Il Brasile è stato il mio confine
Pubblicato il 9 Marzo 2012 da Mamma Felice • Ultima revisione: 9 Marzo 2012
Quante vite ci sono in una vita? Nestore e io ne parliamo sempre: entrambi abbiamo collezionato tante vite in una vita sola, e abbiamo osato cambiare anche quando il cambiamento sembrava follia.
Non a caso, forse, facciamo un mestiere di questo tipo: incerto, e da inventare ogni giorno. Siamo due anime inquiete, ma negli anni l’inquietudine si è trasformata in creatività, e ciò che era difficile è diventato facile.
Ci siamo evoluti. Non so bene come, e non so se ci siamo evoluti nel modo giusto, ma ci abbiamo lavorato, insomma, e ne abbiamo parlato, e non ci siamo nascosti dietro le sicurezze della vita. Per questo la crisi non ci ha spaventati molto, in questi anni, perchè eravamo già preparati: vivevamo già in equilibrio, eravamo già in quel confine tra creatività e invenzione che sposta la sicurezza dalle cose materiali a te stesso.
Comunque non siamo stati sempre così. Io non sono stata sempre così.
Non sono stata sempre una persona felice, anzi, per niente.
Ho cercato tante strade, da giovane, soprattutto nel volontariato. Il Cottolengo, in cui ho lasciato un pezzo del mio cuore; la Croce Rossa, in cui ho scoperto davvero me stessa e ho iniziato ad amare il genere umano; la Missione, che è stata il mio vero confine, il mio punto di svolta, il mio luogo del non ritorno.
Tanti anni fa, appena maggiorenne, sono stata volontaria in una missione brasiliana per diverse settimane. Ho ‘lavorato’ in favela, sono andata dall’altra parte del Globo con una sicurezza: salvare il mondo.
Non sono fiera di me, non sono orgogliosa di ciò che ero a quei tempi.
Ero una giovane idealista, volevo cambiare il mondo, pensavo di avere le idee giuste, non ammettevo nessuna deroga o concessione ed ero intransigente ed integralista come solo i giovani sanno essere, così pieni di ideali e così poco realisti. Ero partita per il Brasile con la vera convinzione di cambiare le cose. Volevo comandare, volevo gestire il gruppo, volevo che tutti mi dessero retta, volevo che le cose si facessero in fretta. Senza perdere tempo a rispettare i ritmi della vita, senza perdere tempo a pregare mattina e sera, senza perdere tempo con i Vespri, senza perdere tempo a fare riunioni. Volevo togliere pidocchi, curare ferite, segnalare alle istituzioni i bambini maltrattati, insegnare l’inglese al corso serale, seminare gli orti, portare l’acqua potabile alle baracche. Tutto il resto mi sembrava così inutile, con il poco tempo a nostra disposizione… e io volevo, volevo, disperatamente volevo FARE.
Ed ero arrabbiata. Arrabbiata con il mondo, con le istituzioni, con i governi, con le religioni, con le persone. Ero arrabbiata perchè SAPEVO che alcune cose si sarebbero potute fare, ma noi non le stavamo facendo.
E perchè non le facevamo adesso e subito?
Il Brasile è stato il mio confine.
Il taglio netto tra ciò che ero e ciò che sarei diventata.
Quello che mi è rimasto negli occhi, e che in questi mesi di collaborazione con ActionAid proverò a raccontare (cosa che fino ad oggi non sono mai riuscita a fare), è stato proprio il percorso in quella terra di confine tra due mondi: il nostro mondo, quello che va per il verso giusto, quello dove io posso essere gorda (grassa) senza vergogna; e il mondo ‘quello là’, il mondo che va storto, il mondo dove Jonlennon, un bimbo di 6 anni mingherlino e bellissimo, non va a scuola perchè non ha le scarpe. Come convivono questi mondi? Possono convivere?
Dentro di me il Brasile è stata la terra rossa su cui costruire la mia nuova vita. Il Brasile è stata la svolta di tutta la mia esistenza, molto prima che io capissi di avere davvero un’esistenza da vivere.
