asilo una grande curiosita’ e voglia di imparare, e’anche vero che in tutto questo contano sia i buoni insegnanti(ti assicuro che ce ne sono ancora , io lavoro in quell’ambiente), un pizzico di fortuna e una predisposizione allo studio. L’atteggiamento verso mio figlio deriva sicuramente dall’avere avuto la fortuna di avere due genitori che hanno sempre dato importanza allo studio e alla lettura,insegnandomi anche che la scuola era il mio lavoro e percio’ doveva essere fatto con impegno. In merito alla tua laurea in stand by ti auguro di poter fare come mio marito ed una nostra amica: si sono rimessi a studiare due anni fa (46 anni)ed ora dopo tanta fatica e molta soddisfazione sono arrivati all’ultimo anno e se tutto procedera’ come previsto si dovrebbero laureare entro l’anno, dunque non e’ mai troppo tardi, quando i figli crescono ci possiamo prendere un po’ di tempo per noi 😀 In bocca al lupo e ancora tanti complimenti ciao MANU LA MOTTI
Gran bel post! Sono contenta che lo stiamo leggendo in molte.
mi piace molto quello che hai scritto… soprattutto quel “dagli l’occasione di ricominciare, ma con i suoi tempi”, se insegnamo ora che si può sempre ricominciare gli daremo uno strumento prezioso per risollevarsi dalle cadute della vita…compresi gli stand-by (sai che da anni mi mancano solo 2 seminari in Scienze della Formazione nella tua bellissima Bologna?! 🙄 )
Baciotti!
Ho pubblicato questo tuo post sul mio blog, citandone la fonte, chiaramente.
L’ho fatto perchè è troppo bello e utile anche per le mie amiche che hanno figli alle elementari.
Se passi da Minerbio (BO), mi piacerebbe prendere un caffè con te. sei una bellissima persona.
Ti ringrazio tanto, ma come avrai letto nelle mie condizioni d’uso, io preferisco che i miei post non vengano copiati integralmente.
Ho provveduto a modificare il post. scusami ancora, perchè le condizioni d’uso non le avevo mai lette. 😳
Grazie mille!
Mi scuso ancora pubblicamente per la leggerezza.
che meraviglia di post cara
alla mia piccola mancano 2 anni prima di iniziare le elementari ma adoro leggere di queste cose..per imparare..per diventare + saggia e perchè no a volte per prendere spunti per altre situazioni..posso mettere il tuo articolo sul mio blog citandoti?
le cose belle vanno condivise
baci
Antonella
Certo, se ne citi un piccolo pezzo mi fa piacere! Ti chiedo solo di non fare copia/incolla di tutto il post.
Grazie per questo posto, di cui ho pubblicato uno stralcio nel mio blog: http://rossellagrenci.wordpress.com/2010/04/15/leducatore-e-colui-che-insegna-ad-apprendere/. Spero che non ti dispiaccia 🙄
Intanto volevo ricordare che tanti bambini (il 5% circa il Italia), non è che non vogliono apprendere, ma non possono farlo secondo i criteri di quello che la scuola propone: lettura e scrittura.
Parlo dei ragazzi dislessici. Per loro vale ancora di più quello che scrivi! Grazie 😀
Mi sa.. che ho proprio bisogno di te…! 😳
Grazie!
C’e tanto bisogno di articoli come questo!
Genitori si impara ad esserlo e a volte ci vuole un aiuto(e anche una parola di conforto).
Brava!
Silvia
Buona sera,
scrivo qui anche se sono un papà e non una mamma, spero mi ospitiate
Molto bello il testo, mi aggiungo alla lista degli elogi… MA …
quando scrivete “Dagli l’occasione di ricominciare. Ma non con le tue regole: con le sue. Non con i tuoi tempi e i tuoi risultati: con i suoi.
In fondo è la sua vita.” bisogna riflettere un momento.
Racconto brevemente la mia storia: il mio figlio maggiore è sempre andato bene a scuola, non l’abbiamo mai stressato più di tanto. Lo scorso giugno si è diplomato in un liceo scientifico considerato “difficile” con 97/100, ma già dall’anno scorso la sua indole “disorganizzata” è peggiorata col risultato che è arrivato sì, alla fine, ma con una fatica decisamente elevata. Ora si è iscritto a Fisica all’università ed è quello che ha sempre detto di voler fare, tuttavia non sta più studiando NIENTE (meno di 10 ore in un semestre quanto sono?) e non c’é verso di farlo ragionare. Di fatto passa tutto il tempo libero al computer (videogiochi, chat, ecc.). Sport: zero, aiuto in casa (di sua sponte): zero.
Devo arrivare al punto di togliergli il computer? Ho letto da altre parti che le punizioni non servono a niente, tuttavia sono più propenso a credere che certi atteggiamenti (di mio figlio) ci siano proprio perché non ha mai sperimentato veramente cosa significa una “punizione”. Mi sembra che si comporti come un dodicenne, peccato che di anni ne abia quasi 20.
Sinceramente, per citare il post, “i suoi tempi” e “le sue regole” non mi vanno proprio giù. Il fatto è che il mondo gira con tempi e regole che non sono quelli di mio figlio, ma lui non lo vuole proprio capire.
Non è che al suo atteggiamento ci sia una motivazione molto più semplice, e cioé che è un fannullone? In fin dei conti “faticare costa fatica”, perché farlo se intanto lo fanno gli altri (cioè noi genitori)?
Sono profondamente scoraggiato: ormai mi sembra che l’unica cosa che io possa fare sia “aspettare che cresca”, ma ho il timore che, come molte persone, non intenda crescere affatto.
Per inciso: gli abbiamo detto che se non vuole studiare non è obbligato, ma se è così si cerchi un lavoro o si metta nelle condizioni di poterne trovare uno (tipo seguire corsi professionali o affini): manco a dirlo non ne vuole sapere.
Qualcuno/a ha voglia di commentare?
Grazie dell’aiuto,
P.
Ciao Piero, abbi pazienza se magari sarò un po’ dura, ma io nel mio articolo mi riferivo a bambini delle elementari o al massimo ragazzi delle medie. A 20 anni si è adulti: io non penso che voi dobbiate ancora aspettare che lui cresca da solo, ma sia ora di dargli una svegliata.
Perché non si mantiene da solo? Perché non trova un lavoretto nel weekend?
Forse voi gli rendete la vita troppo facile: se lui fa il fannullone non è perché voi gli permettete di sprecare il suo tempo (e i vostri soldi) senza fare nulla di concreto?
In questo caso io sono per gli ultimatum: va bene se non vuoi studiare, ma allora cercati un lavoro e contribuisci con una percentuale in casa, pagando un affitto.
Cerchiamo di non crescere ‘bamboccioni’, come si suol dire, altrimenti facciamo un torto principalmente a loro!
Questo articolo è commovente e molto vero…….
Posso ripubblicarlo sul mio blog?
Silvia
Ciao Silvia, no: non è possibile ripubblicare i post (ma mica solo i miei, eh, quelli di tutti). 🙂
Puoi sicuramente linkarlo o citarlo, ma sul web è vietato un copia/incolla dei contenuti altrui.
Grazie per l’apprezzamento.