E non potrei confermarvi, a distanza di 15 anni, che sarei disposta a rifarlo, a rivivere tutto quanto. E’ stato un momento fondamentale della mia vita, che mi ha condizionata fortemente in tutte le scelte successive, ma non potrei giurarvi che, sapendo ciò che so ora, ripartirei di nuovo.
Ma io sono partita, e ho visto, e ho conservato un diario che non ho più aperto, e ho costruito le mie fondamenta tutte su quel viaggio, su quella terra rossa e polverosa, sulla saudade e sulla paura, sulla disperazione e sulla vita, sulle contraddizioni del mondo, sul concetto di giustizia e ingiustizia.
E ho voluto iniziare a raccontarvi il ‘mio’ Brasile in questo modo, senza dirvi niente del Brasile, per spiegarvi che non ci sono spiegazioni.
Per dirvi che andare in Brasile non è servito a nessuno, se non a me stessa. Per dirvi che il Brasile, io, non l’ho salvato, e nessuno di noi può andare a salvarlo, se il Brasile non salva se stesso.
Per questo oggi io mi sento di sposare totalmente la filosofia di ActionAid, e penso che avrei voluto scoprirla prima.
Per questo oggi noi, con la nostra piccola azienda, abbiamo intrapreso un percorso di adozione a distanza, che continueremo nel corso della nostra vita, e che io sono qui letteralmente a PROMUOVERE anche a voi. E lo promuoverò con tutte le mie forze, sponsorizzandolo nel modo più totale, e dicendovi onestamente che il mio obiettivo, qui e adesso, è quello di convincervi ad intraprendere un percorso di adozione a distanza.
E non penso di avere una motivazione più forte di questa. Scordatevi di partire per il Brasile, scordatevi di andare a togliere i pidocchi uno a uno, scordatevi di andare a scavare un pozzo.
Non siamo noi a poterlo fare. Noi siamo quelli che devono fare in modo che sia possibile, donando ciò che ci avanza: il denaro. Un denaro che ci esce dalle orecchie, e che sprechiamo ogni maledettissimo giorno, letteralmente lo sprechiamo in ogni tipo di scemenza. Mentre bastano 300eur l’anno per sostenere la vita di un bambino, della sua comunità, del suo villaggio. Ovvero poco più di 80 centesimi al giorno. E se vi frugate in tasca, 80 centesimi li avete lì a far niente, che vi danno anche un po’ fastidio.
Perché è importante, secondo me? Perché ActionAid rispetta la vita e i tempi delle persone.
ActionAid dà sostegno direttamente nei villaggi e nelle comunità. Nelle sedi ActionAid del mondo, lavorano i locali, la gente del posto, quelli che sanno i ritmi della vita, quelli che conoscono le persone, i problemi, le realtà. ActionAid non guarda le cose da fuori.
ActionAid non fa un pozzo così tanto per fare: fa un pozzo intorno a un villaggio.
Non porta vestiti: compra un telaio per realizzare i tessuti.
Non porta il pane, realizza il mulino per macinare il grano, e insegna agli uomini a seminare e raccogliere il grano.
Se compilate il form di Action Aid, riceverete a casa un kit per confermare la vostra intenzione di adozione a distanza. Nel kit troverete la foto del bambino che rappresenta il villaggio in cui verrà impiegato il vostro denaro, e troverete le informazioni su di lui, sulla sua vita, sulla sua famiglia. E non sarà vostro figlio. Non sarà un bambino che deve mandarvi il disegnino ogni mese e dirvi che siete tanto buoni. Sarà un bambino che vivrà la sua vita insieme alla sua gente, insieme alla sua famiglia (se ce l’ha), e che non vi dovrà niente, nemmeno riconoscenza. La riconoscenza dovremmo dargliela noi, da qui, che abbiamo la fortuna di poter vivere con ben più di 0,7$ al giorno. Riceverete notizie su di lui, sulla sua famiglia, e potrete scrivergli, e riceverete anche due messaggi ogni anno e una nuova foto ogni due anni.
A noi è arrivata la foto di Dioniso Jose, che ha un anno in meno di Dafne e che vive a Bahia, Brasile. Ha la faccia da monello, non va ancora a scuola ed è il più piccolo di 3 figli. Dionisio vive in una casa di mattoni con il tetto di tegole e la sua famiglia possiede un piccolo terreno e alcuni capi di bestiame.
Da lui noi non ci aspettiamo niente: non è il ‘nostro’ bambino, e noi non saremo mai i suoi genitori. Dionisio ha la sua famiglia, e noi siamo solo ombre: piccole ombre fedeli, da ora in poi, nella sua vita, e in quella della sua mamma e del suo papà. Piccole ombre di devozione, in rispettoso silenzio, e senza pretese. Noi saremo solo quelli che, con 80 centesimi al giorno, di nascosto gli permetteranno di andare a scuola, di migliorare le condizioni di vita del suo villaggio, di fare qualcosa di buono per salvare il SUO Brasile. Noi non siamo niente: lui è il Brasile, lui è l’unico modo per FARE qualcosa per la sua Terra.
In Brasile i bambini vivono o muoiono. Sulla mia scrivania la foto di Dionisio Jose è solo un segno, per me: piantala di lagnarti, piantala di piangerti addosso, piantala di sprecare soldi, piantala di sprecare tempo.
Adesso che finalmente ho capito come aiutare davvero, da qui, in silenzio, e con RISPETTO, non voglio più tirarmi indietro.
Il sito: ActionAid;
Il mio percorso di questi 4 mesi: Action Aid e Mammafelice.
http://supermamma.mammacheblog.com/2009/09/29/adozione-a-distanza/
http://supermamma.mammacheblog.com/2009/09/04/39/
Il “mio” bambino vive in Africa ha un anno più di First ed é fortunato perché ha un pozzo vicino casa, và a scuola, ha una casa di mattoni rossi, una mamma un papà e dei fratelli, il mio aiuto serve solo a fargli proseguire il suo percorso perché se i genitori ad esempio a causa di un cattivo raccolto non avessero quei soldi non potrebbero continuare a mandarlo a scuola e sperare per lui in un futuro migliore, in una lettera mi ha scritto tramite il suo insegnante che vuole diventare pilota d’aereo e io glielo auguro con tutto il cuore 🙂
Sai cosa Barbara?
Sono d’accordo solo in parte.
Perché secondo me andare in Brasile, non servirà al Brasile, però potrebbe servire tantissimo a tutti noi, per toccare con mano, per essere un po’ meno sbagliati.
Non trovo che aiutare fisicamente sia irrispettoso. Certo, molti lo faranno in modo paternalistico. Però credo che se io muovo le chiappe dal mio appartamento riscaldato, dalla mia auto che consuma molto più di un bambino africano, ecco, se siamo fisicamente vicini, siamo fratelli davvero.
Sarà che personalmente ho una certa avversione per il denaro.
Attendo i tuoi racconti.
Baci.
Guarda, qui devi andare proprio sulla fiducia, ovviamente: io ci sono stata, per diverse settimane, e l’unica cosa che ho capito è che era meglio restare a casa. Che noi lì siamo davvero di intralcio.
Non perchè non ci sia bisogno di zappare, eh. Ma perchè noi zappiamo usando la nostra testa, la nostra mentalità, la nostra realtà.
E lì invece è tutto diverso, tutto difficile, tutto impossibile. Cosa che tu dici: ma santo cielo, ma se ti do una zappa lunga, perchè l’accorci a metà e zappi accovacciato a terra? Ecco.
Perché è così e basta, perchè non c’è un perchè.
Siamo così diversi, che andare lì di persona non è un aiuto a loro, ma un aiuto a noi. Purtroppo non trovo altri modi per spiegartelo.
Ma per andare lì a zappare la terra, tu spendi 2mila euro di biglietto aereo. E bastavano solo quei 2mila euro di biglietto per cambiare la vita a decine di persone.
Per l’esperienza che ho avuto io (ho vissuto 2 anni e mezzo in Colombia lavorando con i ragazzi di strada) ho capito che il modo giusto di aiutare queste popolazioni è esserci senza imporsi e senza voler a tutti i costi cambiare il loro modo di vivere. Sono cose difficili da spiegare, ma per me è stata un’esperienza magnifica che ho vissuto al 100% integrandomi completamente con i ragazzi e con il loro modo di vivere.
Infatti, oltre all’esperienza che si può fare direttamente sul posto, credo molto nell’adozione a distanza perchè è un modo di autare stando “in disparte” ma aiutando in modo concreto. Spero di essermi spiegata
Action Aid lavora benissimo, lo confermo dopo quasi 10 anni di adesione e due bambini sostenuti (adottati non mi piace come termine: giustamente tu dici che la famiglia ce l’hanno ed è vero).
Abbiamo sempre ricevuto aggiornamente, foto dei bambini mentre crescevano, i loro disegni e i loro messaggi.
So che è una parte marginale, ma tempo fa (non so se ancora valga questa cosa oggi) Action Aid mi diceva che, qualora avessimo voluto, potevamo andare a trovare il bambino e verificare di persona il lavoro fatto nel villaggio. Se non è trasparenza questa…
E tu? Barbara, tu sei incredibile. Hai scritto meravigliosamente quello che dovrebbe essere il compito di ciascuno di noi, nel mondo e nell'”altro mondo”.
Grazie.
E’ verissimo, è possibile andare a trovare il bimbo avvisando per tempo ActionAid, in modo da organizzare tutto il viaggio in sicurezza. Loro sono bravissimi, io sono rimasta molto colpita (ne parlerò).
Ma organizzare il viaggio delle famiglie è dispendioso, è a volte pericoloso, e un po’ anche si intralcia… mi piange il cuore sapere che con i soldi di quel biglietto aereo possiamo sostenere 6 famiglie.
Ma certo, lo dicevo primariamente per sottolineare la trasparenza in modo particolare che ha sempre avuto ActionAid con noi.
Hai presente quante iniziative farlocche circolano in giro, in cui credi di contribuire a qualcosa di bello con i tuoi soldi e invece finanzi le cene chic dei comitati organizzativi?
E comunque, se dovessi organizzare una nostra vacanza in Asia, io Jonesh me lo andrei proprio a trovare… 😉
Beh, però come minimo ci si porta i ferri e un po’ di lana, per sferruzzare in viaggio
eccerto, mica li possiamo lasciare senza maglioni e scaldacolli!!! 😆
scopro un’altro ato di te, sei fantastica e t adoro ancora di più
Il nostro bambino si chiama Marvin ed è del Guatemala.
Quando 2 anni e mezzo fa è nato Giulio, in uno slancio di gratitudine alla vita e consapevole più che mai della fortuna di essere nata nella parte “giusta” del mondo, ho deciso di regalare un minimo di questa fortuna ad un altro bambino. Anche se è poco, anche se a volte mi sembra solo un modo per sentirmi a posto con la coscienza….
Sono contenta di leggere da chi lo conosce da vicino che Action Aid funziona e lavora bene. La paura che gli aiuti vengano sprecati è sempre in agguato!
E’ vero: è una paura che ho condiviso anche io con ActionAid, facendo loro un milione di domande e guardandoli in faccia. Non ti nascondo che volevo capire, ed è legittimo. Mi hanno spiegato il funzionamento, e mi è piaciuto. Loro aprono sedi nei paesi in via di sviluppo, in cui assumono persone del posto (= intanto danno lavoro alle persone). Tramite queste persone vengono a conoscenza delle necessità della comunità, possono trattare ‘alla pari’ con i villaggi, intervenire senza distruggere. E possono contemporaneamente fare leva sulle azioni dei Governi per la salvaguardia dei diritti umanitari. Quindi operano da dentro e anche dall’alto. E’ come una grande famiglia distribuita in tutto il mondo, in cui il vero valore sta proprio nelle sedi locali.
Cara Barbara, mi hai messo i brividi.
Sono 4 anni che ho “adottato a distanza” una bimba con Action Aid.
L’ho fatto piu x me stessa, in un periodo della mia vita molto difficile.
Ma ora non potrei piu farne a meno.
Siamo già alla terza foto ricevuta, aveva 7 anni e ora ne ha 11 e la sua foto è la nel tavolino del mio salotto, non per sfoggiarla, ma x ricordarmi ogni giorno di dirle grazie.
Sono io che devo dirle grazie, sono io che ho scoperto un modo diverso di amare grazie a lei.
Sono io che mi sento piu “mamma” di prima, anche se lei una mamma, un papà e dei fratelli li ha.
E anche se in questo periodo ho difficoltà economiche, cercherò sempre di continuare questa “adozione”.
Devo poi dirti che le lettere che riceviamo e le notizie su cosa e come stanno facendo, sono una cosa straordinaria.
Come dici tu, noi diamo solo qualche soldo, ma poi la vera formazione è la. Perchè i soldi non servono x dar da mangiare, ma x insegnare l’indipendenza.
La frase che riassume tutto era scritta all’ingresso della mia vecchia scuola elementare e forse l’ho già scritta, ma te la ridico:
SE DAI UN PESCE A UN UOMO, EGLI SI SFAMERA’ UNA VOLTA
SE GLI INSEGNI A PESCARE, SI SFAMERA’ TUTTA LA VITA.
Grazie Action Aid e grazie Barbara.
Vale
Che bellissima frase, grazie Vale!
Grazie per la tua condivisione. Sul lato adozioni a distanza, mi ha dato maggiore fiducia e ci farò seriamente un pensiero con mio marito e i bambini. Penso sia giusto condividere il nostro stare bene con qualcuno che non è fortunato come noi.
Sul lato volontariato, condivido parte del tuo percorso. Io sono cresciuta un po’ dopo, ma a quasi trent’anni ho lasciato lavoro e carriera per inseguire il sogni di dedicare la mia vita agli altri. Un caro amico mi ha detto: non serve mettersi in gioco in prima persona, a loro bastano i tuoi soldi. Forse aveva ragione, ma io non gli ho dato retta. Oggi lavoro per un’associazione di volontariato, pochi soldi e tanti progetti, tante difficoltà e piccole soddisfazioni. Ma chissà se l’altra vita mi sarebbe piaciuta.
Bellissima l’immagine di Dioniso sulla tua scrivania, in effetti solo la sua immagine è più di aiuto per noi che noi per lui.
ActionAid è la onlus che ho scelto anche io per i miei 3 “figli” e sono contentissima perchè il miglior aiuto non è mandare vestiti o soldi in elemosina ma aiutare le persone a svilupparsi e a crescere al meglio nel loro contesto.
quando leggo i tuoi post è come se parlassi al mio cuore barbara. come se tu sapessi quello che veramente desidero…ti ringrazio, soprattutto per avermi dato la possibilità di farmi capire ciò che voglio da me stessa. (e anche per il link ad actionaid!)
Sono io che ringrazio te…
Io credo semplicemente di raccontare la normalità, e quindi quello che più o meno viviamo tutte, nella nostra vita. E’ quella che io chiamo la straordinaria banalità della vita, e lo dico con un’eccezione positiva, credimi. Sapere che siamo tutte differenti, eppure così straordinariamente simili. Sapere che in fondo siamo come sorelle, no? Io lo trovo miracoloso, che ti posso dire, lo so che le mie parole suonano come sdolcinate e scontate, ma lo penso davvero.
Tu sei straordinaria..te l’ha mai detto nessuno??? Mi sa di sì…ma te lo ridico e vado a studiarmi tutto il sito di Action Aid..
Noi sosteniamo Fatmata, bimba di 5 anni che vive in Sierra Leone <3 con l'associazione Coopi!
Sono 3 anni che porto avanti un’esperienza simile, non con Action Aid. Il paese e’ l’Africa. Quest’anno ho iniziato un nuovo progetto e in famiglia, oltre a Berwaqo, una bambina di 8 anni, si e’ aggiunta anche Amina.
E’ bello sapere di poter in qualche modo contribuire.
Mi fa tenerezza vedere vicine le loro foto con quelle di mia figlia e scoprire gli stessi sorrisi carichi di curiosità per il futuro.